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  convegni  

La logica nella filosofia
Un convegno organizzato dal Laboratorio di Scienze Cognitive
di Matteo Motterlini e Paolo Bouquet

 

Ragionare dobbiamo, e spesso: sia che si abbia a che fare con problemi pratici relativi alle decisioni di tutti i giorni, sia che ci si misuri con problemi teorici riguardo all’enigma del mondo (fisico e sociale) in cui viviamo e all’enigma della conoscenza che abbiamo di questo mondo. In filosofia, forse più che in altre discipline, il ragionamento “corretto” e le “buone” argomentazioni costituiscono uno strumento indispensabile per la messa a punto di una teoria, indipendentemente dallo specifico campo d’indagine. Dalla metafisica all’epistemo ogia, dall’etica alla filosofia delle scienze naturali, sociali e cognitive, l’analisi dei problemi e la ricerca delle soluzioni non si risolvono nel semplice scrutinio dei dati empirici e richiedono il costante ricorso al tribunale della ragione. A sua volta la teoria dell’argomentazione - la logica - costituisce un privilegiato oggetto di indagine filosofica sin dai tempi di Aristotele, indipendentemente dalla sua rilevanza sul piano della pratica filosofica. Sui complessi risvolti del duplice rapporto fra logica e filosofia si è discusso il 13 e 14 marzo scorso presso il Laboratorio di Scienze Cognitive di Rovereto. Sotto il patrocinio della Società Italiana di Filosofia Analitica (SIFA), della Società Italiana di Logica e Filosofia delle Scienze (SILFS), e della Society for Exact Philosophy (SEP), Ermanno Bencivenga (University of California, Irvine), Nicolao Bonini (Università di Trento), Bas van Fraassen (Princeton University), J. McKenzie Alexander (London School of Economics and Political Science), Hans Rott (University of Regensburg), Krister Segerberg (Uppsala University), Eldar Shafir (Princeton University), Achille Varzi (Columbia University) e Roger Young (University of Dundee, Scotland) hanno esposto il loro punto di vista e si sono confrontati con un ampio pubblico costituito per la maggior parte da ricercatori e da studenti di dottorato italiani e stranieri. Fare filosofia non significa genericamente avere delle opinioni. Significa individuare problemi e cercare soluzioni attraverso un’analisi rigorosa dell’argomentazione, facendo cioè attenzione alle fallacie, alle oscurità e alle contraddizioni che possono celarsi anche dietro i punti di vista apparentemente più plausibili. La filosofia, inoltre, è costretta anche a riflettere su se stessa, e quindi sui criteri che regolano, appunto, “l’analisi rigorosa”. A questo proposito, dalle giornate di Rovereto, sono emersi alcuni contributi di notevole rilievo. Van Fraassen, in particolare, ha sollevato la questione se vi sia una logica o se vi siano molte logiche. Un’analogia può aiutarci a capire la questione. Molti di noi riconosceranno che ci sono diversi sistemi etici, esemplificati nelle diverse culture. Allo stesso modo ci sono diverse logiche (per esempio, la logica modale, la logica intuizionistica, la logica a più valori ecc.) esemplificate nei diversi linguaggi. Per Van Fraassen esiste tuttavia una sola e unica consapevolezza morale, che si manifesta in forme differenti solo perché le persone vivono in differenti condizioni e in differenti circostanze. Ebbene, lo stesso può dirsi per la logica. Per rendersene conto occorre innanzitutto evidenziare che le nostre argomentazioni sono prodotti del ragionamento che esprimiamo in un linguaggio. La logica ha a che fare con il linguaggio. I linguaggi sono vari e diversi, e possono avere diverse strutture. Non ci riferiamo tanto ai linguaggi naturali: nella misura in cui, infatti, russo e inglese possono essere tradotti uno nell’altro abbiamo a che fare con un linguaggio. Abbiamo piuttosto in mente quei linguaggi speciali, contestualizzati e circostanziati che creiamo quando scriviamo un articolo di fisica o di neuroscienze. Ora, questi differenti linguaggi possono essere studiati da un singolo punto di vista (filosofico) ed è quindi possibile guardare alle loro differenti logiche come a una manifestazione di un singolo punto di vista logico che si applica in diverse circostanze. Il che dà alla logica uno status privilegiato come strumento per dirimere secolari questioni filosofiche, come per esempio il problema della riducibilità di fenomeni psicologici a processi fisici. Uno status particolare sul quale riflette anche Achille Varzi, per il quale la logica è neutra, e deve essere neutra, rispetto alla metafisica. Vale a dire che la logica non ci dovrebbe dire nulla riguardo a quello che c’è o non c’è, o sul fatto che ci sia qualcosa. Proprio il suo “impegno metafisico” ha fatto sì che la logica aristotelica, quella sillogistica, venisse considerata inadeguata come canone del puro ragionamento logico. L’inferenza da “Tutti gli esseri umani sono mortali” a “Alcuni uomini sono mortali” è (sillogisticamente) valida. Ma dipende dall’esistenza degli esseri umani e non dovrebbe quindi - in termini puramente logici - valere come inferenza valida. Per intenderci, in un mondo senza esseri umani la conclusione “Alcuni ...” sarebbe falsa, mentre la premessa “Tutti...” sarebbe banalmente vera. Lungi dall’essere un vizio, la neutralità della logica rispetto alla metafisica può rivelarsi una virtù. Purché si tenga ben presente che la teorizzazione metafisica avviene in un linguaggio. E, poiché la logica in grande misura è una teoria del linguaggio, la metafisica non può prendere il via senza la logica. D’altra parte, poiché la logica non ci dice nulla su come è fatto il mondo, la logica non può fare il lavoro della metafisica. Ad ognuno il suo compito, dunque, purché si lavori insieme.

Statua di Aristotele di Walter Bibikow, Macedonia, Grecia.