Werner Hildenbrand
e la teoria dell’equilibrio economico generale
Dovremo riscrivere i nostri libri di testo?
di K. Vela Velupillai Immaginate, se ci riuscite, che il
Papa sia venuto a tenere una conferenza dinanzi al Clero del nordest d’Italia in una sala
debitamente addobbata del Castello del Buonconsiglio, per esempio in occasione di un anniversario del famoso
Concilio di Trento. Supponete quindi che il Papa decida di trattare il tema dell’Immacolata Concezione
e che a poco a poco l’erudito uditorio ecclesiastico si renda conto con stupore che di fatto
egli ne sta mettendo in discussione la veridicità.
Dei cinque libri dei quali Hildenbrand è stato autore o coautore, tre riguardano la teoria matematica
dell’equilibrio economico generale, la quale praticamente costituisce la roccaforte della teoria economica
moderna. Egli non è solo una delle grandi autorità contemporanee sull’argomento, ma anche
l’architetto di molte sue parti. Il fatto che lo stesso Hildenbrand abbia messo in discussione i fondamenti
economici dell’edificio costruito con grande cura, eleganza e professionalità da una distinta
schiera di teorici economici, lui compreso, è stato davvero comparabile al Papa che mette in discussione
l’Immacolata Concezione.
Molti di noi dell’uditorio siamo cresciuti sugli eccellenti testi attraverso i quali per quasi trent’anni
il professor Hildenbrand aveva esposto la teoria dell’equilibrio economico generale. Nella sostanza,
si tratta di una teoria basata su alcune semplici - persino semplicistiche - assunzioni relative al funzionamento
di un sistema economico astratto. Tale sistema, che per ipotesi è popolato da
decision makers razionali, raggiunge un equilibrio di domanda e offerta in tutti i possibili mercati sotto alcune
condizioni ben precise che riguardano il comportamento del consumatore e le possibilità produttive
attivate da imprenditori che ricercano il profitto all’interno di istituzioni come le imprese. Il coronamento
della moderna teoria dell’equilibrio generale - un tema con cui tutti gli studenti di Economia
vengono svezzati - è racchiuso in quello che i matematici definiscono il teorema
dell’esistenza:
una dimostrazione rigorosa delle condizioni attraverso le quali un’economia di mercato
decentralizzata, popolata da agenti del tipo sopra descritto, potrebbe raggiungere un’allocazione di
equilibrio delle risorse scarse che risponde ad una concezione di ottimalità ben precisa, articolata per
la prima volta da Vilfredo Pareto all’inizio del ventesimo secolo.
Benché la base per una definizione formale del raggiungimento di un equilibrio tra le forze della
domanda e dell’offerta attraverso la mano invisibile sia stata magistralmente articolata per la prima
volta da Adam Smith, fu solo con i fondatori della Scuola di Losanna, Léon Walras e Vilfredo
Pareto, che l’idea ricevette una formalizzazione precisa e matematica. Il professor Hildenbrand ci ha tuttavia
diffidati dal simpatizzare con gli economisti che tentano di formalizzare matematicamente ogni
aspetto dell’economia. Secondo l’opinione da lui espressa, peraltro estremamente ragionevole, ci sarebbe
un abisso incolmabile tra la visione economica del teorico e la possibile formalizzazione matematica
di tale visione. A mano a mano che la sua esposizione procedeva, ci rendevamo conto che
si trattava di un filo interpretativo importante nella sua ricostruzione del percorso della teoria economica
verso la modernità: la frattura si era massicciamente allargata nei tre quarti di secolo
che vanno da Walras ad Arrow-Debreu.
