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  mostre  

Architetture del legno in montagna
Progetti degli studenti di Ingegneria esposti alla SAT
di Francesca Menna

 

Progetti per un rifugio di montagna realizzati dagli studenti di Ingegneria dell’ateneo trentino sono stati esposti in una mostra presso la sede della Società degli Alpinisti Tridentini di Trento. Il responsabile dell’iniziativa è il professor Antonio Frattari, docente del corso di architettura del legno dell’Università di Trento, “l’unico corso di architettura del legno - ci tiene a sottolinearlo - offerto da una università italiana”. L’iniziativa è stata già realizzata nei due anni scorsi sulla base di un’idea nata all’interno del Laboratorio di architettura del legno. “L’obiettivo principale - spiega il professor Frattari - è quello di permettere agli studenti di affrontare un lavoro di progettazione reale, trovandosi di fronte a un committente con delle precise richieste e pronto a effettuare una reale valutazione delle proposte pervenute.”
Quest’anno il committente è stato individuato nella SAT che ha richiesto un rifugio in grado di assorbire una massiccia frequenza giornaliera nei mesi estivi, dotato di uno spazio per l’accoglienza, bar, sala da pranzo e relativi locali di servizio, camere e camerate, oltre al necessario spazio adibito a bivacco per gli sciatori alpinisti nei mesi invernali. Il rifugio doveva inoltre essere autosufficiente dal punto di vista energetico. Come riferimento è stato preso il Rifugio Boè, situato sul Col Turond all’interno del Comune di Canazei.
In totale sono stati presentati sette progetti, ognuno elaborato da un gruppo di quattro studenti. “I ragazzi - sottolinea Frattari - hanno svolto i progetti sotto la mia diretta supervisione, seguendo i criteri di impostazione dei singoli progetti che abbiamo sviluppato congiuntamente e dimostrando di avere un buon livello di autonomia. Quell’autonomia che, opportunamente favorita nel successivo e più impegnativo progetto finale di laurea, permetterà loro di rendersi sempre più responsabili della propria professionalità, della quale hanno fatto esercizio misurandosi fin da ora con quello che sarà il mondo del lavoro dopo la laurea”.
La collaborazione tra l’ateneo e la SAT, come ricorda il professor Frattari, risale a molto tempo fa. “Quando venni ad insegnare per la prima volta a Trento, nel 1985, alcuni corsi del terzo anno del corso di laurea in Ingegneria civile edile, tra cui quello di architettura tecnica, di cui ero titolare, si tenevano nella Sala Pedrotti della sezione SAT di Trento”. La collaborazione quindi non è nuova, ma certo la mostra è stata l’occasione per riallacciare i rapporti e forse ricordare quei tempi “pionieristici” dell’Università di Trento.
Della collaborazione si dichiara molto soddisfatto il presidente della SAT di Trento, Franco Giacomoni, che sottolinea l’apertura della SAT nei confronti di iniziative di carattere culturale. “Trovo - aggiunge Giacomoni - che l’iniziativa sia stata positiva anche per gli studenti poiché ha permesso loro di misurarsi con una situazione professionale reale e di mettere al contempo il proprio lavoro a disposizione della città, non rimanendo chiusi nelle aule universitarie. Tra l’altro ne è uscita una mostra estremamente piacevole, con progetti impostati molto bene, sintetici ma esaurienti”.
Il presidente afferma inoltre di avere apprezzato i contenuti dei progetti, anche perché, non avendo dato indicazioni troppo precise, “sono nate dagli studenti idee diverse e molto interessanti, con soluzioni non sempre “classiche”, ma supportate da valide motivazioni e comunque attente all’impatto ambientale”. Il Rifugio Boè andrà effettivamente ristrutturato e, secondo Giacomoni, “non è escluso che qualche idea degli studenti possa essere ripresa”.
Insomma la collaborazione, “un incontro tra due autonomie” come ama definirla il presidente della SAT, ha prodotto un buon risultato sotto tutti i punti di vista, tanto da auspicare da entrambe le parti nuove occasioni per rafforzare questo legame.