Un veduta della sala durante il seminario - foto Alessio Coser – archivio Univer

LA DONNA TRA POESIA E RITO NELLA GRECIA ANTICA

in
Il tributo delle vergini locresi nell’Alessandra di Licofrone. Conversazione con Giulia Biffis, honorary fellow presso lo University College London
di Elena Franchi e Giorgia Proietti

Lo scorso 26 novembre la dottoressa Giulia Biffis, honorary fellow presso lo University College London, ha tenuto presso il Dipartimento di Lettere e Filosofia dell’Università di Trento una lezione intitolata “Il tributo delle vergini locresi nell’Alessandra di Licofrone”. L’incontro si è svolto all’interno della cornice della seconda annata del Seminario permanente di Storia antica “Nuovi approcci interdisciplinari alla storia antica. Dialoghi su cultura, politica, società”, ideato nel 2010 dalle sottoscritte, sotto la responsabilità scientifica del professor Maurizio Giangiulio. Il seminario, a cadenza tri- o quadrimestrale, intende indagare la documentazione relativa alle dinamiche interne ed esterne alle comunità antiche con riferimento e discussione critica dei paradigmi teorico-metodologici elaborati dagli antichi e dai moderni in ambito letterario, storico-storiografico e antropologico. Gli interventi più significativi della prima annata, raccolti sotto il titolo di Forme della memoria e dinamiche identitarie nell’antichità greco-romana, sono in corso di pubblicazione, ancora a cura delle sottoscritte, per la collana Quaderni del Dipartimento di Lettere e Filosofia.

Giulia BiffisDottoressa Biffis, in cosa consisteva il rito delle vergini locresi secondo le ricostruzioni moderne?

Complici la lacunosità e la contraddittorietà delle poche informazioni trasmesse dalle fonti antiche, non è possibile ricostruire questo rito in maniera convincente da un punto di vista storico. Tuttavia gli antichi ci raccontano che i Locresi, colpiti da una terribile carestia, chiesero all’oracolo cosa fare. Scoprirono così che la calamità dipendeva dal sacrilegio che Aiace, Locrese appunto, aveva compiuto stuprando Cassandra supplice nel tempio della dea Atena durante la presa di Troia. Si rendeva quindi necessario placare l’ira della dea inviando per mille anni alcune giovani vergini nello stesso tempio, dove si sarebbero impegnate a vivere castamente e come serve della dea a vita.

Che funzione riveste la descrizione di questo rito nell’Alessandra di Licofrone?

Nella finzione poetica ideata da Licofrone il poema Alessandra è la riproduzione fedele di una profezia di Cassandra sulla caduta di Troia e quanto avverrà fino ai tempi del poeta. Essendo Cassandra la voce narrante, viene riservato particolare spazio a fatti futuri che la riguardano direttamente, come la vicenda del suo stupro e l’istituzione del rituale locrese, il cui antefatto è appunto la violenza subita nel tempio di Atena. Cassandra fa corrispondere a quanto sofferto una punizione che rifletta in crudeltà la gravità dell’atto di Aiace. Quindi laddove da un punto di vista storico si discute se il rituale fosse davvero un tributo espiativo per una colpa ancestrale o, invece, fosse un rito cosiddetto ‘di passaggio’ per propiziare una felice entrata delle ragazze nell’età adulta, Licofrone offre solo una descrizione a tinte fosche del rituale, dove è difficile distinguere fra dato cultuale effettivo e invenzione poetica.

Lei ritiene che la prospettiva femminile sia determinante nelle scelte narratologiche e stilistiche dell’autore. Può spiegarci meglio in che modo il poema può essere considerato nella prospettiva dei ‘gender studies’?

Per quasi la totalità del poema, la voce narrante è quella di una donna, fatto di per sé che non trova altri paralleli in letteratura greca. Licofrone costruisce a tavolino un punto di vista femminile, sfruttando alcune caratteristiche che gli studi di genere identificano come tipologicamente caratterizzanti il femminile nella letteratura greca, in termini di selezione dei contenuti, interpretazione di essi e registro linguistico. La narrazione dell’istituzione del tributo locrese costituisce un esempio di come si enfatizzino nel testo fatti inerenti a vicende, o pratiche cultuali, femminili. Ritengo che questi dati riflettano la dimensione femminile nel mondo greco e la relativa concettualizzazione, in rapporto al contesto sociale e all’individuo singolo. Per fare un esempio: essendo Cassandra un’eroina la cui vita si contraddistingue per episodi violenti (stupro e concubinaggio), che le hanno impedito di vivere una maturazione sessuale conforme alla norma, nel testo viene data particolare attenzione ad aspetti legati al momento del passaggio per una donna dall'infanzia all'età adulta sia a livello mitologico sia religioso.

Cosa ne pensa dei più famosi passaggi del poema in cui si presagisce l’avvento della potenza di Roma e sembrano avere dell’incredibile rispetto alla tradizionale datazione del poema nel III sec. a.C.?

Ritengo che non siano un elemento sufficiente per determinare se il poema sia stato scritto nel terzo o secondo secolo, perché presentano forti collegamenti con altri passaggi del poema in cui si celebra la memoria troiana in contesti differenti. Potrebbero essere espressione delle enfatizzazioni di Cassandra, sempre propensa a celebrare la sua stirpe e attraverso di ciò se stessa. Infatti, ci sono forti richiami testuali fra i versi che concernono il mito di Enea in Lazio e quelli che fanno riferimento all’eroizzazione della protagonista.

 

In definitiva, l’intervento di Biffis esemplifica l’impostazione metodologica, il carattere interdisciplinare e le ambizioni in chiave internazionale del Seminario permanente di Storia antica. Obiettivi simili saranno perseguiti nella prossima annata, che sarà dedicata al tema ‘guerra e memoria’.