L’eccellente ricostruzione del professor Hildenbrand di come si è evoluta la formalizzazione
del problema fondamentale della domanda e dell’offerta è stata una Whig History
per eccellenza. Come punto di partenza Hildenbrand ha preso la formalizzazione matematica moderna
dell’equilibrio ottimale di mercato in un’economia decentralizzata resa famosa da Kenneth
Arrow e Gerard Debreu nei primissimi anni Cinquanta. La sua domanda quasi controfattuale è
stata: se adesso siamo qui, da dove siamo partiti? Questo quesito, per sua stessa natura, può avere
ovviamente molteplici risposte alternative. Il grande merito delle abilità espositive e della notevole
erudizione di Hildenbrand è stato quello di riuscire a localizzare nelle opere di Léon Walras un
punto di partenza preciso seguito da un percorso credibile nello sviluppo della teoria dell’equilibrio
generale sino all’apice rappresentato dal contributo di Arrow e Debreu. Questo percorso,
come il professor Hildenbrand ha efficacemente dimostrato, è stato scandito da eccellenti contributi
parziali ad opera di una schiera di teorici economici di grande levatura e perfino di
outsiders alla professione (tra cui un banchiere, Schlesinger, ed un matematico, Wald) i quali, passo dopo
passo, hanno rifinito la struttura originale di Walras fino a renderla duttile alle manipolazioni
matematiche senza compromessi con l’intuizione logica o economica. Quest’ultima includeva
soprattutto la necessità di accertare che il ragionamento matematico non portasse ad assurdità
economiche, ad esempio a prezzi di equilibrio tra domanda ed offerta negativi.
Fin qui, il professor Hildenbrand non era ancora il Papa che mette in dubbio l’Immacolata Concezione.
Egli stava raccontando una buona storia, supportata da accurati riferimenti testuali, sul come
siamo arrivati al punto in cui ora ci troviamo. Bisognava soltanto condividere alcune delle regole di
base della narrazione, nello specifico bisognava riconoscere i pregi di una
Whig History. Tuttavia, dopo aver descritto il percorso che a suo
avviso ci ha portato allo stato attuale della teoria dell’equilibrio generale, Hildenbrand non si è
soffermato a chiedersi se lo stesso punto di partenza in Walras o un punto di partenza leggermente
diverso avrebbe potuto generare percorsi alternativi e portarci ad un presente diverso,
più interessante. Questo non era il suo scopo.
A questo punto Hildenbrand - per così dire - ha invece cambiato marcia suggerendo con una logica
impeccabile che quella in cui siamo ora è da un punto di vista economico una posizione
priva di senso. L’esercizio di provare matematicamente l’esistenza dell’equilibrio ha finito per
diventare un passatempo fine a se stesso di studiosi con intuizione o formazione economica
inadeguata, ma dotati di quel tanto di conoscenza matematica che consente loro di esplorare
ipotesi “economiche” alternative, non fondate sulla realtà economica, capaci di generare equilibri
di quasi tutti i tipi ed in qualsiasi numero, praticamente su ordinazione.
Hildenbrand ha concluso la sua lezione con un suggerimento su come possiamo progredire oltre
la sterilità degli esercizi accademici che si prefiggono di provare l’esistenza di un equilibrio
economico. Il suo principale suggerimento è che gli economisti devono liberarsi della pericolosa
abitudine di ipotizzare entità metafisiche come le funzioni di utilità. A suo avviso, una linea di
ricerca fruttuosa potrebbe essere quella di iniziare da costruzioni economiche ovvie - come
le funzioni di domanda e offerta - rapportandole alle caratteristiche comuni a gruppi
identificabili di agenti economici, studiati probabilisticamente.
La lectio magistralis è stata impartita dal professor Hildenbrand con autorevolezza, lucidità
ed eleganza su un argomento di importanza cruciale tanto per i teorici economici
quanto per coloro che ne sostengono la rilevanza ai fini dell’interpretazione e dello studio
della realtà economica. Dubito che qualcuno tra il pubblico si aspettasse che Hildenbrand
giungesse ad un verdetto così sorprendentemente negativo su un tema al cui straordinario
sviluppo e alla cui eleganza formale egli stesso ha dato contributi così famosi.
D’ora in avanti dovremo riscrivere i nostri libri di testo e disimparare alcune teorie alle quali ci
eravamo tanto affezionati!
Foto
al centro: Werner Hildenbrand.
Articolo
in lingua originale inglese
|