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PERCHÉ UNA BANCA DEVE ESSERE ETICA

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La storia, gli sviluppi e l’attualità della finanza etica e il caso Banca Popolare Etica
intervista di Cristiano Zanetti a Riccardo Milano e Luca Di Persio

La finanza etica sta assumendo nel mondo attuale una sempre maggiore importanza anche alla luce del difficile momento economico. In occasione di una conferenza, promossa dal Dipartimento di Matematica dell’Università di Trento, che si è svolta il 15 marzo scorso presso il Polo “Ferrari” di Povo, abbiamo posto alcune domande ai relatori Riccardo Milano, di Banca Popolare Etica, e Luca Di Persio del Dipartimento di Matematica di Trento.

Professor MilanoProfessor Milano, per introdurre la prima domanda richiamo lo spirito di una questione che so esserLe cara e che è la domanda che Socrate si pone nel Gorgia: “Come bisogna vivere?”. La domanda che quindi Le pongo è questa: “Perché una banca deve essere etica oppure non essere?”
La risposta è complessa ma si può esprimere con una metafora: la banca è/dovrebbe essere come il cuore che pompa il sangue (paragonabile al denaro, ovvero all'attività finanziaria) in tutto il corpo facendolo vivere. Ecco la banca ha questo compito: servire l'economia in un contesto territoriale funzionale e non l'arricchimento di pochi, magari solo la classica finanza (far soldi con i soldi e non con il lavoro). Di fatto: perseguire il “bene comune”. L'eticità di un’istituzione, al di là dell'etica soggettiva o della deontologia, deve aiutare la crescita umana proprio per il “ben vivere” (che non è solo il “vivere bene”) che è una delle possibili risposte alla domanda socratica (ripresa da A.K.Sen nel suo saggio Etica ed economia).

Professor Milano, professor Di Persio, so che è difficile perché Banca Etica è qualcosa di più di uno strumento finanziario sociale, probabilmente è una leva morale anche per la costruzione di un nuovo concetto di uomo, ma, per chi legge ed è nuovo di questi argomenti, ci potete delineare in modo sintetico la storia di Banca Etica?
Banca Etica nasce nel 1999, riprendendo l'esperienza delle Mag (società mutue per l’autogestione), e con l’intento di venire incontro alle esigenze di trasparenza per allocare i risparmi dei depositanti in attività sociali concrete (niente armi, ecc...) e finanziare i “non bancabili” (in pratica all'epoca il Terzo Settore) che però avevano progetti sociali. Oggi la Banca è qualcosa in più e dimostra quotidianamente che finanziare in modo “giusto” l'economia è l'unica via per dare risposte concrete alla crisi finanziaria mondiale e al credit crunch ad essa conseguente.
In particolare Banca Etica si presenta come uno dei pochissimi istituti di credito che chiudono il 2012 con segno positivo a fronte di un outlook ABI del dicembre 2012 che segnala un calo pari al 2,4% del sistema bancario italiano per quel che riguarda i prestiti alle famiglie ed imprese.
Nel 2012 il capitale sociale di Banca Etica ha raggiunto quota 42.79 milioni euro (+22% sul 2011), la raccolta di risparmio è cresciuta sino a 789milioni euro (+8% sul 2011). Contemporaneamente sono cresciuti (813milioni di euro, + 7% sul 2011) i finanziamenti erogati a favore di imprese sociali e famiglie socie della banca.

Professor Di PersioQuali sono i principi distintivi che secondo voi differenziano dalle fondamenta un istituto finanziario etico rispetto alla usuale figura di banca che conosciamo?
Sono vari e sono compresi all'interno sia del suo Manifesto e sia del suo Statuto. In particolare nell'art. 5 e 37 si parla di: trasparenza, finalità del credito, partecipazione attiva dei soci, dare credito ai non bancabili, credito come diritto umano, mutualità anche per le generazioni future, rispetto per l'ambiente, “la finanza eticamente orientata è sensibile alle conseguenze non economiche delle azioni economiche”; efficienza e sobrietà, attenzione al profitto (che dev'essere ottenuto tramite il lavoro), e così via. Queste linee guida si concretizzano, ad esempio, nell’attenzione alle garanzie sociali offerte dal richiedente un prestito, si tratti di persone fisiche o giuridiche. Tali garanzie vengono vagliate con una procedura di doppia istruttoria volta ad individuare basi sociali, esperienze e progettualità del richiedente. Questa pratica ha permesso a Banca Etica di chiudere anche il 2012 con un tasso di sofferenza medio inferiore all’1%.

A prima vista, nel contesto ferocemente competitivo del sistema bancario, sembra che una banca etica sia come un agnello circondato da un branco di lupi, eppure sappiamo che nel mondo la finanza etica è in costante crescita mentre quella per così dire tradizionale è in fortissima sofferenza: è davvero così grande la forza dell’etica in sé? Oppure si tratta solo di un fenomeno contingente figlio della crisi?
No, non è un fenomeno contingente e la vera mission di Banca Etica è quella di terminare le sue funzioni quando il sistema tutto bancario sarà finalmente etico. Infatti Banca Etica non potrebbe mai da sola dare risposte a tutti! Ed allora occorre una strategia corale e comunitaria: fare in modo che ogni correntista di qualsiasi banca chieda un cambiamento epocale alla sua per cambiare i paradigmi che hanno provocato questa crisi.
In questo contesto di cambiamento, è interessante notare l’ingannevole distonia tra le prassi consolidate della finanza moderna ed i numeri espressi da Banca Etica con la sua operatività specialmente centrata su settori ritenuti ad alta rischiosità. In un modello matematico l’esistenza di vincoli costringe il sistema oggetto di studio a determinate traiettorie. L’attuale paradigma bancario, formalizzato nei protocolli Basilea, impone una visione basata su costrizioni finanziarie che Banca Etica ha dimostrato non essere quelle capaci di generare il risultato migliore in termini di crescita economica collettiva, sviluppo sociale e sostenibilità ambientale.
Banca Etica propone che economia e finanza diventino funzionali alla persona umana e non viceversa: questa è l'unica cosa che veramente conta, senza che ci siano santi e/o eroi.