Una pompa solare contro la sete dell’Africa
Il Dipartimento di Fisica a favore di un villaggio somalo
di Antonio Zecca
Ai primi di dicembre sono partite per la Somalia due pompe
solari realizzate dal Dipartimento di Fisica in collaborazione con Water For
Life (WFL), una organizzazione di volontari trentini che operano nella parte sud
della Somalia, vicino alla città di Merka. WFL è stata fondata ed è coordinata
dal professor Elio Sommavilla, geologo che opera in Somalia ormai da decenni,
prima come docente all’Università di Mogadiscio, poi come coordinatore di un
grosso progetto internazionale per l’assistenza ai rifugiati.
Durante la guerra civile dei primi anni 90, Sommavilla ha raccolto ottocento
orfani, tra uno e dieci anni, e ha fondato un villaggio, che ora si chiama Ayuub
(Giacobbe, in somalo); è riuscito a dare da mangiare per anni a ottocento
bambini con l’aiuto di volontari trentini e (poco) aiuto dalle organizzazioni
dell’ONU. Contemporaneamente e subito dopo, usando la sua esperienza di geologo,
ha affrontato il problema più grave di quelle regioni, quello dell’acqua. Ha
scavato molte decine di pozzi e riattivato canali di distribuzione dell’acqua e
per l’irrigazione per trecento chilometri. Tutto qu esto è stato fatto con mezzi
minimi e con il lavoro della popolazione locale.
Il punto forte dell’approccio di Sommavilla è nel coinvolgere completamente i
somali in tutte queste opere.
Dopo l’acqua è stata la volta delle scuole: Sommavilla ne ha fondate trenta e il
problema per anni (come ancora oggi) è stato quello di reperire il poco denaro
necessario per la sopravvivenza degli insegnanti. Infatti dopo la guerra civile
non esiste più in Somalia una forma di governo in grado di mantenere anche una
necessità primaria come la scuola. È utile sottolineare che l’istruzione ha
avuto per Sommavilla la priorità più alta dopo quella dell’acqua.
Quest’anno gli orfani delle scuole WFL hanno passato una forma di esame
organizzato dall’ONU con votazioni superiori a quelle medie della Somalia.
Alcuni degli orfani hanno ormai venti anni, hanno imparato un mestiere e
lavorano nel villaggio, altri sono andati altrove a portare le loro competenze.
Queste scuole sono, ovviamente, a livello professionale: l’Università di
Mogadiscio si è “dissolta” con la guerra civile e in questo momento c’è bisogno
di una formazione di base. Tuttavia Sommavilla sottolinea che qualsiasi forma di
collaboraz ione con l’Università di Trento nel campo dell’istruzione sarebbe di
estrema utilità per rilanciare un progetto universitario in Somalia.
Nel Dipartimento di Fisica dell’Università di Trento, nell’ambito di un
insegnamento di Laboratorio, era stata sviluppata anni or sono una pompa solare.
Il dispositivo è molto semplice e robusto: permette di pompare acqua da una
profondità fino a 8-9 metri, e fino a una altezza di dieci metri. Recentemente,
all’interno delle attività del Dipartimento di Fisica in tema di energie
rinnovabili, è stato messo a punto un prototipo più grande basato su pannelli
solari del tipo usato in Europa per fornire acqua calda. La ditta Solarfocus
(Austria) ha regalato due pannelli per costruire due pompe solari in favore di
Water For Life. Ciascun pannello potrà pompare cento litri d’acqua al giorno
senza ricorrere a combustibili: in Somalia anche la legna da ardere è diventata
merce rara e costosa. Questa pompa è stata collaudata a Povo (con lo scarso sole
di novembre). Il calore del sole porta l’acqua all’ebollizione e questo è un
vantaggio in quanto l’acqua esce sterilizzata e pronta per la cottura degli
a limenti e per usi sanitari.
Sommavilla ha in mente di condensare su una superficie fredda il vapore prodotto
e di ottenere così anche un piccolo quantitativo di acqua distillata, essenziale
per alcuni usi.
Nel Dipartimento di Fisica si stanno intanto studiando altre soluzioni per lo
stesso problema di pompaggio, curando in particolare la possibilità di costruire
una pompa con materiali poveri e con le tecnologie disponibili a Merka. Non si
esclude però che qualche soluzione di quelle trovate possa avere applicazione
anche nelle nostre regioni. Molte voci provenienti dai responsabili nazionali ci
dicono che il black-out totale potrà ripetersi e minacciano la possibilità di
“black-out programmati” anche in inverno: questo significa che i nostri impianti
di riscaldamento potrebbero fermarsi. I pannelli solari forniscono acqua calda
anche quando non c’è elettricità e quindi diventeranno sempre più popolari come
sistema integrativo e di emergenza rispetto al riscaldamento convenzionale.
Immagini
inviate dalla Somalia
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