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  riconoscimenti  

A Pier Luigi Bonora la European Corrosion Medal
La European Federation of Corrosion ha assegnato il prestigioso premio a Pier Luigi Bonora, docente presso la Facoltà di Ingegneria dell’ateneo
intervista di Marinella Daidone a Pier Luigi Bonora

 

Professor Bonora, Lei ha di recente ricevuto il premio della European Federation of Corrosion; ci può parlare di questa istituzione e delle motivazioni del premio?
La Federazione Europea di Corrosione, che ha ormai 50 anni di vita e raggruppa 38 associazioni nazionali, opera per eliminare o alleviare il problema della corrosione, un problema non soltanto scientifico ma estremamente grave sotto il profilo economico. Nei paesi industrializzati, infatti, la corrosione occupa il 4% del prodotto nazionale lordo e almeno il 30%, se non il 50%, di questo budget potrebbe essere ridotto semplicemente insegnando a chi si occupa di materiali, di impianti, di costruzioni, di petrolchimica, di navi, di trasporti, ad applicare in modo corretto le nozioni e le tecnologie disponibili.
Dopo aver studiato a lungo quello che risulta essere il migliore e il più comune dei metodi per eliminare la corrosione, ossia proteggere le superfici con rivestimenti, mi sono reso conto che questa tecnologia così ampiamente applicata era stata trascurata dal punto di vista scientifico. Per questo, nei primi anni Novanta, ho costituito nell’ambito della Federazione Europea di Corrosione il gruppo di lavoro Rivestimenti, che oggi è probabilmente il più attivo dei 18 esistenti. Come vice-presidente della Federazione e nel ’95 eletto presidente per 3 anni, ho attivato molte iniziative in questo campo a partire dall’armonizzazione delle normative nazionali e dalla promozione del livello europeo di certificazione di qualità nell’ambito dell’anticorrosione.
Credo che la Federazione mi abbia assegnato la European Corrosion Medal soprattutto in considerazione del lavoro che ho svolto negli ultimi 6-7 anni dando impulso alla ricerca nell’ambito dei rivestimenti protettivi organici. La motivazione di questa medaglia è: “Pose un ponte tra la scienza e la tecnica”, si riferisce quindi alla possibilità di applicare la scienza della corrosione alla risoluzione di problemi di valenza tecnologica ed economica.

I suoi principali interessi di ricerca riguardano quindi la corrosione?
Io preferirei parlare di anticorrosione, volgendo quindi il concetto in positivo; i trattamenti superficiali di protezione dei materiali costituiscono attualmente il mio tema preminente di ricerca.
Si tratta di un ambito piuttosto vasto che implica la conoscenza e lo studio sia di metalli che di materiali non metallici ed in particolare dei vari rivestimenti superficiali metallici, inorganici e organici, per manufatti civili, industriali, marini ed anche per i beni culturali. Significa, ad esempio, occuparsi di una pittura molto resistente e sottile che possa proteggere per la vita un pacemaker, oppure di un rivestimento esteticamente durevole e protettivo per la Ferrari, di cui sono stato consulente per anni, oppure adatto per le stive di una nave, o ancora per un ponte in cemento armato o in acciaio. L’ultimo progetto di cui mi sto occupando riguarda la difesa delle coste della laguna di Venezia dall’inquinamento dei terreni causato dal petrolchimico. È prevista la costruzione di 47 Km di barriera metallica che dovrà mantenere le sue caratteristiche di protezione per tempi lunghissimi. Oggi con la fiducia del Magistero delle Acque, del Consorzio Venezia Nuova e con la collaborazione di enti e società fra cui Impresilo e Faid Anticorrosione, si sta partendo con i primi 10 Km di “palancole”, ossia di barriere metalliche profondamente infisse nel terreno. La grande aggressività dell’ambiente marino impone soluzioni tecnologiche studiate a fondo, per evitare il degrado precoce ed incontrollato, come purtroppo è già avvenuto in passato, e parte del mio compito è... rimediare. L’anticorrosione è soprattutto disciplina progettuale: difficile intervenire quando il danno è già in atto.

