Facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Trento. Fototonina.com

IL DIALOGO FRA DOTTRINA E GIURISPRUDENZA

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Nel decennale dell’istituzione della scuola di specializzazione alla Professioni legali
di Daria de Pretis

Esiste un diritto degli studiosi della scienza giuridica e un diritto dei giudici, degli avvocati, dei notai? Ha senso distinguere un diritto della teoria e un diritto della pratica? O non esiste invece una sola scienza giuridica? Vi è un metodo giuridico o vi sono metodi diversi in corrispondenza con le diverse applicazioni del diritto? Quanto il prodotto degli studi giuridici influenza il diritto nelle sue applicazioni pratiche?

A queste e altre simili domande si è provato a rispondere nell’incontro sul tema "Il dialogo fra dottrina e giurisprudenza", organizzato della scuola di specializzazione per le Professioni legali della Facoltà di Giurisprudenza per celebrare la ricorrenza dei dieci anni dalla sua istituzione.

La scuola fu istituita nel 1999 su base convenzionale dalle Università di Trento e di Verona, con l’adesione dei Consigli degli Ordini degli Avvocati di Bolzano, Rovereto, Trento e Verona, nonché dei Consigli del Notariato di Bolzano, Trento e Verona, oltre che della Corte d’Appello di Trento e del Tribunale di Verona. I corsi delle scuole di specializzazione (previste dall’art. 17 legge 127/1997, successivamente disciplinate con decreti ministeriali) hanno durata biennale e sono rivolti agli aspiranti avvocati, magistrati e notai. L’accesso è riservato a laureati in Giurisprudenza selezionati - la scuola è a numero chiuso - tramite un’apposita prova. In questi anni di vita della scuola, all’esito dell’esame finale di diploma decine di specializzati sono entrati con successo nel mondo delle professioni legali.

Nell’organizzazione della scuola concorrono dunque in modo paritario le varie componenti del mondo del diritto, e precisamente l’università, la magistratura e gli ordini professionali degli avvocati e dei notai. Anche il modello didattico è orientato a una forte integrazione fra i metodi propri delle diverse professioni legali e aspira a coniugare teoria e prassi applicativa. Per queste caratteristiche è sembrato naturale celebrarne la ricorrenza con una riflessione sui circuiti di reciproca influenza fra le sue varie componenti.

L’incontro è stato introdotto dalla relazione di Letizia Vacca, studiosa del diritto romano e di componente laico dell’organo di autogoverno della magistratura (CSM). La relatrice ha messo in evidenza, in una prospettiva storica e comparatistica, i percorsi teorici dei rapporti fra dottrina e giurisprudenza, soffermandosi sui loro approdi e sulle loro criticità. Muovendo dall’essenziale unità del fenomeno giuridico, ha sottolineando con forza il valore dell’unità della scienza giuridica e l’insopprimibile esigenza di superamento della separazione fra il momento pratico e il momento teorico. Esigenza che appare tanto più impellente in conseguenza dell’affermarsi, nell’era della globalizzazione, di una realtà giuridica sempre più complessa, “disordinata” e magmatica.

L’impostazione del problema offerta dalla relazione ha trovato conferma nelle tre sessioni di discussione che la hanno seguita, che sono state dedicate ai grandi ambiti del diritto applicato, civilistico, penalistico e amministrativistico. In esse hanno portato la loro esperienza di operatori del diritto tre magistrati, Fernando Platania, della Corte d’Appello di Trento, Alberto Albiani, Presidente del Tribunale della Libertà di Bologna, e Francesco Mariuzzo, presidente del TAR di Trento, che hanno dialogato rispettivamente con il notaio Marco Dolzani, di Trento, e con gli avvocati,  Roberto Bertuol, di Trento, e Giovanni Sala, di Verona. Il dibattito è stato vivace e da esso è emersa in primo luogo la permanente centralità del diritto applicato, e in particolare della giurisprudenza, come asse portante dell’evoluzione della scienza giuridica. A questa immanente centralità si accompagnano nondimeno nuovi grandi problemi, che vanno dal sovraccarico di lavoro dei giudici, al moltiplicarsi delle fonti normative di riferimento e alla loro crescente incertezza, alla difficoltà per gli operatori del diritto di misurarsi con le nuove  straordinarie possibilità di accesso al materiale giurisprudenziale offerte dalla rete. Anche in questo orizzonte, la discussione ha finito per dimostrare come la necessità di ricomporre la relazione fra teoria e prassi del diritto non costituisca soltanto un’urgenza teorica e metodologica, ma risponda operativamente anche a precise istanze di sviluppo e coerenza sistematica del diritto applicato.