Archeologia del paesaggio in Algeria e in Turchia
Un’équipe dell’Università di Trento
studia la villa romana Ksar Fatma e la fortezza ellenistica sul monte Karasis
di Mariette de Vos
La cattedra di Archeologia e Storia dell’arte greca e romana
e il Laboratorio di Archeologia e scienze affini del Dipartimento di Scienze
filologiche e storiche dell’Università di Trento hanno organizzato due
Summerschool riguardanti l’archeologia del paesaggio in Algeria e in Turchia
nell’estate-autunno 2003.
In Algeria i lavori svolti dai primi di giugno ai primi di settembre in base
alla convenzione con l’Agence Nationale d’Archéologie et de Protection des Sites
et Monuments Historiques (ANAPSMH), concernevano la carta archeologica dell’Est
algerino e la formazione di studenti dell’Università Badji Mokhtar di Annaba, di
ricercatori, tecnici, architetti e funzionari dell’ANAPSMH e di ex allievi del
Cours d’Alger dell’ICCROM.
La ricerca effettuata dall’équipe trentina in Turchia da metà settembre a fine
ottobre, in collaborazione con il professor Mustapha Sayar dell’Università di
Istanbul e con il professor Adolf Hoffmann, direttore dell’Istituto Archeologico
Germanico di Istanbul, verte sulla fortezza ellenistica in cima al monte Karasis
(Turchia sudorientale) scoperta solo nel 1994, e sugli insediamenti antichi nei
dintorni. Alla ricerca hanno partecipato dottorandi e studenti turchi e
trentini.
La formazione affidata alla scrivente e all’architetto Redha Attoui, tecnico del
Laboratorio di Archeologia, consiste nell’insegnamento e nell’applicazione
pratica dell’archeologia dei paesaggi, nella ricognizione archeologica del
terreno, nella raccolta dei materiali trovati in superficie, nella pulitura
degli insediamenti antichi e nella documentazione topografica, architettonica e
archeologica realizzata con le nuovissime tecnologie informatiche:
1. stazioni totali informatizzate che rilevano le strutture degli edifici
emergenti in superficie;
2. fotogrammetria degli alzati;
3. indagini geofisiche con gradiometro per il rilevamento di strutture
sotterrate;
4. georeferenziazione tramite un Global Positioning System.
In Algeria sono stati scoperti 34 siti antichi nel territorio di Oued Jenane,
zona di confine con la Tunisia coperta da foreste di querce di sughero che hanno
conservato una fitta rete di insediamenti rurali antichi specializzati nella
produzione di olio d’oliva. Questa densità si spiega anche con la vicinanza del
mare e del porto di Thabraca (oggi Tabarka in Tunisia). La ricognizione del
terreno, il disboscamento dei tratti interessanti con la pulitura dei siti
relativi e la documentazione dei 34 siti co n le due stazioni totali sono stati
effettuati con grande sollecitudine su entrambi i versanti del Oued Jenane, per
complessivamente 30 kmq. Abbiamo individuato 53 torchi oleari, mentre i 118
singoli elementi di torchio sono stati rilevati anche a mano: contrappesi,
incastri, basi con canale circolare, macine e ruote di macina costituiti da
monoliti tagliati nella pietra calcarea e arenaria locale.
La scoperta più interessante riguarda la villa romana detta Ksar Fatma (Castello
di Fatima), a due/tre piani con muri conservati fino a 7,56 metri di altezza. La
porta d’ingresso ad arco della villa si affaccia su un cortile circondato da tre
portici ad arcate. L’ambiente a fianco è occupato da un monumentale torchio
oleario completamente conservato. Le finestre al pianterreno sono a feritoia, le
larghe finestre al piano sono ad arco di conci radiali. La condotta lunga 696
metri, che portava l’acqua da una sorgente situata a 76 metri sopra la quota
della villa a un sistema di cisterne e terme private in vicinanza della villa, è
tuttora intatta.
Sono stati individuati anche i vicini di Ksar Fatma, tutti produttori di olio
anche se meno grandi stando al pur rilevante numero di elementi di torchio
ritrovati. Dalla documentazione sistematica dei resti emergenti si avrà un
quadro realistico dell’uso del suolo in antico con una ricostruzione della
geografia economica della zona indagata.
