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  innovazioni multimediali   

Realtà virtuale e mondo classico
La Facoltà di Lettere ospita Bernard Frischer della University of California, Los Angeles
di Giorgio Ieranò

Ricostruire Roma antica con gli strumenti delle nuove tecnologie. È questo il progetto di Bernard Frischer, professor of classics alla Ucla (University of California, Los Angeles). Un progetto che ha preso il nome di “Rome Reborn” (Roma rinata) e che ha attirato l’attenzione di giornali e televisioni di tutto il mondo, dal Sunday Times all’Herald Tribune, dal New York Times a Discovery Channel. Le tecnologie della realtà virtuale vengono usate per creare modelli tridimensionali, scientificamente rigorosi, di monumenti antichi e siti archeologici di Roma. Per ora sono stati ricostruiti virtualmente numerosi edifici del Foro Romano e la basilica paleocristiana di Santa Maria Maggiore.
Ma il progetto, finanziato in larga parte con fondi privati, è in continua crescita ed evoluzione. Tanto che, nel 1997, la Ucla ha creato il Cultural Virtual Reality Laboratory (Cvr Lab), di cui Frischer è direttore: un laboratorio che produce modelli tridimensionali ormai non solo di monumenti antichi ma anche di altri luoghi di interesse storico e culturale sparsi per il mondo, dal sito inca di Farfan, in Perù, alla cattedrale di Santiago di Compostela. Delle attività del Cvr Lab e delle applicazioni della realtà virtuale (Virtual Reality) ai beni culturali, Frischer ha parlato il 12 dicembre scorso all’Università di Trento, ospite della Facoltà di Lettere e del Dipartimento di Scienze filologiche e storiche. Una presenza tanto più significativa in quanto tra le Università della California e quella di Trento si sta avviando uno scambio di studenti: lo stesso Frischer si è augurato che qualche studente trentino, appassionato di nuove tecnologie, possa frequentare il Cvr Lab. Con l’archeologa Monica De Simone, per ora unica collaboratrice italiana del Cvr Lab, Frischer ha illustrato metodi di lavoro e progetti del laboratorio californiano. “La finalità principale del Cvr Lab è duplice” spiega Frischer “da un lato esso mira a creare modelli autentici e tridimensionali di importanti beni storici e culturali, dall’altro vuole esplorare tutte le possibilità di impiego di questi modelli. Il nostro laboratorio, inoltre, coopera con altre università produttrici di Cvr per compilare una documentazione la più completa possibile del patrimonio culturale mondiale”. I modelli tridimensionali possono servire a studenti e a studiosi (o anche a semplici turisti) per comprendere al meglio le caratteristiche dell’urbanistica antica. Possono essere fruiti attraverso il web, usati come illustrazioni interattive su Dvd o CD-Rom, o essere proiettati nei Teatri Virtuali.
“La realtà virtuale applicata ai beni culturali” ha spiegato Frischer “eredita la tradizione rinascimentale di acquisire tutte le immagini della Natura. La sua potenzialità si esplica anche su ciò che non esiste più: l’archeologia. Essa quindi eredita anche il secondo grande sogno dell’Occidente: viaggiare nel tempo”. Fu Cassiano dal Pozzo, amico di Galileo e membro dell’Accademia dei Lincei, il primo a tentare di creare un catalogo onnicomprensivo di immagini di opere d’arte e dell’architettura. Mentre Filippo von Stosch, nel Settecento, raccolse migliaia di schizzi di opere d’arte e di architettura da tutto il mondo. “Era inevitabile” prosegue Frischer “che il Novecento usasse la fotografia per catalogare i beni culturali. Ma ugualmente importanti, anche se dimenticate, furono le immagini tridimensionali dello stereoscopio, che erano enormemente popolari. Oliver Wendell Holmes, l’inventore del Holmes-Bates stereoscopico, propose nel 1859 la creazione di una vasta collezione di immagini stereoscopiche. C’è una linea diretta dall’archivio universale tridimensionale di Holmes alla Cultural Virtual Reality: una linea che passa per il computer”.
L’applicazione della Virtual Reality alla cultura comporta al tempo stesso grandi opportunità e grandi pericoli, come ha messo in luce Frischer: “Nel 1991 Howard Rheingold pronosticava che, entro dieci anni, milioni di utenti del PC avrebbero visitato migliaia di mondi virtuali. Oggi possiamo confermare la correttezza della sua profezia. Anzi, possiamo azzardare un’altra profezia. Entro l’anno 2011, miliardi di utenti useranno milioni di mondi virtuali nelle loro scuole e case. Ciò che mi preoccupa è il rischio che quasi tutti questi mondi siano, come oggi, mondi fittizi e senza valore culturale o scientifico”. Il problema dunque è realizzare modelli tridimensionali scientificamente rigorosi e culturalmente significativi. Un compito che, precisa Frischer, deve necessariamente competere alle istituzioni di ricerca e non può essere delegato ai privati. Per questi scopi è stato creato l’Ucla CVR Lab. E non deve sorprendere che questa iniziativa avveniristica sia nata per impulso di un antichista come Bernard Frischer. Proprio gli studiosi dell’antichità, forse perché allenati al confronto con ciò che è diverso e lontano, forse perché abituati a misurarsi per mestiere con culture e modelli di pensiero “altri” da noi, si sono spesso mostrati i più disponibili a dialogare anche con le nuove opportunità della tecnologia: il primo archivio digitale di testi letterari (Tlg, Thesaurus linguae graecae) riguardava non a caso proprio la letteratura greca antica ed è stato creato dagli antichisti di un’altra università californiana, quella di Irvine. Antico non è sinonimo di vecchio. Anzi, come è più volte accaduto nella storia, dal Rinascimento alla Rivoluzione Francese, l’antico è spesso alleato del nuovo.

Nelle foto, in alto a sinistra: Colosseo; a destra: Curia Julia - Senato Romano nel Foro Romano.

 


Bernard Frischer, (nella foto) 52 anni, è professor of classics alla University of California, Los Angeles (Ucla). Latinista di formazione, è direttore dal 1997 dell’Ucla Virtual Reality Laboratory. Dirige anche, dal 1997, gli scavi nella Villa del poeta Orazio a Licenza, presso Roma, che hanno permes-so di rivedere molti dati che erano ormai considerati acquisiti. Ha pubblicato nume-rosi saggi e volumi dedicati alla letteratu-ra latina (in particolare a Orazio e Virgilio), all’iconografia di Epicuro e alle applicazio-ni delle nuove tecnologie al mondo antico. Per l’anno accademico 2001-2002 è anche professor-in-charge all’Intercollegiate Center for Classical Studies di Roma.