no64

  comunicazione  

Comunicazione: una funzione strategica?
Lo stato di attuazione della legge 150/2000
intervista di Paola Fusi a Gregorio Arena



Nell’ambito di Forum-PA, l’appuntamento annuale tra pubbliche amministrazioni, imprese e cittadini, si è svolto a Roma l’11 maggio scorso un convegno che ha messo al centro lo stato di applicazione della legge 150 del 2000.
Tra i relatori vi era il professor Gregorio Arena, docente di diritto amministrativo presso la Facoltà di Economia dell’Università di Trento, Dipartimento di Scienze Giuridiche, da anni impegnato sui temi della comunicazione pubblica.
Alla luce della significativa e generalizzata crescita dell’attività di comunicazione in questi ultimi anni all’interno delle pubbliche amministrazioni (tra cui le università), abbiamo posto al professor Arena alcune domande per comprendere l’impatto della legge, il ruolo della comunicazione oggi e le prospettive di sviluppo.


Professor Arena, cosa ha rappresentato nel 2000 l’emanazione della legge 150 sulla comunicazione e quali obiettivi intendeva raggiungere?
La legge 150 del 2000 ha rappresentato il punto d’arrivo di circa dieci anni di riflessioni e di esperienze sulla comunicazione pubblica che in questo lasso di tempo ha avuto uno sviluppo notevolissimo: partendo da poche esperienze si è arrivati a una presenza della comunicazione pubblica estremamente rilevante, addirittura strategica nell’amministrazione italiana. L’emanazione della legge è stato un momento molto importante perché per la prima volta è stata data una disciplina generale a queste attività di comunicazione fornendo un punto di riferimento normativo di carattere generale.
Da lì, poi, sono partite una serie di altre iniziative; la legge, è stata quindi un po’ il crinale tra un prima e un dopo.

A quattro anni di distanza qual è lo stato di attuazione della legge 150 nella pubblica amministrazione?
L’applicazione della legge rispecchia il modo di essere dell’amministrazione italiana, che è una amministrazione molto pluralista, molto differenziata anche da un’area geografica all’altra. Ci sono amministrazioni, soprattutto a livello locale, in cui la legge è stata applicata in maniera estremamente intelligente ed anche approfondita; in altre amministrazioni ancora si stentano a far nascere addirittura gli URP (Uffici Relazioni con il Pubblico) e in altre ancora la funzione di comunicazione viene intesa in maniera molto antiquata, come semplice promozione dell’immagine dell’amministrazione o poco più. L’applicazione della legge è quindi a pelle di leopardo. Al di là di questo la legge ha aiutato anche a far capire che non basta fare comunicazione se non c’è dietro una realtà amministrativa seria, vera. L’amministrazione deve funzionare bene, e allora può anche comunicare bene, perché la comunicazione da sola non basta a rimediare i difetti di una amministrazione inefficiente, lenta o farraginosa.

La segreteria studenti presso la Facoltà di Economia

Quali sono i passi futuri che secondo Lei è necessario compiere?
Nella legge mancano completamente, o quasi, i riferimenti alle nuove modalità di interazione con i cittadini legate all’uso di internet, all’uso della posta elettronica, all’accesso attraverso i siti web. D’altro canto la legge è nata a metà degli anni Novanta, poi è rimasta ferma a lungo in Parlamento e alla fine è stata approvata in un testo che però era già per certi aspetti superato dall’evoluzione delle tecnologie.
Anche dal punto di vista del ruolo che la funzione di comunicazione ha nelle amministrazioni la legge potrebbe essere migliorata. In sostanza bisognerebbe dare un seguito normativo a livello nazionale oppure a livello regionale e credo che l’Associazione italiana della comunicazione pubblica si stia muovendo proprio verso un’azione di incentivazione della normativa regionale.

La funzione di comunicazione ha quindi una valenza strategica per le pubbliche amministrazioni e per le università?
Sì, direi che a distanza di circa 16 anni dai primi seminari trentini sulla comunicazione pubblica (perché una cosa che non molti sanno è che Trento è stata la sede di una delle prime ricerche in Italia sulla comunicazione pubblica, forse la prima in Italia finanziata dal CNR) si riconosce oggi alla comunicazione una valenza strategica. Alla fine degli anni Ottanta si aveva un’idea molto rudimentale della comunicazione pubblica che veniva vista come un misto tra ufficio stampa e ufficio informazioni. Oggi invece è chiarissimo - perlomeno a tutti quelli che si occupano di questo tema - che la comunicazione ha una funzione strategica nel senso che un’amministrazione pubblica moderna non può non comunicare per raggiungere i propri obiettivi. E il motivo di questo è molto semplice: oggi le amministrazioni per tutelare l’interesse pubblico devono trovare nei cittadini degli alleati, devono avere la loro collaborazione. Ed è chiaro che senza comunicare non si può avere l’aiuto del cittadino per affrontare i problemi di una società moderna. Insomma le amministrazioni oggi non possono più usare solo il potere, devono usare anche la comunicazione.

Il volume curato da Gregorio Arena, La funzione di comunicazione nelle pubbliche amministrazioni, Maggioli Editore, 2° ed. aggiornata, 2004