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  nucleo di valutazione  

Programmare il futuro
di Davide Bassi *

Nello scorso autunno il Nucleo di valutazione interna dell'Università di Trento ha presentato il Rapporto di valutazione relativo all'anno 1997. Il documento, che è stato distribuito a tutti gli organi direttivi dell'ateneo e ai dipendenti, è disponibile in forma elettronica alla pagina http://alpha..science.unitn.it/~bassi/rap97.html.
Il Rapporto 1997 evidenzia una situazione complessivamente positiva, anche se non mancano elementi di debolezza e qualche preoccupazione per il futuro. In alcuni settori il confronto con la realtà nazionale è decisamente positivo. Citiamo, ad esempio, i risultati raggiunti nel finanziamento della ricerca scientifica, nella programmazione edilizia delle sedi universitarie ed i miglioramenti che si incominciano a cogliere sul piano dell'accorciamento della durata effettiva dei corsi di studio. In altri settori i risultati sono meno incoraggianti e sono legati sia alla difficoltà di risolvere problemi già noti (ad esempio, la scarsa attenzione data ai giudizi sui corsi espressi dagli studenti), sia all'incapacità di cogliere occasioni di intervento in cui l'ateneo potrebbe impegnarsi in modo molto proficuo (si pensi, ad esempio, al problema della formazione permanente).
Molte difficoltà derivano anche da una situazione generale, comune a tutte le università italiane. Il rapido passaggio ad un regime di forte autonomia universitaria richiede che i singoli atenei dispongano di adeguate capacità organizzative e gestionali e siano in grado di programmare il loro futuro tenendo conto della limitata disponibilità di risorse umane e finanziarie e delle richieste che provengono dai diversi soggetti interessati ai servizi universitari (studenti e loro famiglie, enti, aziende, ecc.). Tali esigenze hanno imposto una opera di riorganizzazione e razionalizzazione che è solo agli inizi ed è destinata a cambiare profondamente le strutture interne dell'ateneo nel corso dei prossimi anni. Da ciò deriva la necessità di valutare i costi interni e di eliminare gli sprechi, anche al fine di recuperare risorse per le attività più innovative.
Questa chiave di lettura porta in sé un potenziale pericolo quando si cerchi di comprimere la complessa realtà universitaria entro una visione puramente aziendalista. In realtà le cose sono molto più complicate e, pur portando avanti con decisione la necessaria opera di razionalizzazione, è indispensabile ricordare sempre che l'università è sede primaria per lo sviluppo e la diffusione della cultura. Questo comporta la coesistenza di realtà, sensibilità e modi di lavoro molto diversi tra loro che, all'interno dell'ateneo, devono potersi confrontare arrivando ad una sintesi unitaria. Questo processo, essenziale per lo sviluppo culturale dell'ateneo, è certamente più difficile in tempi di "vacche magre", ma certamente la soluzione non si trova correndo dietro ad improbabili definizioni di "core business" che snaturerebbero il ruolo e le funzioni dell'università. Da ciò deriva la necessità di integrare la valutazione con una forte attività di studio e programmazione che contribuisca a fornire agli organi decisionali dell'ateneo tutte le informazioni necessarie per adottare scelte efficaci e coerenti tra loro. Questa è la scommessa su cui si gioca il futuro del nostro ateneo e di molte altre piccole università italiane.


* Il prof. Bassi è stato recentemente nominato membro del consiglio direttivo della sezione di fisica molecolare della AMPD division presso la European Physical Society.