no28

   mostre   
Rus Africum.
Terra, acqua e olio
nell'Africa settentrionale

di Mariette de Vos

La mostra Rus Africum. Terra acqua olio nell'Africa settentrionale. Scavo e ricognizione nei dintorni di Dougga (Alto Tell tunisino) ha presentato i primi risultati di una ricerca condotta negli anni 1994-1999 nelle campagne di Dougga (Tunisia) dall'Institut National du Patrimoine di Tunisi e dall'Università di Trento, nell'ambito di una indagine sulle condizioni di vita e sull'ambiente di lavoro degli agricoltori in alcune zone dell'Africa proconsularis.
Inaugurata lo scorso 22 novembre e chiusa a fine dicembre, la mostra è stata curata da Mariette de Vos, docente di Archeologia e Storia dell'Arte greca e romana presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell'ateneo.
Gli spazi espositivi sono stati prima la Sala Consiliare dell'ateneo - in via Belenzani 12 - e dal 4 dicembre il Palazzo Thun, sotto la Torre Mirana, in via Manci a Trento.
L'esposizione constava di pannelli esplicativi e alcuni significativi reperti rinvenuti durante lo scavo di parte di una fattoria d'epoca vandalo-bizantina. Il volume dedicato alla mostra, pubblicato nella serie "Labirinti" del Dipartimento di Scienze Filologiche e Storiche, illustra i dati salienti del survey e dello scavo della fattoria.
L'obiettivo della ricerca è la ricostruzione del paesaggio antico e dei modelli di insediamento rurale in alcune zone dell'Africa proconsularis, in un ampio lasso di tempo. La ricognizione intensiva del terreno e la documentazione dei resti di attività e occupazione umane permettono una ricostruzione dettagliata del processo di trasformazione dei modi d'uso della terra.
Con la ricognizione, da parte di équipes di studenti e tecnici dell'Università di Trento e volontari, di una superficie di 150 kmq si sono scoperti 555 siti, 360 dei quali sono poi stati rilevati in dettaglio e georeferiti con l'uso del teodolite (stazione totale Leica Wild). Inoltre si è proceduto allo scavo di un insediamento rurale situato in collina sopra la sorgente Aïn Wassel, al fine di indagare le condizioni di vita e l'ambiente di lavoro degli agricoltori. Questa collina si prestava particolarmente a un intervento di scavo per la scoperta dell'ara legis divi Hadriani de rudibus agris, fatta ivi dal medico militare Louis Carton nel 1891. Quest'ara, conservata ora nel Museo del Bardo, riporta una delle quattro "grandi iscrizioni" della media valle della Medjerda concernenti la legge adrianea sulle terre incolte, che autorizzava i coloni delle proprietà imperiali a bonificare terreni ingrati o abbandonati da dieci anni, col beneficio di venirne in possesso con i loro eredi. Nel novembre 1999, un mese prima della conclusione dei lavori, fu trovata a 5 km da Aïn Wassel un'altra copia di questa importante legge: l'efficacia della quale è dimostrata dai molti insediamenti nella zona (3-4 fattorie per kmq), e dalla continuità della vita nonché dalla dinamicità produttiva anche nel periodo fra tardoantico e primo medioevo.
Ad Aïn Wassel sono stati scavati 18 ambienti. Il torchio oleario del complesso non era più in grado di funzionare nel modo in cui era stato progettato e usato. La macina per separare i noccioli dalla polpa delle olive, spaccata, fu trovata depositata in due ambienti diversi. Al momento dell'abbandono del complesso si coltivavano ancora olive, come attesta l'anfora con olive carbonizzate trovata a fianco del torchio. Nella mostra si potevano inoltre vedere alcuni oggetti in bronzo, monete e recipienti ceramici trovati durante gli scavi stratigrafici, che testimoniano del modo di mangiare, vestire e lavorare la terra degli abitanti in epoca vandala e bizantina.
La documentazione esposta riguardava la carta archeologica "reale" degli insediamenti rurali antichi nei dintorni di Dougga: 183 fattorie (123 con oleificio), 12 agglomerati (2 con chiesa), un acquedotto lungo 11 km (con 7 ponti e 128 pozzi d'ispezione), 29 luoghi con sepolture.
I lavori sono stati realizzati grazie agli strumenti in dotazione al Laboratorio di Archeologia, all'erogazione di un centinaio di contratti per "attività parziali" che hanno permesso agli studenti di tutte le facoltà dell'ateneo trentino di partecipare attivamente alla ricerca sul campo in Tunisia, e all'elaborazione informatica dei dati in laboratorio. Il progetto ha beneficiato di finanziamenti da parte dell'Università di Trento, del Murst e del Ministero degli Affari Esteri.
Alla mostra è stato affiancato un convegno internazionale che si è tenuto nei giorni 23-25 novembre, Archeologia del territorio: metodi materiali prospettive. Medjerda e Adige: due territori a confronto, organizzato dall'Università di Trento, dalla Provincia Autonoma di Trento e dall'Associazione Italiana di Cultura Classica (Sezione di Trento). Il convegno ha affrontato temi e problemi dell'archeologia del territorio riguardanti l'Africa settentrionale e la Val d'Adige.


Nelle foto, dall'alto in basso: la mostra Rus Africum; uno scorcio della zona degli scavi; il convegno Archeologia del territorio.