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Lauree honoris causa a Lettere e Sociologia |
Conferita la laurea honoris causa al geografo francese
Paul Charles Cristophe Claval e al sociologo Ermanno Gorrieri,
alla presenza del Sottosegretario di Stato al Ministero dell'Università e
della Ricerca Scientifica e Tecnologica Luciano Guerzoni.
Si è tenuta lo scorso 8 marzo, presso la Sala della Filarmonica di Via Verdi,
la cerimonia di conferimento delle lauree honoris causa a Paul Charles
Cristophe Claval e a Ermanno Gorrieri. Presente in sala il Sottosegretario di Stato
al MURST, Luciano
Guerzoni, che ha preso la parola al termine
della cerimonia prima del concerto finale
dell'Orchestra dell'Università, diretta dal Maestro
Stefano Chicco.
La musica ha scandito i tempi dell'intera cerimonia, aperta
dall'ingresso del corteo accademico, seguito dal saluto del Rettore: "È un onore
per l'Università di Trento", ha
osservato Massimo Egidi "conferire la laurea honoris causa a due illustri
personaggi come Paul Claval ed Ermanno Gorrieri che tanto hanno dato alla cultura
italiana ed europea di questo secolo".
Ermanno Gorrieri, al quale è stata dedicata la seconda parte della cerimonia, è il primo laureato honoris causa della quasi quarantennale storia della Facoltà di Sociologia. Con questa considerazione il Preside della Facoltà Antonio Cobalti ha voluto attribuire a tale riconoscimento un significato particolare che va ad aggiungersi a quello profondo del valore della carriera e dell'opera di Ermanno Gorrieri. Cobalti ha ricordato il suo incontro, insieme ad altri colleghi verso la metà degli anni '70, con il lavoro di Gorrieri, letto con grande interesse in particolare per quella che sentivano come una "comunanza di intenti", il "tentativo di unire impegno politico e passione per la ricerca sociologica". Il Preside ha così sottolineato che il lavoro di Gorrieri insegna che, oltre alle principali finalità di "educare l'intelletto a forme disciplinate di indagine sociale e, se possibile, anche di trasmettere il `gusto' di fare ricerca", il docente ha anche un altro obiettivo educativo, forse più ambizioso, ossia "riuscire a fare tutto ciò senza che vada perso nulla dell'animus politico, che motiva originariamente vari studenti ad occuparsi di sociologia ed a fare ricerca". La laudatio di Raimondo Catanzaro ha portato l'attenzione sul tema, caro a Gorrieri, della disuguaglianza sociale e ha ripercorso le tappe della carriera del sociologo, sottolineando di lui l'uomo politicamente e socialmente impegnato, protagonista della Resistenza e uno degli artefici della Repubblica di Montefiorino, dalla fine della guerra fra i protagonisti della vita politica e sociale italiana, presidente di varie commissioni presso ministeri o presso la presidenza del Consiglio dei Ministri, autore di libri e relazioni che hanno avuto grande peso nel dibattito sulla disuguaglianza e sullo stato sociale in Italia. Tra le sue opere, un riferimento particolare è andato a La giungla retributiva, pubblicata negli anni '70, quando la sociologia doveva ancora pienamente affrancarsi come disciplina autonoma e autorevole, un'opera - ha sottolineato Catanzaro - che ebbe "un impatto enorme, aprendo nuovi termini di analisi e discussione sulle disuguaglianze in Italia e sul sistema di welfare", dando anche "un impulso effettivo per lo sviluppo delle ricerche sulla disuguaglianza". Catanzaro ha poi tenuto a sottolineare due elementi costanti della vita e delle opere di Gorrieri, la passione e il raziocinio: "la passione che ha nutrito gli argomenti di cui si è occupato e il raziocinio che li ha temperati con lo strumento della tolleranza, dell'attenzione alle ragioni degli altri, della scoperta dei lati oscuri o nascosti dei fenomeni storici e sociali indagati". La "caduta in disuso della parola `uguaglianza' nel linguaggio politico" è stato il filo conduttore della lectio brevis di Ermanno Gorrieri che identifica le cause della perdita del valore dell'uguaglianza "nella mentalità e negli interessi di quei due terzi dei cittadini che godono di elevate condizioni di benessere" e nella "persistenza della teoria che considera costitutiva dei diritti di cittadinanza l'esclusione di ogni forma di selettività nell'erogazione dei servizi e delle prestazioni dello Stato sociale". Gorrieri ha infatti contestato "la scarsa rilevanza che viene attribuita alla disuguaglianza fra le persone e le famiglie che non vivono in condizioni di povertà e la conseguente tesi secondo cui - una volta che sia garantita un'adeguata assistenza ai poveri - nessuna differenza debba essere fatta fra gli altri cittadini in materia di interventi sociali". Ciò che la politica sociale deve fare è "promuovere processi di redistribuzione delle risorse che concorrono a formare la qualità della vita" per "garantire a tutti pari opportunità di partenza, aiutare ognuno ad autopromuoversi e insieme permettere a tutti di raggiungere un traguardo minimo, uno zoccolo di benessere, che assicuri una vita libera e dignitosa". Va abbandonata l'idea secondo cui la società italiana avrebbe "una conformazione `a trottola', con agli estremi opposti una fascia di poveri e di ultra-ricchi, e in mezzo la vasta area dei ceti intermedi senza eccessive differenze nei livelli di benessere". "La scala delle condizioni di vita", obietta Gorrieri, "è fatta di molti gradini" e il male delle politiche sociali è quello di non essere in grado di dare a chi ne ha veramente bisogno. Alcuni passi, sebbene lenti e difficili, sono stati fatti - ha infine osservato lo studioso. "Si è dunque aperta la strada all'attuazione del principio che, trent'anni fa, don Lorenzo Milani espresse con incisiva semplicità: Nulla è più ingiusto che far le parti uguali fra disuguali". |