Le Valli di Annone e di Sole, foto Pietro Andrea Mattioli (Copia del secolo XIX)

DI MONTI E DI ACQUE

in
A Trento un convegno internazionale su paesaggi e cartografie tra geografia e storia
di Elena Dai Prà

La Sala Falconetto di Palazzo Geremia e la Sala degli Affreschi della Biblioteca comunale di Trento hanno ospitato, tra l’1 e il 3 dicembre 2010, il convegno internazionale “Di monti e di acque. Le rughe e i flussi della terra. Paesaggi, cartografie e modi del discorso geostorico”, promosso dal Dipartimento di Filosofia, Storia e Beni culturali sotto l’egida scientifica del Centro Italiano per gli Studi Storico-Geografici (CISGE). L’organizzazione dell’evento è stata possibile grazie alla generosa iniziativa della Biblioteca e dell’Archivio storico del Comune di Trento, della Soprintendenza ai Beni librari, archivistici e archeologici e dell’Assessorato alla Cultura della Provincia autonoma di Trento, al patrocinio economico della Presidenza del Consiglio provinciale e della Presidenza del Consiglio regionale, nonché al sostegno dell’Ecomuseo dell’Argentario e del Centro Studi Martino Martini. Le credenziali dei principali sodalizi geografici italiani ed esteri hanno suggellato la caratura internazionale del simposio che ha inteso riunire studiosi provenienti da distinte tradizioni nazionali attorno ad un vasto complesso tematico riconducibile a due argomenti complementari e tradizionalmente geografici. Anche in omaggio al contesto regionale che ha ospitato i lavori, i temi principali sono stati i paesaggi montani e il sistema idrografico nelle molte valenze storiche, paesistiche e problematiche. Monti e acque, dunque, come metafore per l’origine e il deposito dei saperi, esperienze, storie; matrici e oggetto di rappresentazioni discorsive, cartografiche e artistiche; problemi, opportunità e risorse dal passato remoto al presente.

L’incontro si è distinto per il carattere spiccatamente pluri-e-interdisciplinare, aperto agli interventi di ricercatori interessati alle intersezioni di approcci geografici e storici, in senso ampio: dalla letteratura alla storia dell’arte, dall’antropologia all’estetica, dall’economia all’archeologia, dall’urbanistica all’ingegneria ambientale e, ovviamente, alla geografia e alla storia.
Approccio epistemologico (inerente le discipline geografiche e le pratiche discorsive, anche riferite alla costruzione dell’Altro-da-Sé) e approccio ermeneutico sulle fonti e sulle molteplici rappresentazioni dei paesaggi montani e idraulici, si sono alternati nella logica degli interventi in sala e nella folta sessione poster. Pur in assenza di una ferrea scansione in distinte sessioni scientifiche, diversamente titolate, è possibile virtualmente aggregare per ambiti di riflessione i contributi presentati. “A monte e a valle. Scritture, rappresentazioni e simboli di paesaggi, dalle alteterre al piano” è l’epigrafe alla quale ricondurre molti contributi incentrati su modi e strumenti della conoscenza e della rappresentazione della montagna, con particolare attenzione per la cartografia e la toponomastica; sulle forme di interazione tra comunità umane e ambienti montani, e tra ambienti montani e di pianura. Al centro della trattazione i processi di valorizzazione e rivalorizzazione delle aree montane, attraverso una disamina delle dinamiche storico-insediative, politico-territoriali ed economiche, senza tralasciare il fondamentale approccio dell’ecologia storica, gli aspetti dell’impedenza e dell’accessibilità, nonché gli elementi di continuità e di differenziazione nella definizione del paesaggio montano.

“Acque e forme del territorio. Paesaggi, politiche, proposte” si configura invece come un vasto momento “morfologico”. In questo ambito tematico si inserisce l’indagine sulle fonti geostoriche che testimoniano la gestione di rapporti conflittuali tra comunità e risorsa idrica, sulle evoluzioni e trasformazioni del sistema idrografico, sull’insediamento e le forme territoriali in rapporto alle acque, sulle storie di usi e abusi della risorsa idrica, sulle gestioni tradizionali e le prospettive di governance, e non da ultimo sulle figure di cartografi del passato e sulle relative tecniche topografiche messe in campo fino alle riflessioni sull’utilizzo dei Sistemi Informativi Geografici per l’analisi diacronica del territorio. I paesaggi “esotici” nella storia della conoscenza della rappresentazione del mondo hanno informato almeno un paio di relazioni, mentre altre hanno dischiuso orizzonti sull’evoluzione degli interrogativi disciplinari della geografia in relazione alle pratiche discorsive degli altri saperi.

Infine, ampio spazio hanno trovato le proposte di riflessione ispirate al contesto territoriale ospitante con contributi, sia di impostazione metodologica sia di taglio storico-ricostruttivo che più spiccatamente applicativo, i cui intendimenti originano dall’ermeneutica sulle fonti geostoriche trovando poi esito e significato nella pianificazione di destinazione e tutela. In particolare, una serie di relazioni ha presentato i lineamenti di alcuni progetti di ricerca in corso in seno al Dipartimento di Filosofia, Storia e Beni culturali, frutto della convergenza d’intenti tra ermeneutica geostorica e governo dei territori montani, nonché dell’integrazione dialettica con competenze scientifiche contigue (archeologia medievale, archeobotanica, geoarcheologia, marketing territoriale, ecc.).
L’attiva e cospicua partecipazione di giovani studiosi, la caratterizzazione fortemente dialettica delle sessioni, il confronto articolato e costruttivo tra i diversi ambiti disciplinari nonché tra studiosi e “tecnici” protagonisti del dibattito, il successo di pubblico presente in sala, risuonano come un auspicio per i territorialisti, e per le relative discipline competenti, a proseguire su questa strada ai fini dell’analisi filologica del paesaggio e conseguentemente anche della sua tutela e valorizzazione.