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ITALIANI E BIOETICA

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Dal testamento biologico alla fecondazione assistita: come muta la percezione del pubblico su temi che coinvolgono scienza e valori morali
di Massimiano Bucchi

Il dibattito italiano sulla bioetica sembra ormai da tempo ingabbiato in uno schema di contrapposizione frontale tra scienza e società, tra innovazioni tecnologiche e valori morali, che rischia di oscurare l’importanza delle specifiche questioni in gioco.

I nuovi dati dell’Osservatorio Scienza e Società, presentati alla fine di settembre a Venezia alla conferenza “The Future of Science”, segnalano importanti variazioni negli atteggiamenti dei cittadini italiani su alcuni temi di grande attualità e notevole rilevanza sul piano della bioetica.
Vi è infatti un aumento nel tempo di giudizi favorevoli su questioni quali la fecondazione assistita e la ricerca su cellule staminali di embrioni. Rispetto al 2006, i contrari alle varie modalità di fecondazione assistita sono scesi dal 22% al 12%, il minimo registrato in questo decennio; nello stesso tempo, i contrari all’utilizzo di cellule staminali di embrioni umani per scopi di ricerca sono scesi dal 34% al 17%. Per due italiani su tre (67%) “è giusto utilizzare tutte le possibilità che la scienza offre per avere un figlio”.
Resta invece fortemente negativo il giudizio sulla possibilità che in futuro, attraverso le tecnologie riproduttive, i genitori possano ‘scegliere’ alcune caratteristiche biologiche dei propri figli, quali ad esempio il sesso.

Un altro tema su cui si registra notevole attenzione da parte dell’opinione pubblica è quello del testamento biologico: gli italiani che si considerano molto o abbastanza informati sul testamento biologico sono aumentati dal 26% al 47% tra il 2007 e il 2009, probabilmente anche a seguito dell’acceso dibattito sviluppatosi dopo il caso Englaro. Per avere un riferimento con un tema di attualità di diversa natura, è possibile notare che la quota di quanti si considerano informati sul federalismo fiscale è del 29,5%. Naturalmente l’autopercezione della propria informazione non è sempre garanzia di effettiva comprensione delle questioni in gioco. Tuttavia, è senz’altro degno di nota come i due terzi degli intervistati siano anche in grado di sia definire correttamente il testamento biologico.

Non sono scontate, peraltro, le relazioni tra gli orientamenti in campo bioetico e il rapporto più generale dei cittadini con la scienza. Siamo di fronte a orientamenti articolati e non riconducibili ai consueti stereotipi dello scontro tra scienza e società. Un luogo comune da sfatare è che atteggiamenti più restrittivi sulle questioni bioetiche siano frutto di disinformazione o ignoranza. Il livello di alfabetismo scientifico e quello di esposizione a contenuti scientifici nei media sono molto simili, ad esempio, tra i più favorevoli rispetto a quelli che esprimono giudizi più critici.

Comunque si valutino queste tendenze, è indubbio che siamo di fronte a un quadro in rapida trasformazione che necessita di essere interpretato e discusso più approfonditamente; a questioni che sempre più spesso spiazzano le tradizionali appartenenze politiche, culturali e perfino religiose.  Costringerle dentro schematismi e rigide contrapposizioni rischia di penalizzare un confronto pieno e aperto sulle diverse opzioni e implicazioni che ciascun tema di rilevanza bioetica di volta in volta ci propone.