ITINERARI EUROPEI DELLA SCULTURA ITALIANA

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Le interazioni tra le correnti della scultura italiana in un convegno promosso dall'ateneo e ospitato dal Museo Diocesano Tridentino
di Andrea Bacchi e Aldo Galli

Giovanni Lorenzo Sormano, Portale (1535-1536), part., Condino, S. Maria Assunta,  Archivio Ufficio Inventariazione Beni Culturali Ecclesiastici, Arcidiocesi di TrentoIl 20 e 21 gennaio scorsi, ospitato nelle sale del Museo Diocesano Tridentino in piazza Duomo e alla presenza di un pubblico folto e attento, si è svolto il convegno “Forme, funzioni, simboli. Itinerari europei della scultura italiana”, organizzato dal Dipartimento di Filosofia, Storia e Beni culturali dell’Univeristà di Trento. Quattordici giovani relatori provenienti da tutta Italia (da Trento a Bologna, da Pisa a Napoli, da Verona a Roma, da Padova a Torino...), la gran parte dei quali sta svolgendo o ha appena concluso il proprio dottorato di ricerca, hanno presentato i risultati inediti di ricerche recenti o ancora in corso. Se ad accomunarli è l’interesse per le vicende della scultura italiana ed europea in un arco cronologico molto ampio, che dal XIII secolo giunge sino alla piena età barocca, diversi sono invece i rispettivi background formativi e gli approcci metodologici. Nei due giorni trentini sono state così presentate molte nuove attribuzioni e precisazioni sull’opera di scultori celebri (Gabriele Donati su Andrea Guardi, Gianluca Amato su Francesco di Giorgio, Giuseppe Sava su Antonio Medaglia, David Lucidi su Zaccaria Zacchi), ma sono stati anche ripercorsi capitoli poco esplorati della geografia artistica europea (Luca Siracusano sul trasferimento a Salisburgo delle maestranze lombarde attive per la Cattedrale di San Vigilio a Trento, Michela Zurla sull’opera del fiorentino Domenico Fancelli in Spagna, Cristiano Giometti su un’importante commessa di Domenico Guidi in Polonia). E ancora, sono state messe a fuoco personalità di scultori poco note o fin qui del tutto ignorate (Silvia D’Ambrosio sul veneziano Andrea di San Felice; Paolo Parmiggiani sul fiorentino Jacopo d’Andrea del Mazza; Domizio Cattoi sul lombardo Giovan Lorenzo Sormani; Stefano de Bosio su Ambrogio Bellazzi da Vigevano; Fernando Loffredo sull’enigmatico Giacomo Cassignola), ma sono state altresì rintracciate provenienze insospettate per sculture italiane oggi conservate all’estero (Mattia Vinco) e si è infine affrontato nei termini della storia sociale dell’arte il genere del ritratto scultoreo femminile nella Roma barocca (Francesca Santamaria).

Adamo da Arogno (?), Lapidazione di Santo Stefano, Trento, duomo di San Vigilio (1212 circa), Archivio Ufficio Inventariazione Beni Culturali Ecclesiastici, Arcidiocesi di TrentoNegli auspici degli organizzatori, i due giorni trentini avevano la doppia ambizione di presentare da un lato una serie di proposte scientifiche nuove e stimolanti, offrendo un panorama del lavoro che nel campo della storia della scultura si sta conducendo nelle varie università italiane, dall’altro di offrire una occasione di confronto e di scambio tra studiosi giovani e brillanti, selezionati tra coloro che hanno già pubblicato contributi di valore e criticamente maturi. È stato così possibile mettere al centro dell’attenzione un campo di ricerca che, a lungo trascurato negli studi di storia dell’arte in favore della pittura, sta negli ultimi decenni imponendosi per la quantità e l’importanza delle scoperte, tali da modificare profondamente il quadro delle conoscenze che abbiamo ereditato. La scultura è infatti rimasta a lungo ai margini degli interessi della migliore produzione storiografica italiana che, da Cavalcaselle a Berenson, da Longhi a Zeri, ha sempre privilegiato la figurazione che si esprime nelle due dimensioni, relegando ad un ruolo ancillare bronzi e marmi, stucchi e terrecotte.
Quel che ci preme sottolineare, però, è soprattutto il fatto che il convegno di gennaio non è stato un evento estemporaneo né fine a sé stesso. Va invece inteso come momento di un più generale orientamento delle ricerche che da anni stiamo conducendo presso l’ateneo trentino, cioè come tappa di un progetto scientifico complessivo che si è tradotto, tra l’altro, in un cospicuo numero di tesi di laurea, spesso approdate alla pubblicazione (Giuseppe Sava su Antonio Calegari, Fabien Benuzzi sugli scultori lombardi attivi in Trentino nel Settecento, Luca Siracusano su Gian Domenico Carneri, Giulia Mori su Cesare Zocchi, Chiara Moser su Giuseppe de Levis). Un progetto che può contare su una fondamentale sinergia con la Soprintendenza ai beni storico artistici della Provincia di Trento, grazie alla quale Luciana Giacomelli ha promosso insieme a noi varie iniziative editoriali ed espositive, svolgendo inoltre, presso la Facoltà di Lettere e Filosofia, una serie di corsi dedicati alla scultura in Trentino.

