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  ricerca  

Trovare un lavoro attraverso le imprese sociali
Il progetto Perse dell'Università di Trento: i benefici individuali in favore dei soggetti svantaggiati
di Monica Loss

 

Tra le organizzazioni che si sono sviluppate negli ultimi decenni nei Paesi europei, finalizzate a dar risposta ai bisogni della comunità non completamente soddisfatti dalla pubblica amministrazione, le imprese sociali sono state definite come la tipologia organizzativa più efficiente nel combinare la funzione sociale con la dimensione economico-imprenditoriale, coerentemente con la definizione di impresa sociale che ha elaborato il gruppo di ricerca Emes - The Emergence of Social Enterprise - (si veda Borzaga e Defourny, 2001, L’Impresa sociale in prospettiva europea).
Il progetto Perse - The socio-economic performance of Social Enterprises in the Field of Integration by Work -, che può considerarsi come la prosecuzione del progetto Emes conclusosi nel 1999, ha come obiettivo prioritario la valutazione delle performance socio-economiche delle imprese sociali di inserimento lavorativo, al fine di comprendere il loro specifico contributo all’integrazione nel mondo del lavoro di persone da esso escluse. Il progetto Perse intende esaminare i vantaggi comparati delle imprese sociali di inserimento lavorativo, rispetto alle imprese for profit e al settore pubblico tradizionale.
La ricerca approfondisce tre aspetti relativi alle imprese sociali di inserimento lavorativo:
1.    la mobilizzazione di un mix di risorse (mercato, redistribuzione, reciprocità);
2.    la molteplicità di obiettivi - produttivo, sociale ma anche di lobbying e advocacy - e la capacità di generare capitale sociale;
3.    benefici collettivi, in favore della comunità in cui le imprese operano, e individuali, in favore dei soggetti svantaggiati inseriti.
L’analisi che segue ha lo scopo di presentare i risultati dell’indagine relativamente ai benefici individuali dei soggetti svantaggiati, i cui dati sono stati raccolti attraverso un’indagine effettuata, tramite intervista a manager di imprese sociali, su un campione di 15 imprese sociali di inserimento lavorativo per ciascun Paese partner del progetto (Francia, Italia, Belgio, Germania, Danimarca, Svezia, Finlandia, Spagna, Portogallo, Irlanda e UK). Il questionario di valutazione dei benefici individuali dei lavoratori svantaggiati è stato somministrato ad un numero tra un minimo di 7 a un massimo di 10 lavoratori inseriti in ciascuna delle imprese sociali selezionate. Il campione complessivo è di quasi 1000 lavoratori svantaggiati inseriti nelle imprese sociali di inserimento lavorativo nell’anno 2001. L’indagine ha consentito di definire il profilo personale dei soggetti inseriti, in termini di età, sesso, istruzione e tipologia di svantaggio e di individuare il percorso professionale seguito dai lavoratori inseriti, distinguendo tra coloro che, al momento della rilevazione (primo e secondo trimestre 2003), si trovavano ancora occupati nell’organizzazione oppure l’avevano lasciata.
Il profilo medio dei lavoratori inseriti nelle imprese sociali è caratterizzato da un’equa distribuzione tra uomini e donne, la cui età varia tra i 26 e i 45 anni. Il livello di istruzione è mediamente piuttosto basso (titolo di scuola media inferiore oppure il diploma di scuola primaria).
Rispetto alle tipologie di svantaggio si tratta per lo più di disoccupati di lungo periodo, soprattutto riguardo alla parte femminile della forza lavoro, oppure persone con problemi sociali di vario genere, diffusi prevalentemente tra i lavoratori maschi. I più frequenti sono le dipendenze da alcol o droga, lo stato di libertà condizionata o gli arresti domiciliari. L’analisi per singolo Paese mette in luce differenze significative relativamente al profilo dei lavoratori occupati nelle imprese sociali, soprattutto se si prende a riferimento la tipologia di svantaggio da cui sono affetti. Ci sono infatti Paesi nei quali le imprese sociali di inserimento lavorativo occupano quasi esclusivamente una categoria di soggetti svantaggiati (in Germania ad esempio le organizzazioni municipalizzate sono costituite con lo scopo di inserire disoccupati di lungo periodo).
L’esperienza lavorativa dei soggetti svantaggiati è di oltre 5 anni per poco più del 30% dei lavoratori maschi e poco meno del 30% delle lavoratrici. Significativa è anche la percentuale dei lavoratori che non hanno avuto nessuna esperienza di lavoro prima di essere inseriti nelle imprese sociali di inserimento lavorativo. Si tratta di persone considerate “difficilmente occupabili” dai manager dell’impresa sociale che sono stati chiamati a dare un giudizio circa il grado di occupabilità dei soggetti inseriti, la cui condizione nel periodo immediatamente precedente l’ingresso nell’impresa sociale era per la maggior parte dei lavoratori la disoccupazione o l’inattività.
Tra i lavoratori inseriti nelle imprese sociali, al momento dell’intervista più del 50% erano ancora occupati nell’organizzazione, mentre i restanti l’avevano lasciata per diversi motivi (scadenza del contratto alla fine del progetto di inserimento approntato per il lavoratore ecc.).
I parametri considerati a livello metodologico per valutare i benefici individuali a favore dei soggetti svantaggiati inseriti sono il miglioramento della situazione personale in generale (recupero oppure addirittura acquisizione di autonomia nella quotidianità e miglioramento delle abilità personali e professionali) e il miglioramento delle condizioni economiche del lavoratore, in termini di aumento del livello di reddito e di maggiore autonomia economica da sussidi pubblici. Tali parametri sono stati esaminati e quantificati, e i risultati hanno messo in luce l’effettiva capacità delle imprese sociali di generare tali benefici a favore dei lavoratori inseriti, offrendo loro strumenti, non solo professionali, ma anche riferiti alla loro sfera personale, che essi possono spendere nell’impresa sociale e nel mercato del lavoro aperto, migliorando così la qualità della loro vita.

