LA COLLANA “LABIRINTI” FESTEGGIA IL 150° VOLUME

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Uno strumento per la ricerca umanistica del Dipartimento di Lettere e Filosofia dell’Ateneo
intervista di Cristiano Zanetti a Pietro Taravacci e Lia Coen

La Collana Labirinti è nata oltre venti anni fa, nel 1992, per volontà del direttore dell’allora Dipartimento di Scienze Filologiche e Storiche dell'Università di Trento, Antonio Aloni. L’obiettivo dell’iniziativa editoriale era di convogliare e raccogliere il risultato della ricerca e si può ben dire che abbia avuto successo dato che nel tempo è sopravvissuta - con immutata vivacità e con sempre maggiore credito presso i ricercatori e gli studiosi - ai cicli organizzativi universitari che hanno visto con le varie riforme morire e nascere dipartimenti accademici e facoltà. Data la ricchezza e l’eterogeneità delle discipline scientifiche trattate, la Collana si articola in 3 sezioni: nei Quaderni (Labirinto verde) vengono pubblicati gli Atti dei Convegni organizzati dal Dipartimento, nei Saggi (Labirinto azzurro) gli studi monografici, nei Testi (Labirinto rosso) traduzioni con o senza testo a fronte precedute da ampie introduzioni critiche. La tiratura media è di 150 copie per pubblicazione e i volumi vengono in parte inviati ad accademici e riviste specializzate e in parte destinati alla vendita. Da qualche giorno la Collana, con il volume Avventure da non credere Romanzo e formazione, a cura di Walter Nardon, ha raggiunto l’importante traguardo dei 150 titoli, confermando così la sua vitalità e capacità di seguire e stimolare lo sviluppo della ricerca nel tempo. Abbiamo intervistato il professor Pietro Taravacci, ordinario di Letteratura Spagnola presso il Dipartimento di Lettere e Filosofia, attuale direttore della Collana Labirinti e la dottoressa Lia Coen, responsabile della Segreteria di Redazione, ponendo loro alcune domande su questa importante iniziativa.

Pietro TaravacciProfessor Taravacci, dato il successo dell’iniziativa potremmo forse partire dal detto di Terenziano Mauro “Habent sua fata libelli” il che implica che pubblicare un libro è sempre una sfida, in questo caso vinta 150 volte. Siamo certi che non sempre è stato facile e che le difficoltà – così come le gratificazioni – sono state tante. Ci può brevemente delineare la storia di questa interessante sfida?  
La sfida, come si ricava immediatamente dall’ “anagrafe” della collana, dura ormai da 21 anni. Un lungo periodo in cui, tuttavia, la collana ha conservato intatto il suo primo obiettivo di raccogliere i risultati della ricerca e del dibattito culturale di quella che da subito si è riconosciuta come una comunità scientifica articolata e assieme coesa. Comunità che, se si guarda ai titoli dei primi due anni (L’angelo dell’immaginazione; Ercole in Occidente; I grandi santuari della Grecia e l’Occidente; «Il mio nome è sofferenza». Le forme e la rappresentazione del dolore; Carlo Battisti, glottologo e attore neorealista) e ai nomi dei loro curatori e degli autori (che non possiamo qui elencare), ha saputo realizzare fin dall’inizio prodotti di alto valore scientifico sia su argomenti molto specifici, sia su tematiche che hanno interessato trasversalmente tutti gli ambiti disciplinari, dalle scienze dell’Antichità alla filologia  alla critica letteraria, dalla linguistica alla comparatistica e agli studi di genere, per dire soltanto di alcuni di quelli che hanno connotato i Dipartimenti succedutisi nel tempo. E a questo proposito mi piace sottolineare che fin dagli esordi, appunto, la collana “Labirinti” (confermando peraltro il valore simbolico del suo titolo, rimasto saldo nel tempo) ha mostrato la sua vocazione alla specificità nella pluralità, non solo nella sua interdisciplinarità, ma anche accogliendo il contributo di studiosi esterni al Dipartimento, studiosi che a vario titolo e provenendo da diverse istituzioni, hanno dato spessore e ampiezza scientifica alla nostra realtà editoriale.

