n°2

  come cambia l'università  

Studiare con lo stage
di Claudia Parisi, studentessa di Sociologia

Cosa conosce uno studente universitario del mondo del lavoro? Poco o niente, dal momento che l'università italiana (e perciò anche quella trentina), per come è strutturata, non prevede un diretto e costante contatto con il mondo del lavoro. Il percorso formativo è basato quasi interamente su conoscenze teoriche. È vero che non si tratta di un corso professionale, ma all'applicazione pratica non viene riconosciuta la reale importanza: a volte ci si dimentica che comunque l'obiettivo finale è il lavoro. Nessuno si preoccupa di prepararci veramente a quello che ci aspetta fuori dalle mura dell'ateneo. "Voci di corridoio" riferiscono di colloqui di lavoro basati su test psicologici che sembrano non avere nulla a che fare con lo scopo della discussione, ma al di là di queste fonti poco autorevoli non si conosce nulla di preciso sui criteri di selezione per le assunzioni. Per qualsiasi impiego si richiede sempre un minimo di esperienza, non tenendo conto del fatto che per arrivare da qualche parte bisogna per forza partire da zero. Colmare quel gap fra studi universitari e sbocchi professionali che costituisce uno dei punti più deboli del sistema italiano, dovrebbe essere uno dei primi argomenti sui quali lavorare.
Esiste la possibilità di partecipare a degli stage presso imprese, enti locali, servizi della pubblica amministrazione e credo che questa sia la strada migliore da percorrere per la soluzione di questo problema. Vedere direttamente come funziona un'organizzazione produttiva e rendersi conto di quale potrebbe essere il proprio ruolo dopo aver conseguito la laurea significherebbe completare, in una dimensione conoscitiva diversa, le informazioni accumulate attraverso la frequenza dei corsi. Purtroppo iniziative di questo genere sono poco diffuse e poco reclamizzate, riservate a pochi fortunati, "prodotto per élite".
 

Massimo Fedrizzi sta partecipando
ad uno stage presso la Cassa Centrale
delle Casse Rurali Trentine

Un'iniziativa interessante viene dall'Agenzia del lavoro di Trento, la quale si propone di andare addirittura al di là del semplice tirocinio aziendale incentivando l'attività di ricerca degli studenti nelle imprese. I borsisti vengono impegnati in un progetto preventivamente concordato fra università e azienda e contribuiscono alla soluzione di casi concreti. Le borse di studio messe a disposizione per stage di ricerca, da nove a dodici mesi, in aziende locali ed extraregionali sono dieci. Un secondo bando, con altrettante borse, uscirà fra breve, in giugno. Fino ad ora sono una cinquantina i laureandi e laureati che hanno usufruito di questa opportunità e, nonostante i risultati siano stati ottimi sia per le imprese che per gli stagisti, si sottolinea comunque il fatto che sono ancora troppo pochi gli studenti che hanno vissuto questa esperienza per poter tracciare un bilancio definitivo. Il professor Alberto Molinari, delegato per i rapporti con le imprese, spiega che ci troviamo ancora nella fase promozionale del progetto e che attualmente è l'Agenzia del lavoro che finanzia interamente le borse di studio. Per il futuro si spera in un contributo finanziario da parte delle stesse imprese, dal momento che l'apporto degli stagisti è stato apprezzato e ritenuto in alcuni casi davvero interessante. Perché l'università italiana diventi più efficiente e più efficace gli stage dovranno essere potenziati e diventare una realtà quotidiana, un'opportunità concreta alla portata di tutti, una metodica efficiente sintomo di una nuova e produttiva collaborazione fra due mondi strettamente correlati.