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Capitale sociale e sviluppo locale
Per migliorare la qualità del lavoro e la competitività delle aziende
di Antonio M. Chiesi

Il Dipartimento di Sociologia e ricerca sociale dell’Università di Trento ha avviato nel 2001, in collaborazione con le sedi universitarie di Firenze, Pavia e Urbino, un progetto biennale di ricerca di interesse nazionale (Murst/2000) intitolato “Capitale sociale e performance economica locale”, il cui scopo è quello di individuare e confrontare il contributo del capitale sociale allo sviluppo delle aree di piccola e media impresa.
Nell’ultimo decennio diverse organizzazioni economiche internazionali (OECD, World Bank) hanno sottolineato come nello scenario economico del futuro siano destinate ad acquisire sempre maggiore rilevanza le risorse intangibili, quali la conoscenza e le capacità di coordinamento e di cooperazione fra imprese e tessuto locale. Capitale umano e capitale sociale costituiscono due importanti risorse anche per le piccole e medie imprese, risorse che possono essere impiegate per migliorare la qualità del lavoro e della produzione così come per aumentare la competitività delle aziende italiane.
Il capitale sociale, insieme al capitale umano, si affianca quindi al capitale economico nel fornire le migliori condizioni di sviluppo. Mentre il capitale umano è dato non solo dai livelli di istruzione di coloro che partecipano all’organizzazione aziendale, ma anche dal bagaglio di capacità professionale, dall’esperienza e dalle conoscenze tacite acquisite sul lavoro, il capitale sociale può essere analizzato sia a livello micro-sociale che a livello macro-sociale. Per ogni singolo attore, a livello micro il capitale sociale è rappresentato dalla rete di conoscenze personali che possono essere sfruttate per ottenere informazioni rilevanti e che possono essere mobilitate da ciascuno allo scopo di raggiungere i propri obiettivi. In questo senso chiunque è dotato di un proprio capitale sociale che viene utilizzato quando per esempio si dice “conosco la persona giusta”. A livello macro, il capitale sociale consiste invece nella condivisione di una cultura e di valori che favoriscono la reciproca fiducia e la cooperazione spontanea e sanzionano i comportamenti opportunistici.
In questa accezione il capitale sociale è un’importante condizione precontrattuale che rende possibile gli scambi di mercato e abbassa i cosiddetti costi di transazione. Questo aspetto macro del capitale sociale è stato recentemente studiato anche per l’Italia da noti studiosi stranieri, che hanno sottolineato il nesso tra valori condivisi - come il senso civico, la diffusione dell’associazionismo e perfino l’impegno politico - e il più alto livello di benessere economico di una data area. Lo studio di Putnam, in particolare, ampiamente discusso negli anni ’90 ha suscitato una serie di critiche, sia concettuali che metodologiche, che richiamano la necessità di approfondire in termini sistematici queste ipotesi.
Seguendo queste indicazioni, la ricerca “Capitale sociale e performance economica locale” mira a conoscere meglio tali aspetti applicati al comportamento e alle strategie dei piccoli e medi imprenditori che operano in aree sociali omogenee. Obiettivo specifico della ricerca è quello di indagare le connessioni tra dimensione sociale e sviluppo economico e di analizzare quale è il ruolo del capitale sociale nello spiegare il divario tra le aree ricche del Nord industrializzato e quelle del Sud arretrato, dove esistono tuttavia recenti tentativi di sviluppo.
Gli studi sociologici sullo sviluppo locale, che hanno in Italia una tradizione riconosciuta anche all’estero, si sono da tempo concentrati sulle modalità di costruzione sociale del mercato. Insieme alle risorse economiche (capitale economico) e a quelle individuali (capitale umano), la ricerca sociologica ha posto l’attenzione anche sulle relazioni sociali e sul contesto locale quali dimensioni rilevanti per lo sviluppo e successo dell’impresa. Come qualsiasi attore sociale, ciascun imprenditore nello svolgimento della sua azione economica necessita, infatti, di un insieme di rapporti e contatti con altri attori economici e non, si può giovare di un’atmosfera culturale più o meno favorevole e di un atteggiamento diffuso di maggiore o minore fiducia reciproca.
La ricerca vuole dimostrare che l’analisi del ruolo svolto dal capitale sociale non può essere svolta separando il livello micro da quello macro, come la letteratura ha fatto fin ora. Riteniamo infatti che esistano meccanismi di rafforzamento del capitale sociale a livello macro, attraverso le pratiche perseguite a livello individuale (la fiducia nel sistema economico locale può essere infatti alimentata dal buon esito dei rapporti individuali, come nella struttura dei giochi ripetuti).
Ma può essere anche vero il contrario, poiché un tessuto culturale caratterizzato da fiducia nelle istituzioni locali e buona reputazione può incoraggiare gli scambi e gli accordi tra singoli operatori. L’abbassamento per questa via dei costi di transazione può a sua volta rendere conveniente la nascita di nuove piccole aziende piuttosto che la crescita dimensionale di quelle già esistenti. Il progetto si struttura sull’analisi comparata del comportamento economico in alcune aree del territorio nazionale. I casi di studio sono stati selezionati sulla base di due diversi criteri: per macro-aree geografiche e per comparto di attività produttiva. I diversi modelli di sviluppo locale e il diverso contesto economico nelle aree del Nord, del Centro e del Sud possono mettere in luce modalità differenti di radicamento del capitale sociale che meritano di essere indagati. Inoltre l’ipotesi che si intende verificare è che il capitale sociale giochi un ruolo di rilievo sia nei processi di riconversione e di ristrutturazione dei comparti produttivi più tradizionali, come quello della meccanica, sia nella diffusione dell’innovazione che nel radicamento di aree produttive di più recente sviluppo, come quello dell’informatica. Preliminarmente alla comparazione, in ognuno dei casi di studio la rilevazione e analisi del capitale sociale verrà integrata con l’approfondimento delle specifiche caratteristiche del caso e del comparto produttivo, combinando tecniche sia quantitative, attraverso l’uso della network analysis, sia tecniche qualitative, tipiche degli studi di area.
I primi risultati provvisori, attesi per la tarda primavera, verranno presentati e discussi in occasione del Congresso mondiale di Sociologia, che si terrà a Brisbane nel luglio prossimo.

Nella foto: Trento, Viao Oriola

 


Dipartimento di Sociologia e ricerca sociale
L’attività di ricerca collettiva presso il Dipartimento di Sociologia e ricerca sociale riguarda tradizionalmente le seguenti aree tematiche: struttura sociale, disuguaglianze e azione collettiva; processi culturali, valori e identità sociale; mutamento delle istituzioni politiche europee; culture e mutamento organizzativo.
Attività di ricerca con carattere di continuità sono inoltre svolte nell’ambito della sociologia dell’educazione, dell’informatica, delle scienze cognitive e della comunicazione, della sociologia dell’ambiente e del territorio e delle teorie sociologiche.

Direttore: Antonio M. Chiesi
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