L’apprezzamento mostrato nel tempo da parte del mondo della ricerca per la Collana è una misura diretta e inequivocabile del riconosciuto status di qualità delle pubblicazioni da parte degli esperti. Attraverso quali meccanismi organizzativi e valutativi viene selezionato il paper da pubblicare? Quali “esami” per così dire, deve superare prima di entrare in Collana?
La collana Labirinti, nella sua lunga storia ha sensibilmente seguito le evoluzioni della realtà accademica, i processi culturali e il dibattito critico che le scienze umanistiche hanno registrato. In particolare negli ultimi anni si è dotata di quei parametri che la “cultura della valutazione” richiede alla realtà editoriale: comitato scientifico di rilevanza internazionale, peer review, abstract in italiano e in inglese, parole chiave…
Il docente interessato alla pubblicazione di un volume presenta una richiesta scritta al comitato di redazione, che, a sua volta, se ritiene che l’opera possa essere pubblicata nella Collana, inoltra il dattiloscritto (opportunamente adattato alle norme redazionali dalla dott.ssa Coen) a uno o più revisori anonimi individuati in base al settore scientifico di pertinenza. Solo se il parere dello studioso-revisore è positivo – e dopo che l’autore accoglie gli eventuali suggerimenti del/dei revisore/revisori – il volume può andare in stampa.

Lia CoenDottoressa Coen, nel corso del tempo la Collana è cresciuta progressivamente da somma di contributi provenienti dall’interno dell’università trentina a collettore anche di interventi (accademici e non accademici) esterni. Ci può ricordare tramite alcuni dati il processo di ampliamento del pubblico attivo e passivo della Collana?
Come ha già ricordato il professor Taravacci fin dall’inizio la Collana ha accolto contributi di studiosi non trentini (ma prevalentemente, se non esclusivamente, accademici), essendo nata con l’intento di pubblicare gli Atti dei Convegni organizzati dall’Ateneo; tuttavia, per esempio nel caso dei volumi dedicati alla raccolta degli Atti del Seminario sul Romanzo, in alcune opere collettanee vi sono saggi di romanzieri o scrittori. Lo stesso accade per il volume che raccoglierà i contributi di poeti e traduttori italiani e stranieri, Poeti traducono poeti, a cura di Taravacci, in preparazione per il 2014.
Il pubblico cui sono indirizzati i volumi della Collana è sicuramente un pubblico di specialisti e di studiosi di alto livello scientifico, sebbene non manchi un pubblico, che peraltro sta crescendo sensibilmente, di lettori colti non appartenenti all’ambito universitario, ma sicuramente interessati alle numerose tematiche che la collana propone.

Professor Taravacci, che prospettive generali - di metodo, di indirizzo, di contenuti - auspica e prevede per la Collana? Quali potrebbero essere i successivi sviluppi di questa avventura editoriale?
Nel mio attuale ruolo di direttore della collana, assieme al comitato scientifico, che lavora con solerzia e competenza, ritengo di dover garantire anche per il futuro l’approccio scientifico e metodologicamente avanzato di sempre, proprio in virtù degli eccellenti risultati che i volumi della nostra collana hanno ottenuto, anche presso la Valutazione della Qualità della Ricerca (VQR 2004-2010) da poco conclusasi presso il MIUR. Infine, posso ricordare che si è avviato un utile processo di pubblicazione di buona parte dei volumi della collana Labirinti nel sito E-Prints del nostro Ateneo, realtà, questa, che permette di ampliare all’infinito quel destino, sempre vario e sempre misterioso, che l’aforisma di Terenziano Mauro assegna a ciascun libro.