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  l'opinione  

Incentivi per chi fa ricerca
di Paolo Tosi


All'incontro con il Corpo Accademico del 27 gennaio, il rettore ha con grande efficacia spiegato la nuova situazione di crescente competitività in cui si trovano ad operare le università. In questo quadro, la questione delle risorse umane appare centrale. Infatti dall'impegno del personale e dalle sue motivazioni dipende, in ultima analisi, il successo dell'ateneo. La nostra università ha ottenuto alcuni importanti successi: si pensi, ad esempio, ai più di due miliardi ottenuti nel '98 per i progetti di ricerca ex 40%. Questi risultati testimoniano la capacità dei nostri ricercatori di collocarsi ai massimi livelli della ricerca nazionale. Se queste risultati si vogliono mantenere, e magari migliorare nel futuro, è necessario incentivare chi fa ricerca a continuare a lavorare duramente. Purtroppo molti segnali indicano altre direzioni. Il perdurante blocco delle progressioni di carriera non può che generare sfiducia. Se è vero che non si può essere tutti generali, come ci ha ricordato il rettore, non si può nemmeno pensare che tutti lavorino come se lo fossero. Voglio essere più esplicito: perché uno dovrebbe impegnarsi in un progetto di ricerca competitivo se la sua carriera, il suo stipendio, la sua posizione accademica non cambiano di una virgola? Accedere ai finanziamenti dovrebbe essere un mezzo per poter fare più ricerca, essere più competitivi e fare più carriera. Altrimenti il gioco non vale la candela. Bisogna passare dalle parole ai fatti, da una parte prospettando esattamente il quadro delle possibili promozioni e dall'altro costruendo un sistema di incentivi, che premi l'impegno scientifico. Oggi tra chi si impegna e porta soldi all'università e chi invece vive di rendita, il più avvantaggiato è paradossalmente quest'ultimo. Una prima misura, già prevista dalla normativa vigente, potrebbe essere premiare chi vince progetti di ricerca con incentivi economici proporzionali al finanziamento ottenuto. Tale iniziativa contribuirebbe ad instaurare un circolo virtuoso fatto da stipendi differenziati per impegni di grado diverso.