IL RAPPORTO PADRE-FIGLIO IN UNA TRIBÙ HIMALAYANA

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Assegnato a “The broken moon” il premio studenti delle Università di Trento e Innsbruck al 59° TrentoFilmfestival
di Valentina Musmeci e Matteo Leonardi

Catapultati per quasi due giorni nell'atmosfera del 59° TrentoFilmfestival, dedicato al cinema di montagna, anche quest'anno sei studenti universitari, di cui tre trentini e tre austriaci, sono stati chiamati a pronunciarsi su 22 dei numerosissimi titoli in concorso quest'anno. E precisamente sulle opere di quei registi che ancora non hanno superato il trentatreesimo anno di età per l’assegnazione del premio speciale degli atenei di Trento e di Innsbruck.
Gli studenti austriaci dell'Università di Innsbruck:  Nicole Hörtnagl, Kilian Mehl, Stefanie Rettenwander e i tre dell’Università di Trento: Matteo Leonardi, Valentina Musmeci e Massimiliano Vaccari, si sono conosciuti giovedì 5 maggio nella Sala Video dell’Auditorium Santa Chiara, dove hanno visionato i 22 film rientrati nella categoria.

All’unanimità la scelta è ricaduta sul film “The broken moon” di André Ragel e Marcos Negrão, premiato in seguito anche dalla giuria dei giornalisti.
Il film racconta il destino di un’intera tribù himalayana, sopraffatta dai cambiamenti climatici, che si ostina a sopravvivere nelle proprie terre di origine, ormai quasi desertiche.
Grande importanza è data al rapporto fra il padre-capotribù e il figlio, mettendo in evidenza le forti e distinte motivazioni se restare o andarsene verso la città e il travaglio del padre per il senso di responsabilità verso il figlio e la tribù.
Il tema del riscaldamento globale è inserito in maniera semplice ed efficace, ma nel contempo disarmante. Un'accurata scelta di musiche tradizionali accompagna una fotografia dalla buona forza narrativa.

La narrazione è chiara e intensa sino alla difficile scelta del padre di lasciare tutto, possedimenti in terre, animali, ma anche la leadership al figlio affinché non lasci la terra degli antenati.
I due registi hanno ben sottolineato il dilemma delle due scelte che si presentano: muoversi verso la città perdendo tutto, o resistere sulle montagne, portando avanti le tradizioni degli antenati.
Spirito e comportamenti che possono far riflettere noi della “società moderna” increduli nello scoprire tanta tenacia a mantenere e conservare la terra e le tradizioni, condensata nella morale della frase finale del film: “Don’t give up!”