no39

  pianificare il cambiamento   

Dopo la maturità: studio o lavoro?
Motivazioni, atteggiamenti e aspettative degli studenti trentini
di Paolo Bari

L’università deve potenziare le attività di orientamento per attirare il maggior numero di iscritti. In una situazione di intensa concorrenzialità fra sedi accademiche diventa infatti fondamentale saper “catturare” nuove matricole in modo da bilanciare il calo demografico che si registra ormai da anni. Per analizzare le caratteristiche dei giovani “in entrata”, l’ateneo trentino ha commissionato una ricerca curata da un gruppo di lavoro coordinato da Carlo Buzzi e composto da Antonio Schizzerotto, Mario Callegaro, Cristiano Vezzoni, Alberto Vitalini e Giovanna Viviani. L’indagine - intitolata “I processi decisionali sottostanti la scelta universitaria” - ha preso in esame motivazioni, atteggiamenti ed aspettative di 2.700 studenti trentini che hanno terminato le scuole superiori nel luglio del 2000. La ricerca è stata effettuata secondo l’innovativo metodo longitudinale: i giovani sono stati infatti intervistati in febbraio, in giugno e in novembre (cioè prima, durante e dopo gli esami di Stato) per cogliere l’intero percorso che ha portato alla decisione di proseguire gli studi, di scegliere la facoltà e il corso di laurea, di indirizzarsi verso una specifica sede.
I risultati dell’indagine si rivelano particolarmente interessanti ed utili. Innanzi tutto si evidenzia il fatto - estremamente positivo - che cresce il numero di giovani trentini che preferiscono iscriversi all’università piuttosto che inserirsi nel mondo del lavoro. Rispetto ad una media del 55,7% registrata nel ’99, un anno dopo gli immatricolati sono stati il 59,3%, con un incremento del 3,6% (peraltro ancora insufficiente a colmare la distanza con il resto d’Italia). Il proseguimento degli studi è più frequente tra i liceali, tra coloro che ottengono i più alti punteggi d’esame, inoltre fra gli abitanti dei comuni maggiori, fra gli appartenenti a classi sociali economicamente e culturalmente elevate. Appare infatti significativo che il 76,4% dei figli di liberi professionisti si iscriva all’università contro il 47,1% dei figli della classe operaia. Una minore propensione agli studi si registra inoltre nelle zone periferiche del Trentino (Val di Fassa, Fiemme, Primiero, Bassa Valsugana). In ogni caso la scelta fra studio e lavoro avviene in ritardo; il 45% degli intervistati si dimostra incerto oppure modifica la decisione iniziale. Ogni cento diplomati trentini che si iscrivono all’università, 56 si immatricolano a Trento e 44 preferiscono altre sedi, una percentuale adesso stabile dopo un periodo di costante incremento dei “fuggitivi”. È la concorrenza indiretta a sottrarre la quota più elevata di potenziali matricole. Il 56% degli studenti che optano per altre sedi sceglie facoltà assenti a Trento (concorrenza indiretta) e il 44% si indirizza verso facoltà presenti anche a Trento (concorrenza diretta). Nel primo caso le preferenze vanno a medicina, scienza della formazione, architettura e scienze politiche. Nel secondo caso si nota che scienze e lettere mostrano un notevole numero di “perdite”, probabilmente ascrivibili alla limitata offerta didattica locale. Nel 2001 questa situazione è stata prontamente modificata tanto che la Facoltà di Lettere ha registrato un forte aumento di immatricolazioni, in particolare nei nuovi corsi triennali. Il “rischio” di perdere iscritti appare più elevato fra le ragazze, i diplomati dei licei, i figli con almeno un genitore laureato. Verona, Padova, Bologna e Milano sono gli atenei che più di frequente attirano i giovani trentini.
Di notevole interesse appare infine il periodo della scelta. L’80% degli intervistati si dimostra infatti insicuro oppure ha modificato la propria decisione in itinere (nel corso dell’ultimo anno delle superiori). I più certi sono gli studenti che si immatricolano a giurisprudenza, a medicina, ad architettura e a psicologia mentre sociologia, lettere, scienze, scienze politiche sono le facoltà scelte quasi all’ultimo momento. Tale incertezza non riguarda un particolare segmento della popolazione giovanile, ma coinvolge in generale tutti i diplomati. Il procedimento di preiscrizione si dimostra dunque scarsamente attendibile. Risulta pertanto evidente che le iniziative di orientamento vanno attuate con congruo anticipo e devono rimanere costanti nel tempo. I canali informativi più diffusi risultano il tradizionale materiale cartaceo, le presentazioni effettuate dagli studenti formatori, il sito Internet dell’ateneo (quest’ultimo è anche il mezzo più efficace). Di scarso impatto sono invece le presentazioni curate dai docenti universitari. Le attività promosse dal team “Orienta” dell’ateneo trentino appaiono dunque piuttosto incisive. Il successo di immatricolazioni registratosi nel 2001 sembra confermare la validità delle strategie adottate.

Nelle foto: Fiera Orienta 2001, Trento