no15

  voce ai lettori  
Davvero l'università è senza barriere?
Lettera di Fabiola Michelotti

Entro in università e trovo il nuovo numero di Unitn., lo prendo e lo sfoglio. Quali sono i temi di questo numero? Quasi subito arrivo alla doppia pagina che porta un titolo che è una grande promessa "Università senza barriere". Inizio a leggere il primo articolo ed arrivo al punto in cui viene descritto il servizio di trascrizione informatizzata dei testi e la lettura si arresta. Nella mente mi balzano una serie di episodi che mi fanno pensare che queste promesse siano solo bolle di sapone. Racconterò in breve la mia esperienza.
Uno dei libri consigliati per la preparazione dell'esame di Metodologia e tecnica della ricerca sociale è "metodologia e tecniche della ricerca sociale" di Corbetta P. Il libro, pubblicato quest'anno, è arrivato sugli scaffali della nostra biblioteca circa 20 giorni dopo rispetto alle librerie di Trento, ma questo non è il problema maggiore. Da più di un mese e mezzo il testo è "sparito" dagli scaffali. Dopo alcune richieste ho scoperto che il libro è utilizzato da un obiettore per operare il servizio di trascrizione informatizzata per uno studente non vedente. All'incaricato di questo lavoro, che peraltro risulta sempre introvabile (almeno così più volte mi è stato detto), probabilmente nessuno ha precisato le modalità del suo servizio, non si hanno notizie di quando il testo tornerà sugli scaffali e molto probabilmente anche colui che ha richiesto il servizio sta ancora aspettando.
A questo punto, gli addetti alla distribuzione mi hanno suggerito di parlare con il Direttore della biblioteca per informarlo del problema e chiedere a lui qualche informazione. Recatami negli uffici amministrativi della biblioteca non ho trovato il direttore e mi hanno suggerito di parlare con la responsabile del servizio prestiti. La signora, che già aveva sentito parlare di questo problema, ha preso nota ed ha ammesso che sicuramente qualcosa non ha funzionato, che probabilmente bastava comperare un'altra copia del libro per ovviare all'inconveniente ed ha promesso di rimediare all'accaduto magari comprando "velocemente" un'altra copia.
A questo punto è chiaro che l'organizzazione mostra qualche falla e mi sento di prendere una posizione ben diversa da quella annunciata dal titolo del vostro articolo. Ma davvero si può parlare di Università senza barriere o le stiamo spostando solo un pochino più in la? Davvero ci si sta muovendo nella direzione dell'uguaglianza sostanziale che dovrebbe essere uno dei principi portanti dell'azione delle pubbliche amministrazioni?
Vorrei concludere lanciando una provocazione: non è che fa più "buona amministrazione" l'annuncio di servizi volti al sostegno di studenti disabili piuttosto che garantire un "silenzioso" e dovuto buon servizio nei confronti di tutti? A voi tutti l'ardua sentenza.



Ho deciso di rispondere alla lettera di Fabiola Michelotti non soltanto come membro della redazione di questo periodico, ma anche perché, occupandomi come volontaria del Centro del Libro Parlato di Trento della registrazione di testi su cassette per persone non vedenti o ipovedenti, mi sento molto vicina al problema.
Vorrei rispondere subito alla domanda dicendo che la studentessa che ha richiesto il servizio di trascrizione del libro di Piergiorgio Corbetta, che conosco personalmente, ha superato brillantemente l'esame, il che mi fa supporre che il servizio sia stato effettivamente svolto e probabilmente anche con una certa cura e in tempi utili.
Vorrei però anche aggiungere alcune riflessioni: come si dice spesso, non importa come si parla di un problema, l'importante è che se ne parli affinché non venga mai dimenticato e possa essere risolto. Il fatto che unitn abbia dedicato uno spazio ai problemi dei disabili e a quello che l'università fa, farà o potrebbe fare è prima di tutto mirato a fare sapere ai lettori che il problema è sentito e che qualcosa si sta muovendo. Certamente problemi e disfunzioni - come in questo caso - si possono verificare, soprattutto nella fase iniziale di offerta di un servizio, ma, come tutti gli errori, sono convinta che anche questi servano a crescere.
Non si tratta dunque di incolpare qualcuno (come avrebbe potuto la studentessa di sociologia sostenere l'esame senza coloro che l'hanno aiutata, e mi riferisco non soltanto all'obiettore bensì anche alla stessa biblioteca?), né a mio avviso il problema sta nel chiedersi perché unitn "pubblicizzi" i servizi ai disabili e/o se non sia meglio "garantire piuttosto un 'silenzioso' e dovuto buon servizio nei confronti di tutti", come si domanda Fabiola. Credo che il punto sia un altro: evidenziare i problemi e risolverli per migliorare sempre più i servizi che vengono offerti.
Per superare le barriere è necessaria la solidarietà di tutti. Spesso le soluzioni che si trovano oggi per ovviare ai problemi dei disabili sono soluzioni per pochi che coinvolgono in qualche modo anche i molti che di quel servizio non usufruiscono. Tutto questo richiede tolleranza, solidarietà e piacere nella collaborazione. Certo, l'obiettivo da raggiungere è quello di aiutare i più deboli senza svantaggiare gli altri e, in questo senso, acquistare una copia in più del libro sarebbe sicuramente una semplice soluzione per evitare che l'inconveniente si ripeta e una proposta sicuramente più costruttiva che non evitare di parlare di un'università senza barriere.
Francesca Menna