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L’ANTICHITÀ CLASSICA NEL PENSIERO MEDIEVALE

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Assimilazione e rielaborazione delle grandi tradizioni filosofiche: dai platonici ai peripatetici, dagli stoici agli epicurei
di Alessandro Palazzo

I grandi maestri della storia della filosofia medievale delle precedenti generazioni (da Pierre Mandonnet a Martin Grabmann, da Maurice De Wulf a Étienne Gilson, da Sofia Vanni Rovighi a Ferdinand Van Steenberghen) - molti tra loro erano più o meno direttamente legati al movimento neotomista, nato con l’Aeterni Patris di Leone XIII (1879), e condizionati dai presupposti ideologici di quella temperie culturale - erano preoccupati soprattutto di cogliere i tratti essenziali e le caratteristiche specifiche del pensiero medievale (la ‘sintesi scolastica’, il ‘metodo scolastico’, lo ‘spirito della filosofia medievale’, la ‘filosofia cristiana’) o di alcuni suoi interessanti episodi (l’ ‘agostinismo avicennizante’, l’ ‘aristotelismo cristiano’, l’ ‘averroismo latino’). Inevitabilmente ciò che non si prestava ad essere ricondotto a quelle formule generali veniva relegato ai margini dell’indagine storiografica.

Oggi, invece, si tende a valorizzare le molteplici esperienze speculative che hanno costellato il Medioevo, anche quelle che erano state trascurate in passato perché eccentriche rispetto agli interessi un tempo prevalenti (la filosofia della natura, la magia, l’astrologia, l’ermetismo, la logica, la mistica). Le gerarchie di valore consolidate - di autori, discipline ed epoche - sono definitivamente tramontate. La filosofia medievale, in altri termini, non è più vista esclusivamente né prevalentemente come la metafisica e la teologia di Tommaso d’Aquino del XIII secolo. Parigi non è più considerata l’unico centro di produzione filosofica e teologica, perché una ricca messe di studi ha messo nella giusta luce il contributo di altri centri periferici. L’idea, solo qualche decennio addietro inconcepibile, che esistesse una filosofia in volgare elaborata anche da laici è un dato ormai acquisito.

Il nuovo approccio della medievistica filosofica, tuttavia, non si è limitato a disarticolare il pensiero medievale latino e a disconoscere un’improbabile linea di sviluppo e decadenza, il cui spartiacque sarebbe segnato dalla grande sintesi di Tommaso, ma si è spinto sino a negare il concetto di Medioevo come durata unitaria. Negli ultimi decenni gli studi dedicati alle aree linguistico-culturali diverse da quella latina hanno rivelato che nel millennio medievale anche il mondo arabo-islamico, quello ebraico e quello bizantino, sebbene con una diversa cronologia, hanno conosciuto una fioritura di studi filosofici, spesso più rigogliosa di quella dell’Occidente latino.

All’interno di questo nuovo paradigma anche l’annosa questione della ricezione della tradizione classica - intesa nel senso più ampio del termine come il complesso della letteratura in prosa, in versi, filosofica, giuridica, scientifica del mondo greco-romano antico - nel pensiero medievale assume una diversa fisionomia. Il processo di assimilazione, infatti, ebbe vicende diverse nelle diverse epoche, nei diversi ambiti linguistico-culturali e nei diversi centri di ricezione all’interno di una medesima area culturale: opere ed autori classici noti agli Arabi, ad esempio, non furono mai noti ai Latini o lo divennero per loro tramite. I numerosi studi condotti sul platonismo del XII secolo, sull’aristotelismo del XIII e del XIV secolo e sullo stoicismo nel Medioevo latino focalizzano singoli aspetti dell’articolato fenomeno dell’assimilazione dell’eredità classica nel Medioevo, ma certamente non lo esauriscono nella sua complessità.

Un esame accurato del problema impone preliminarmente di storicizzare le categorie usate, partendo dalle nozioni delle grandi tradizioni filosofiche antiche (Platonici, Peripatetici, Stoici, Epicurei) che i medievali avevano e che non sempre corrispondono alle nostre. Non va dimenticato poi che i pensatori del Medioevo assorbirono, coltivarono e rielaborarono anche componenti non strettamente filosofiche della civiltà antica greco-romana – dagli auctores letterari al diritto romano, dalle scienze alla mitologia. Fu determinante tanto il contributo della tradizione giuridica romana ai dibattiti medievali latini di argomento giuridico e politico – dibattiti che videro protagonisti non solo giuristi, ma anche teologi, filosofi e letterati – quanto quello della scienza greca allo sviluppo scientifico del mondo arabo prima e di quello latino poi. Tracce della ricezione della mitologia classica, infine, si rinvengono in opere tecniche di argomento teologico-filosofico, ma anche e soprattutto in sermoni, florilegi, exempla e nella letteratura in volgare.