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  intervista  

Anselmi: il cambiamento inizia dalle piccole cose
intervista di Francesca Menna a Tina Anselmi



La Sua vita professionale è densa di impegni politici e umani di grande rilievo: quali esperienze ricorda con maggiore soddisfazione?
La prima risale al 1978, quando il Parlamento ha votato la creazione del Servizio Sanitario Nazionale. Lo ritengo uno dei traguardi più importanti che ogni Paese dovrebbe garantire alla propria comunità. La salute è un bene prezioso e il cittadino non può essere lasciato da solo di fronte a questo genere di problemi.
Una seconda soddisfazione è stata per me la legge sul lavoro dei giovani fatta dal mio Ministero alla fine degli anni Settanta, che portò all’assunzione di quasi 400 giovani.

 

Tina Anselmi con Francesca Menna


Dagli anni Cinquanta a oggi: come è cambiato il ruolo della donna nel mondo del lavoro?
La donna è più sicura di se stessa e vede anche il lavoro fuori dalla famiglia come una meta conseguibile e anzi utile per darle sicurezza anche nei problemi della famiglia.
Quella di oggi è una donna che accede al lavoro non con una visione parziale; può darsi che trovi qualche difficoltà, ma tende a voler conservare il proprio lavoro perché lo considera un elemento di sicurezza, oltre che di necessità.

Come si rapportano i giovani con la politica? Che consiglio darebbe loro?
Hanno difficoltà, non tanto verso la politica in sé quanto verso i partiti. Bisogna però che capiscano che i partiti sono lo strumento necessario di collegamento tra il cittadino e le istituzioni. Vanno cambiati se sbagliano, ma non si fa politica senza i partiti.
Il mio consiglio è che abbiano la forza e la volontà di cominciare dalle piccole cose, di occuparsi dei problemi piccoli. Non ci si può illudere di cambiare le grandi cose se non si parte da quelle che viviamo giorno per giorno.

Un commento sulla laurea honoris causa che Le viene conferita dall’Università di Trento?
Quando ho avuto la comunicazione la mia prima reazione è stata di grande stupore, non me l’aspettavo. Tra l’altro è stato il primo vero riconoscimento alla mia carriera e per questo sono molto grata all’Università di Trento.
Conoscevo già l’ateneo, e la Facoltà di Sociologia in particolare per la sua storia, avevo amici che ai tempi della contestazione si batterono qui per raggiungere certi traguardi. L’idea che ho di questa università è di una realtà molto vivace e interessante.