no16

  università senza barriere  
Rendere normale ciò che oggi è "speciale"
di Fulvio Zuelli

Una piccola guida nata per dare informazioni utili sull'accessibilità alle strutture universitarie, ai servizi, cercando così di ridurre il disagio per i disabili. Nel fornire questo servizio - che l'Università di Trento ha realizzato su proposta della cooperativa HandiCREA - ci si è tuttavia resi conto delle troppe carenze nella nostra Università, in questo settore. Non che fossero ignote, ma il metterle in fila, il contarle, la loro rigorosa definizione e quantificazione indubbiamente ha palesato una situazione davvero non accettabile.
Un'autocritica si impone, a tutti i livelli. L'osservazione non deve suonare come critica ad alcuno in particolare: semplicemente si vuole e si deve evidenziare la persistenza, spesso inconsapevole, di una mentalità ancora incapace di affrontare il diverso come una naturale componente della realtà quotidiana e dunque di studiare, progettare soluzioni valide per tutti, invece che proporre soluzioni alternative. Non vorremmo più vedere il percorso "speciale" per chi ha problemi fisici di ogni tipo, ma percorsi per tutti che non pongono l'esigenza di dover cercare (quasi sempre dopo) alternative di vario genere e spesso di incerta praticabilità. Sul piano operativo, credo che nessuna soluzione sia impossibile: troppo spesso l'impraticabilità è costruita da noi stessi, nel momento in cui concepiamo spazi, servizi e relativi accessi ignorando che tutti possono e debbono entrare all'università senza sentirsi visivamente e quotidianamente ricordare le proprie carenze. È questo il messaggio che la guida Università senza barriere vuole trasmettere. Diamo delle indicazioni, delle informazioni sul come arrivare a posti apparentemente inaccessibili, ma non vorremmo vedere una seconda edizione migliorata e più completa: obiettivo ambizioso (utopistico?) è quello di contribuire al maturare di una mentalità che renda inutili, non necessarie, pubblicazioni di questo genere. Comunque grazie ai tanti che hanno generosamente e con intelligenza collaborato al lavoro.

La cultura della mobilità e della vita indipendente