Un momento importante di confronto e di scambio era già stato, nell’ottobre 2008, il convegno che avevamo realizzato in Palazzo Trentini sul tema “Scultura in Veneto e in Lombardia, 1440-1580”, che aveva visto la partecipazione di alcuni tra i maggiori studiosi di scultura rinascimentale (da Francesco Caglioti ad Anne Markham Schulz, da Matteo Ceriana a Davide Gasparotto). Parallelamente abbiamo lavorato a una serie di volumi e di cataloghi di mostre sia a Trento, sia in altre sedi, in Italia e all’estero: i monumentali volumi su la “Scultura in Trentino: il Seicento e il Settecento”, a cura di Andrea Bacchi e Luciana Giacomelli, Trento 2003, hanno segnato una tappa particolarmente importante, cui sono seguiti la collana “I Grandi Scultori”, curata da Aldo Galli e Marco Campigli, Roma-Firenze 2005, la mostra su “Rinascimento e passione per l’antico: Andrea Riccio e il suo tempo” al Castello del Buonconsiglio, a cura di Andrea Bacchi e Luciana Giacomelli, Trento 2008, quella senese su “Le arti del Rinascimento a Siena”, curata, tra gli altri, da Aldo Galli, Milano 2010, e ancora quella sull’attività ritrattistica di Bernini tenutasi, prima negli Stati Uniti al J.Paul Getty Museum di Los Angeles (2008) e quindi al Museo del Bargello a Firenze (2009), curata, tra gli altri, da Andrea Bacchi. Un’occasione di ricerca particolarmente importante e densa di sviluppi è stato poi il progetto PRIN (cofinanziato dal Ministero dell’Università) che nel biennio 2007-2009 ci ha coinvolto in un’indagine sull’attività degli scultori lombardi del Rinascimento in Europa, e principalmente in Spagna e in Francia, al fianco di altri atenei e di altri colleghi, da Perugia a Siena, dall’Aquila a Cosenza. Un lavoro che prosegue ancora oggi e che prevede, da parte nostra, la pubblicazione di un volume dedicato a scultori come Antonio Maria Aprile e Pace Gagini che, nei primi anni del Cinquecento svolsero un ruolo decisivo nell’esportare i modelli rinascimentali italiani in Francia e in Spagna con una serie di spettacolari monumenti funerari, ancora oggi assai poco conosciuti. Last but not least, la scuola di dottorato in Studi umanistici, discipline filosofiche, storiche e dei beni culturali che ha sede presso la nostra Facoltà vede la partecipazione di un numero sempre crescente di giovani che sulla scultura hanno concentrato le proprie indagini: in questo momento Eleonora Callovi approfondisce aspetti relativi alla scultura in terracotta nel Quattrocento padovano, Luca Siracusano idealmente raccoglie quel testimone concentrando le proprie indagini sulla scultura padovana del secolo successivo, mentre le ricerche di Beatrice Bolandrini e Silvia Massari hanno come oggetto la scultura barocca e affrontano due grandi personalità e cioè, rispettivamente, il lombardo Dionigi Bussola e il bolognese Giuseppe Maria Mazza.