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GIOVANI E POLITICHE DEL LAVORO

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I premi di laurea CGIL-CISL-UIL del Trentino alle migliori tesi di laurea sul mondo del lavoro
di Giorgio Bolego

La cerimonia di consegna dei premi di laurea CGIL-CISL-UIL del Trentino per le migliori tesi sul modo del lavoro, svoltasi quest’anno presso la Facoltà di Economia, ha costituito l’occasione per discutere di uno dei problemi più dibattuti ed attuali del sistema lavoristico italiano: quello dell’occupazione e delle protezioni sociali in favore dei giovani.

La tavola rotonda si è svolta all’indomani della pubblicazione del rapporto Istat sull’andamento dell’occupazione giovanile nell’anno 2009, dal quale risulta che in Italia sono più di due milioni i giovani tra i 15-29 anni che non studiano e non lavorano. Lo stesso rapporto evidenzia un tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) pari al 25,4%, in aumento di circa quattro punti rispetto all’anno precedente e decisamente superiore sia alla media europea (19,8%), sia al tasso di disoccupazione rigurdante i lavoratori di tutte le età (8,7%). Tali dati confermano la più volte denunciata struttura dualistica del nostro mercato del lavoro caratterizzato, da un lato, dalla presenza di lavoratori (adulti) protetti dalla disciplina legislativa del rapporto di lavoro subordinato e da una importante rete di ammortizzatori sociali, dall’altro, da lavoratori non protetti né dall’una né dall’altra disciplina (i giovani al primo impiego).
Tuttavia, grazie al protagonista della tavola rotonda, Tito Boeri, non è stato soltanto un pomeriggio di commento degli allarmanti dati forniti dall’Istat, bensì un’occasione per discutere in modo agile e schietto dell’inefficienza dell’attuale groviglio di istituti che caratterizzano il nostro sistema di politiche attive e passive del lavoro, che penalizza soprattutto i giovani. Su questi ultimi, infatti, vengono scaricate le esigenze di flessibilità del mercato del lavoro tanto in entrata – attraverso la previsione di una pluralità di contratti di lavoro flessibili – quanto in uscita, posto che i giovani, titolari di contratti di lavoro flessibili, sono i primi a perdere il posto di lavoro nelle situazioni di crisi.

La necessità di una riforma del sistema degli ammortizzatori sociali, al fine di garantire una più equa ed efficiente redistribuzione delle tutele, è stata sottolineata da tutti gli intervenuti. Unanime è stato inoltre il rilievo secondo cui la segmentazione del mercato del lavoro per fasce d’età, in gran parte ascrivibile alla crescente diversificazione contrattuale, rende evidente la necessità di adottare soluzioni volte ad agevolare percorsi di mobilità e transizione anche al fine di ridurre i rischi di esclusione sociale.

La tavola rotonda ha inoltre costituito l’occasione per riflettere sulle riforme possibili e, in particolare, sullo stato e sulle modalità di attuazione del c.d. Patto di Milano, in forza del quale la Provincia autonoma di Trento ha ottenuto la delega di funzioni in materia di ammortizzatori sociali.
Al riguardo, nel corso del dibattito è stata sottolineata più volte l’importanza della materia e l’esigenza di un’azione riformatrice degli istituti di sostegno al reddito più rilevanti sul piano ordinamentale (cassa integrazione guadagni, indennità di mobilità, indennità di disoccupazione) abbinata ad una maggior connessione con le politiche attive del lavoro (Sergio Vergari). Un processo che la Provincia di Trento ha già intrapreso e che porterà a potenziare i servizi di orientamento e formativi, ad agevolare le alleanze tra soggetti pubblici e privati, a rilanciare il ruolo dei lavoratori che dovranno divenire fautori e promotori di se stessi (Mauro Ghirotti).
Come ha rilevato Boeri, grazie alla delega di funzioni, il Trentino ha la possibilità di dare attuazione ad una riforma attesa da lungo tempo e, soprattutto, di sperimentare nuove soluzioni necessarie per superare l’iniquo sistema del mercato del lavoro italiano.
Invero, se i limiti della delega non sembrano consentire l’introduzione di una disciplina derogatoria rispetto a quella nazionale, la sua attuazione costituisce un’importante occasione per dare avvio alla riforma, quantomeno in una logica di integrazione della disciplina esistente. In quest’ottica, l’introduzione di un reddito di garanzia e l’estensione della platea dei beneficiari – volta ad includere i lavoratori parasubordinati - rappresentano le misure basilari, peraltro già previste nelle linee guida adottate dalla Provincia. Tuttavia, nel definire le misure di tutela integrative si dovrà anche prestare attenzione a non scoraggiare o disincentivare i lavoratori nella ricerca di un nuovo impiego e, soprattutto, a favorire il passaggio dai settori in crisi a quei settori che, anche nell’attuale fase congiunturale, sono alla ricerca di personale.