LUPUS IN FABULA

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La favola da Fedro a Walt Disney: la fortuna di un genere minore
di Caterina Mordeglia

Il lupo della favola “Il lupo e l’agnello” ed Ezechiele Lupo. Cosa hanno in comune il personaggio di Fedro e quello di Walt Disney, entrambi ben noti non solo al pubblico infantile? La risposta potrà forse stupire: il medesimo archetipo culturale.
Il genere letterario della favola esopica, spesso confuso erroneamente con la fiaba da cui si discosta per la totale assenza dell’elemento magico, si codifica nel mondo greco nelle diverse raccolte tramandateci sotto il nome di Esopo presentando fin da subito una forte unitarietà: la brevitas e la concisione come ideali stilistici, il travestimento allegorico dei personaggi animali, la moralità sottesa alla narrazione sono i tratti distintivi che lo contraddistinguono fin dalle sue origini in tutte le sue rielaborazioni attraverso i secoli.

A dispetto della sua classificazione retorica tra i generi minori, distinti da quelli alti quali l’epica e la storiografia, la favola esopica godette nel mondo classico di grande fortuna. Le cause di tanto successo sono da ricercarsi soprattutto nella versatilità del suo messaggio, facilmente adattabile a contesti culturali e ideologici diversi, nella semplicità del sua forma, che la rendeva particolarmente adatta alla finalità didattica sia del contenuto morale che degli aspetti linguistici e retorico-compositivi, e, infine, nella forte componente di oralità intrinseca alla diffusione del genere stesso, che ne favoriva la compendiazione gnomico-proverbiale.
Trapiantata in ambito latino, la favola esopica consegue con il poeta Fedro la dignità letteraria di genere autonomo e la dignità stilistica – con risultati ben più notevoli di quelli raggiunti dall’altro celebre favolista latino Aviano, vissuto tre secoli dopo – e continua a diffondersi in ambito scolastico e popolare.

È soprattutto a questo patrimonio narrativo in lingua latina, anonimo e autoriale, in prosa e in poesia, che si deve l’esplosione multiforme e ‘sotterranea’ del genere nel Medioevo, quando, oltre alla scuola, può vantare un altro mezzo di diffusione d’eccezione, ovvero la predicazione. La moralitas della favola antica viene dunque adeguata, in dimensioni e contenuti, al messaggio cristiano, spesso a scapito di quella brillante sintesi narrativa che aveva contribuito a decretarne il successo.
Pressoché in contemporanea anche un altro tipo di composizione letteraria dilata la struttura della favola esopica da cui attinge spunti e motivi. Si tratta del genere, tutto medievale, dell’epica animale, che si sviluppa a partire dal secolo XI come parodia dell’epica tradizionale e che troverà largo spazio anche nelle letterature romanze. Gli ‘eroi’ Isengrino e Renard, di cui si narrano le vicende e le ostilità in lunghi componimenti in versi, altro non sono che l’evoluzione rispettivamente del lupo e della volpe della tradizione esopica, di cui continuano a rappresentare vizi e virtù secondo un codice di identificazione ormai stabilmente definito a livello culturale e folklorico.

Da qui alla definizione del nostro assunto iniziale, apparentemente provocatorio, il passo è breve. Essendo ormai riconosciuto dalla critica il ruolo del Medioevo quale veicolo per la civiltà occidentale moderna delle sue istanze identitarie di ascendenza classica, si riesce a comprendere come i protagonisti dei fumetti moderni costituiscano l’evoluzione degli protagonisti della favola di animali di matrice esopica compiutasi attraverso i secoli. I personaggi delle storie di Walt Disney condividono con i topi, i cani e i lupi delle storielle di Esopo e Fedro un processo di tipizzazione secondo una scala di vizi o virtù umani, tanto accentuato da farci dimenticare in certi casi della loro originaria natura animale.