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   memoria   

Edipo tra mito e storia
L'eroe e il tiranno nell'Edipo Re di Sofocle
di Bruno Gentili

Nella Repubblica, Platone afferma che il tiranno è dominato dalla veemenza delle sue passioni e dei suoi istinti. Sue caratteristiche fondamentali sono la gozzoviglia, l’erotismo, l’irascibilità. Un personaggio che si distingue dagli altri uomini per la sfrontatezza delle passioni e l’audacia nel commettere qualsiasi crimine. Quest’analisi di taglio quasi psicanalitico raggiunge il suo vertice nell’osservazione che il tiranno, una volta dominato da Eros, realizza nella vita quotidiana tutti quegli appetiti che da ragazzo, quando era ancora sottomesso alle leggi e al padre, soddisfaceva soltanto nel sogno. Egli vive perciò la dimensione del sogno, è un uomo che trasferisce nella realtà il carattere anomico dell’esperienza onirica.
Platone parla esplicitamente del sogno erotico del tiranno riguardo un’unione incestuosa con la madre. In questa luce trova una spiegazione storica e culturale la connessione, a prima vista sorprendente, tra incesto e tirannide, su cui si impernia l’Edipo Re di Sofocle. Anche Periandro di Corinto (VII-VI secolo a.C.), ritenuto il prototipo del tiranno, conosce l’esperienza dell’incesto: si unisce con la madre al buio, per uno stratagemma di lei, così come Edipo sposa la madre senza sapere di essere suo figlio. Quando l’incesto viene scoperto, entrambe le donne si uccidono. La biografia tradizionale di Periandro ricalca molti elementi connotanti il mito del “tiranno” Edipo, almeno nella sua versione sofoclea. Per esempio, la sophia, la saggezza: Periandro fu considerato dagli antichi uno dei Sette Saggi appunto come Edipo fu il sapiente per eccellenza, l’uomo che risolse l’enigma della Sfinge. Una saggezza che però paradossalmente ha come esito finale la caduta nella follia della tirannide che segna anche la rovina della loro azione politica e della discendenza familiare. Il figlio cadetto di Periandro che doveva ereditare il potere finì assassinato a causa degli errori paterni; i figli di Edipo finirono miseramente in una lotta fratricida, anch’essa effetto di colpe e maledizioni paterne.
È stato mostrato come in questa vicenda edipica e periandrea di successo effimero e di insuccesso irrimediabile si realizzi la vocazione ancestrale della famiglia, rappresentata emblematicamente dal difetto fisico della zoppaggine, che comporta anomalia e anomia di un destino esistenziale, capacità di muoversi liberamente con i piedi anche al di fuori dalla linea retta, ma nello stesso tempo pericolo incombente della caduta. Lambda, il segno alfabetico che simboleggia la deformità dello zoppo, inerisce ai nomi della nonna di Periandro, Labda, “la Zoppa”, e del nonno di Edipo, Labdaco.
La struttura dell’Edipo Re di Sofocle che assume la movenza di una ricerca ansiosa da parte di Edipo della propria identità sconosciuta e, come è stato osservato, prefigura lo schema del libro giallo, è congruente con il dato mitico dell’inconsapevolezza, ovvero con il fatto che Edipo compie l’incesto senza saperlo. Un’incolpevolezza predeterminata, o “colpa innocente” come l’ha definita Herbert Marcuse, che inerisce al destino ancestrale dell’eroe, all’anomalia che connota la sua stirpe nella forma della zoppaggine.

Nelle foto: a destra Edipo davanti alla Sfinge, da un'anfora datata attorno al 450 a.C. tratto da Il mito di Edipo di Franz Dirlmeier, Il Melangolo.
Sopra a sinistra Vittorio Citti e Bruno Gentili.

 


Bruno Gentili, accademico dei Lincei, professore emerito all’Università di Urbino, è uno dei più eminenti studiosi al mondo di letteratura greca. Fondamentali le sue ricerche di metrica greca e i suoi studi sul rapporto tra poeta, committente e pubblico nella lirica arcaica. Oltre ad esemplari edizioni critiche di Anacreonte e degli elegiaci greci ha pubblicato numerosi saggi, tra cui Poesia e pubblico nella Grecia antica (trad. ingl. 1988), premio Viareggio 1984. Più recentemente, per la Fondazione Lorenzo Valla, ha curato Le Pitiche di Pindaro (1995).