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Le Alpi prima delle frontiere
L'Università di Trento coordina un progetto internazionale su cambiamenti culturali, adattamenti e tradizioni dalla preistoria alla storia
di Annaluisa Pedrotti e Silvia Larentis, studentessa di Lettere

L’attività di collaborazione internazionale del Laboratorio di Paletnologia del Dipartimento di Scienze Filologiche e Storiche (DSFS) dell’Università di Trento e del Museo Tridentino di Scienze Naturali (MTSN) si è avvalsa nel corso del 2001 di un nuovo progetto, cofinanziato dalla Comunità Europea (Direzione Generale Educazione e Cultura, Programma Quadro Cultura 2000). Il progetto, intitolato “Le Alpi prima delle frontiere: cambiamenti culturali, adattamenti e tradizioni dalla preistoria alla storia”, è stato realizzato dal Laboratorio di Paletnologia del DSFS, in qualità di capofila, dal Museo Tridentino di Scienze Naturali, in qualità di co-organizzatore e dalla Cattedra di Storia Romana sempre del DSFS, in stretta collaborazione con università rappresentative di tutti i Paesi legati geograficamente o per interessi scientifici all’arco alpino: Università di Grenoble (F), Chambéry (F), Zurigo (CH), Freiberg (D), Innsbruck (A) e Ljubljana (SLO). Lo scopo principale del progetto era quello di verificare la possibilità di lavorare insieme e costituire una rete di cooperazione denominata “Alpine Network for Archeological Sciences” (Alpinet) al fine di promuovere e coordinare comuni attività di ricerca e di divulgazione riguardanti la preistoria e la romanità nel territorio alpino. Questi gli obiettivi principali raggiunti: la scuola archeologica La Preistoria in Italia settentrionale (8-30 settembre 2001), il congresso scientifico internazionale Le Alpi: ambiente e mobilità (Trento, 25-27 ottobre 2001), rappresentazioni teatrali e dimostrazioni di piazza (Trento, 27-28 ottobre 2001), la mostra temporanea I metodi della Ricerca Archeologica (Trento, 26 ottobre 2001-13 gennaio 2002).


La scuola archeologica La Preistoria in Italia settentrionale: dall’8 al 30 settembre, quindici studenti di archeologia, provenienti da ciascuna delle istituzioni accademiche partecipanti al progetto, hanno trascorso tre settimane nella nostra regione in occasione della scuola archeologica. I ragazzi hanno così avuto l’opportunità di seguire corsi specialistici e seminari tenuti da docenti universitari italiani e stranieri, sia presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’ateneo che sul campo, e soprattutto di poter confrontare la loro preparazione e metodologie di ricerca con compagni di studio di nazionalità diversa. Alle lezioni teoriche, si sono inoltre affiancati incontri con esperti e indagini pratiche in numerosi siti archeologici del Trentino-Alto Adige, del Veneto e della Lombardia, fra gli altri: i Campi Neri di Cles, il Riparo Gaban, il Riparo Loch di Romagnano, i Laghetti di Colbricon, le palafitte di Fiavè e Ledro, in Regione, la Grotta di Fumane e il Riparo Tagliente nel Veneto, Manerba e Lavagnone sul Garda bresciano. Le uscite hanno interessato anche musei e parchi archeologici, ma, al di là delle escursioni più tradizionali, un momento molto significativo è stato sicuramente quello della partecipazione alla transumanza che dagli alpeggi austriaci ha fatto ritorno in Val Senales. Occasione questa anche per visitare il luogo del rinvenimento della mummia del Similaun e l’Archeoparco della Val Senales appena inaugurato. Durante l’ultima settimana (24-30 settembre) gli studenti hanno potuto prendere parte in prima persona alla campagna di scavo nell’abitato neolitico di Lugo di Grezzana (VR), in stretta collaborazione con gli altri ragazzi dell’ateneo trentino.
Il convegno “Le Alpi: ambiente e mobilità”: esperti di fama internazionale hanno presentato risultati scientifici originali relativi ai cambiamenti climatici e culturali che hanno interessato l’ambiente alpino dal Paleolitico all’età romana. Nello specifico, i lavori del convegno sono stati distribuiti in quattro sessioni: la prima (25 ottobre), Ambiente, ha illustrato la variabilità climatica dell’Olocene, mettendo in evidenza come l’uomo vi si sia adattato; la seconda (26 ottobre), Cacciatori-raccoglitori, ha invece messo a fuoco le dinamiche e i tratti tipici dei gruppi umani paleolitici e mesolitici dell’arco alpino; in contemporanea ha avuto luogo anche la sessione Società pre e protostoriche, che ha rivolto l’attenzione soprattutto al concetto di mobilità nelle Alpi dal Neolitico al Ferro; sempre il 26 ottobre ci si è poi occupati de La società romana, sottolineando le modalità in cui la cultura romana penetrò attraverso vie di comunicazione e valichi alpini sulla base anche di elementi quali la panegiristica e l’epigrafia. Gli atti del convegno saranno pubblicati all’interno della rivista specialistica Preistoria Alpina.
In concomitanza del congresso è stata effettuata presso il Centro Servizi Santa Chiara di Trento la rappresentazione teatrale “Trì-lo-là”, finalizzata alla rielaborazione delle tappe fondamentali del percorso evolutivo culturale di un ipotetico gruppo umano dalle origini ai giorni nostri, in linea con quanto suggerito dalla ricerca scientifica. Nella giornata successiva (domenica 28 ottobre) ha invece avuto luogo, nel Parco Santa Chiara, una dimostrazione di tiro con l’arco storico offerta dagli Arcieri Storici di Trento: da ricordare, fra l’altro, la ricostruzione e simulazione della morte dell’Uomo del Similaun, sulla base anche del recente rinvenimento della punta di freccia nella scapola sinistra della mummia.
Mostra temporanea Archeologia alpina: l’esposizione, presso il Museo Tridentino di Scienze Naturali dal 26 ottobre 2001 al 13 gennaio 2002, presenta, con linguaggio accessibile, le principali metodologie utilizzate oggi dalla ricerca archeologica anche attraverso esempi pratici delle loro applicazioni. Vengono inoltre descritte le diverse attività scientifiche realizzate dalle istituzioni partecipanti al progetto, offrendo esempi attuali di ricerca archeologica in ambiente alpino. Visite guidate sono promosse dal Museo Tridentino di Scienze Naturali in collaborazione con studenti del corso di Paletnologia.
Formare specialisti in archeologia dell’arco alpino. La volontà di incrementare i rapporti di cooperazione a livello internazionale, allo scopo di veicolare al meglio le conoscenze e le competenze dei singoli centri di ricerca, è del resto ben presente nel progetto che prevede l’istituzione di un master con sede a Trento per la durata di un semestre e successive tappe di studio nelle varie università partner. Solo in questo modo sarà possibile formare quegli specialisti in “archeologia dell’arco alpino” di cui da tempo si sente la necessità.

 

Nelle foto: In alto, a destra: Konrad Spindler, intervenuto al convegno Le Alpi: ambiente e mobilità; a sinistra: Colbricon, scavi archeologici; sopra a destra: l'intervento di Antonio Tagliacozzo.