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  seminari  

Il lessico sociologico del XXI secolo
La nuova enciclopedia delle scienze sociali
di Davide Nicolini

 

La parola enciclopedia racchiude un’utopia e simboleggia il desiderio di poter rappresentare in modo finito tutto lo scibile umano. La sua produzione rappresenta un considerevole sforzo di coordinamento e di cooperazione sociale che richiede di considerarla come un prodotto storico che simboleggia una cesura epocale. L’uscita di grandi enciclopedie costituisce, quindi, un’opportunità per ogni comunità scientifica per riflettere sullo stato dell’arte del proprio sapere specialistico e per individuare le evoluzioni del lessico e delle forme di senso così prodotte. Di tali temi si è discusso in un seminario organizzato dalla Facoltà di Sociologi  in margine alla recente pubblicazione della monumentale International Encyclopedia of the Social & Behavioral Sciences (26 volumi, 90 mila voci, giunta alla terza storica edizione dopo quelle del 1935 e del 1968). L’occasione è stata offerta dalla presenza a Trento di Neil Smelser, visiting professor alla Facoltà di Sociologia e cocuratore dell’Encyclopedia.
L’incontro, intitolato Il lessico sociologico all’inizio del XXI secolo, ha richiamato a Trento alcuni degli autori italiani dell’opera, fra cui diversi docenti del nostro ateneo come Antonio Chiesi, Mario Diani, Sergio Fabbrini, Silvia Gherardi, Gianfranco Poggi, Antonio Scaglia. Sono intervenuti inoltre altri studiosi: Alessandro Cavalli, Ota de Leonardis, Riccardo Bellofiore, nonché Alberto Martinelli dell’Università di Milano, curatore di una delle sezioni dell’Encyclopedia.
L’incontro ha permesso ai partecipanti di riflettere su alcune tendenze in atto nelle discipline sociologiche, sia relativamente alle emergenti categorie di analisi che ai metodi della ricerca sociale. Tuttavia, il tema forse più intrigante della giornata è stato quello della natura e dello statuto, sempre più incerto, dei confini disciplinari nelle scienze umane e sociali.
La questione è emersa con forza in tutti gli interventi, ma è stata trattata in modo particolarmente efficace dai due curatori. Invece di discutere il tema della deriva interdisciplinare delle scienze sociali in modo teorico, entrambi hanno trattato la questione illustrando ai partecipanti come nasce in pratica un’enciclopedia di tali dimensioni.
La costruzione di un’enciclopedia comporta, infatti, una serie di scelte che descrivono e legislano il campo specialistico. Ad esempio: qual è il criterio per scegliere contributi e autori? Quale organizzazione verrà data al contenuto? È nella soluzione a queste questioni pratiche, un vero spaccato del lavoro quotidiano degli scienziati sociali, che è emersa la deriva transdisciplinare  policentrica e tendenzialmente ipertestuale delle scienze sociali del XXI secolo. In primo luogo, i due curatori hanno ribadito come il lavoro di squadra e un ecumenismo disciplinare fossero le uniche opzioni praticabili di fronte al proliferare della produzione scientifica degli ultimi anni (la nuova edizione è quasi il doppio di quella precedente). Il crescente intreccio, l’ibridizzazione e la proliferazione delle scienze sociali ha richiesto il coinvolgimento di decine di esperti per mappare l’ormai immensa produzione esistente. Allo stesso tempo, la natura sempre più transdisciplinare del sapere sociale non permette la creazione di confini precisi e rigidi fra discipline. Ciò ha richiesto che fossero “temi di confine” a prendersi cura di gestire la transizione fra tematiche e materie diverse. Nelle scienze sociali contemporanee, ma non solo, i confini sono sempre più chiaramente non delle linee ma dei processi, di cui la distinzione è uno dei risultati provvisori e localizzati.
Lo stesso meccanismo organizzativo ideato per la gestione delle inevitabili sovrapposizioni fra voci costituisce in secondo luogo un’interessante istantanea della realtà delle scienze sociali contemporanee. Invece di tentare di delimitare sulla base di un rigido piano teorico, i due editor principali hanno organizzato un vero e proprio mercato delle idee fra i curatori delle varie parti dell’Encyclopedia. Il grande gioco quasi borsistico che ne è risultato racconta con efficacia della natura negoziale, labile e sempre contestabile dei confini disciplinari delle scienze sociali moderne forse meglio della stessa Encyclopedia che, per sua natura, si offre necessariamente come “edificio” e tende a celare il lavoro necessario per la sua “edificazione”.
Infine, la decisione stessa di realizzare un’opera così ampia e onnicomprensiva non può che essere letta come reazione alla crescente molteplicità e ibridizzazione delle scienze sociali contemporanee. Benché secondo Smelser un’opera di simili dimensioni risponde sempre a motivazioni non solo di ordine intellettuale ma anche economico e di prestigio, egli non ha avuto remore ad ammettere che dietro un progetto enciclopedico esiste una aspettativa di sistematizzazione e di regolazione che a sua volta indica la percezione di un allentamento degli assetti disciplinari esistenti. Un’opera di questo tipo non si limita, infatti, a descrivere il campo scientifico ma inevitabilmente sanziona e legittima mentre descrive, stabilendo chi è dentro e chi è fuori, chi conta e chi no. Ma la realtà fluida e proteica delle scienze sociali moderne non ha atteso a lungo a bussare alla porta: la casa editrice ha dovuto promettere aggiornamenti annuali per tenere il passo con i risultati dei continui processi di rimescolamento interdisciplinare a cui l’Encyclopedia sperava di mettere un freno anche se temporaneo.
In conclusione, l’Encyclopedia stessa può essere vista come oggetto paradossale che se da un lato cerca di riaffermare simbolicamente una stabilità della divisione fra scienze, poi nella pratica deve negare mille volte tale stabilità. A chi sia disposto a prestare orecchio, questa grande opera parla in modo significativo delle scienze sociali e comportamentali e del loro futuro non solo con ciò che “dice” ma anche attraverso ciò che “fa” e per il modo in cui è stata concepita e realizzata.

 

Foto in basso (da sinistra): Alessandro Cavalli, Silvia Gherardi, Neil Smelser, Antonio Scaglia, Alberto Martinelli.