Finora la villa è passata sotto silenzio anche nella letteratura specializzata,
nascosta com’era dalla vegetazione e situata in una zona impervia. La foresta
che copre la villa e le vicine fattorie ha avuto una funzione conservatrice, ma
radici e rami distruggono ugualmente: si notano dei muri inclinati (anche per 30
cm) e/o con crepe pericolose. Per questo l’intervento dell’ateneo di Trento e
dell’Agence Nationale d’Archéologie algerina ha un’importanza strategica: così
avremo almeno un database nel caso di danni o calamità.
I dati raccolti ora in Algeria integrano felicemente i risultati del survey
eseguito negli anni 1994-2000 in Tunisia nei dintorni di Dougga. L’applicazione
dello stesso metodo in ambo i casi permette il confronto dei dati. Lo stato di
conservazione migliore dei torchi in Algeria risolve non pochi problemi rimasti
aperti dopo lo studio delle soluzioni tecniche della spremitura nei 125 oleifici
scoperti in Tunisia.
Una novità tecnologica in assoluto è la ruota scanalata, della quale si
registrano ben 3 esemplari nella villa di Ksar Fatma. Fatta girare in una macina
circolare, la ruota scanalata serviva a separare polpa e nucleo duro delle
olive, trattamento preliminare alla spremitura. Gli oleifici antichi del
mediterraneo, anche quelli intorno a Ksar Fatma, avevano restituito finora solo
ruote lisce. La scanalatura permette un’azione maggiormente schiacciante sul
frutto.
Il ricco giacimento di materiale litico preistorico scoperto in 5 siti della
zona è stato attribuito da Murad Zerarka, il codirettore algerino del progetto,
all’Epipaleolitico e Paleolit ico medio. La toponomastica spiega perché la zona
continuava a essere soggetta a popolamento nei vari periodi del passato: Jenane
vuol dire “Paradiso”, molte località si fregiano di nomi allusivi alla sorgente.
La cittadina più vicina si chiama El Aïoun (Le Sorgenti); uno degli insediamenti
antichi si trova vicino a Oum l’Aïoun (La Madre delle Sorgenti). La presenza
protostorica è attestata da un gruppo di tombe berbere situate su un piccolo
pianoro vicino a uno scoglio emergente in località Oum l’Aïoun.
Anche il survey in Turchia è legato a un monumento di notevole interesse di
recente scoperta e al suo paesaggio: la duplice fortezza ellenistica costruita
sul monte Karasis (1.000 slm) nella Cilicia Aspra, opera dei Seleucidi stando
all’elefante scolpito a bassorilievo su un architrave: i successori siriani di
Alessandro Magno avevano l’elefante come emblema.
Strabone (Geografia 14.5.10) racconta che il tesoro dei Seleucidi era
stato depositato nella fortezza di Kyinda in Cilicia. La fortezza sul Karasis
potrebbe essere quella menzionata da Strabone: il monte, pressoché inaccessibile
per i ripidi pendii, è un ottimo custode per un tesoro. L’analisi ceramologica
condotta da Silvia Polla, nell’ambito del dottorato internazionale “Le Culture
delle Province Romane” di cui l’ateneo trentino è sede consorziata, potrà
stabilire la cronologia della frequentazione della fortezza. La raccolta e lo
studio dei frammenti di anfore e di pithoi presenti in superficie hanno
permesso di localizzare i magazzini del vino e di altri viveri. Per ora abbiamo
individuato 10 siti antichi nella zona del Karasis, 12 oleifici, 5 chiese, 2
tombe monumentali e una sorgente carsica coperta in età ellenistica da una
galleria sostenuta da tredici archi.
Sia in Turchia che in Algeria la densità dei torchi antichi denota un uso
piuttosto diverso del terreno rispetto all’uso attuale: l’olivicoltura prevaleva
nel paesaggio antico. Attualmente i pendii del Karasis sono occupati da foreste
di pini, querce, arbusti, erica e da qualche olivo inselvatichito, con radure
destinate alla cerealicoltura e alla coltivazione di mais intorno alle fattorie.
La Cilicia orientale non era stata indagata finora da parte degli archeologi.
Ricerca e documentazione sistematica urgono: ogni singolo insediamento antico è
interessato da uno o più sterri clandestini che disturbano la stratigrafia,
rendendo impossibile l’analisi cronologica e la ricostruzione storica, obiettivi
di ogni indagine archeologica sui resti materiali.
Ricerca finanziata da: Università degli
Studi di Trento, MIUR, Ministero degli Affari Esteri.
In alto a destra: Karasis, fortezza
ellenistica: bassorilievo con l’elefante emblema dei Seleucidi;
al centro: Karasis, stazione di captazione della sorgente;
a destra: Ksar
Fatma, la ruota di una macina olearia (foto de Vos).
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