Ci può parlare del gruppo di ricerca di Trento che si occupa di anticorrosione?
Un primo nucleo di ricerca si è formato a Trento intorno al 1980, quando l’Irst e l’Istituto di Fisica di Povo iniziarono un’attività di ricerca sulle modificazioni superficiali dei metalli mediante irradiazioni fotoniche e ioniche e chiamarono me per caratterizzare la resistenza alla corrosione di questi rivestimenti assieme a Lorenzo Fedrizzi, oggi professore ordinario a Udine, ma sempre attivo presso di noi. Nell’84 nacque la Facoltà di Ingegneria e dall’anno’86, quando fui chiamato ad occupare la cattedra di corrosione, abbiamo costituito con i ricercatori laureati in ingegneria dei materiali (Flavio Deflorian e Stefano Rossi) un gruppo di ricerca in questa Facoltà, che in un primo tempo si è occupato di elettrochimica e poi di anticorrosione industriale. Questo gruppo è cresciuto nel tempo, soprattutto in campo internazionale, per le ricerche effettuate e per i risultati ottenuti. Noi collaboriamo, tra l’altro, con il TNO olandese, che è la più grossa associazione europea di ricerca e sviluppo sui materiali, con l’Université de Provence, con quelle di Parigi, Delft, Varsavia, Vigo e con molte università italiane; con il Centro di ricerche della SIKA in Germania, con la PPG in USA, con ENEA, e con industrie come Agip, Magneti Marelli, Whirpool ed altre; con l’Autobrennero abbiamo fatto un lungo percorso assieme. Il gruppo è impegnato anche in progetti finanziati dall’Unione Europea ed è costantemente in contatto con i gruppi di ricerca della Federazione Europea di Corrosione. Abbiamo inoltre organizzato alcuni congressi internazionali di vasto interesse.

Quali sono gli aspetti più innovativi delle ricerche a cui state lavorando?
Credo che sia innanzitutto necessario citare la caratterizzazione elettrochimica delle proprietà di protezione dei rivestimenti protettivi e dei rivestimenti organici, tra cui pitture e vernici; le nostre misure di impedenza elettrochimica sono ormai adottate in molti altri laboratori e anche nell’industria. Abbiamo avuto ospiti e ricercatori da molte parti del mondo (dagli Stati Uniti, dal Messico, Francia, dalla Germania, dalla Spagna, dalla Grecia, dalla Serbia, dalla Polonia, dal Senegal) proprio perché questa tecnica da noi è molto ben consolidata. Un altro settore di ricerca molto importante nel quale siamo impegnati sono i rivestimenti antiusura e anticorrosione, che devono resistere al degrado ambientale, ma soprattutto all’incremento di tale degrado dovuto all’interazione meccanica, quindi sfregamenti, impatti, usura da attrito. In questo campo abbiamo avuto risultati decisamente innovativi ed in anticipo sui tempi nell’ambito dei rivestimenti nanocompositi e più in particolare con nanocristalli inseriti in rivestimenti organici e metallici.

Quali sono i principali ambiti di applicazione di tali ricerche?
Le applicazioni sono moltissime e per i settori più svariati. Oltre a quelle cui ho già fatto cenno, vorrei aggiungere la protezione catodica in mare mediante “bianodi”: noi abbiamo brevettato un tipo di anodo estremamente innovativo, che è stato utilizzato per molti anni da Agip, che ha portato ad un risparmio da parte dell’azienda calcolato in circa tre milioni di dollari. Un altro settore riguarda la sostituzione di elementi tossico-nocivi (cromo, cadmio, nichel, ecc.) con altri eco-compatibili nei trattamenti superficiali e l’impiego di leghe di magnesio, così promettente per l’industria dei trasporti, comprese... le biciclette! Infine, un ulteriore campo di applicazione che vorrei citare, e lo faccio con grande entusiasmo, riguarda la conservazione dei beni culturali.

 

Sopra: una piattaforma dell’Agip nell’Adriatico, al largo di Ravenna;
sotto: il professor Pier Luigi Bonora riceve la European Corrosion Medal.