ISSAN - Istituto Studi Sviluppo Aziende Nonprofit

L’Istituto Studi Sviluppo Aziende Nonprofit (ISSAN) è un centro di ricerca e di formazione sulle organizzazioni nonprofit e sulle imprese sociali, con sede presso l’Università di Trento, Facoltà di Economia.
Costituito nel 1994, ISSAN si è fatto conoscere nel corso degli anni grazie alle ricerche realizzate, ai volumi e ai working papers pubblicati, nonché all’organizzazione di convegni e seminari a carattere nazionale ed internazionale.
Sono associati ad ISSAN circa 40 persone giuridiche, tra cui varie Università (Innsbruck, Bologna, Cergas-Bocconi Milano, Udine), organizzazioni di categoria (Federsolidarietà, Con.Solida, Consorzio Nazionale della Cooperazione Sociale “Gino Mattarelli”, Federazione Trentina delle Cooperative, FIBA CISL) e enti pubblici locali (Comune di Trento e di Rovereto, Provincia di Trento e Regione Trentino Alto Adige).
Ai propri associati ISSAN garantisce alcuni servizi, tra cui l’organizzazione di seminari di formazione su tematiche inerenti l’evoluzione delle organizzazioni nonprofit e delle imprese sociali, nel tentativo di stimolare e mantenere vivo il dibattito sia a livello scientifico che tra gli operatori del settore.
Tenendo conto dell’attività portata avanti in questi anni, delle richieste pervenute e delle disponibilità di docenti e ricercatori, l’attività di ricerca è attualmente suddivisa in sei aree:
1.    i vantaggi competitivi delle organizzazioni nonprofit
2.    le forme di governance delle nonprofit
3.    pubblica amministrazione e organizzazioni nonprofit
4.    nonprofit, politiche sociali e capitale sociale
5.    la gestione delle organizzazioni nonprofit
6.    il lavoro nelle organizzazioni nonprofit: aspetti giuridici e contrattuali.
L’attività formativa propone l’organizzazione del master di primo livello in Gestione di organizzazioni nonprofit e cooperative sociali giunto, nell’anno accademico in corso, alla sua ottava edizione.