La sociologia e la guerra di Anne Holohan
Che cos’è una European Commission Marie Curie Incoming International fellowship?
Perché il trasferimento in Italia? E perché proprio a Trento? Cominciamo
dall’inizio...
Le Marie Curie Incoming International Fellowships sono pensate per portare a
lavorare in Europa ricercatori che operano al di fuori del territorio europeo.
L’obiettivo è quello di migliorare la qualità e la competitività della ricerca
all’interno dell’Unione Europea. Nonostante io sia cresciuta in Irlanda ho i
requisiti per l’assegnazione del premio in quanto ho vissuto negli Stati Uniti
per sette anni e mezzo prima di venire in Italia (e il regolamento dice che
bisogna avere vissuto al di fuori dell’Europa per almeno 5 anni prima di
ricevere il riconoscimento). In che cosa consiste la mia ricerca e perché
l’Italia è un buon posto in cui e da cui lavorare?
Il mio ambito di ricerca riguarda gli interventi internazionali, siano essi
autorizzati o meno dall’ONU. Tali interventi interessano la sicurezza, la
democratizzazione e la ricostruzione. Nessuna organizzazione può fare tutto da
sola (come
dimostrano le difficoltà delle truppe americane in Iraq). Il mio
studio tenta di proporre una possibile collaborazione sia tra le varie
organizzazioni che operano in ambito internazionale, come è il caso del Kosovo,
dell’Afghanistan o dell’Iraq, sia tra queste e le popolazioni locali. La mia
idea è che se queste organizzazioni entrassero temporaneamente a far parte di
un’organizzazione integrata, di un network, un’organizzazione che sia anche sufficientemente
elastica da includere le popolazioni locali, si produrrebbe sia la necessaria fiducia
sia una cultura istituzionale condivisa in grado di portare a una cooperazione e
a un coordinamento reali. Le tecnologie dell’informazione e della comunicazione
come Internet e i telefoni cellulari rivestono anch’esse un ruolo importante
nel creare fiducia e favorire la cooperazione.
I miei impegni di ricerca comprendono testare in Afghanistan il modello di
cooperazione che ho imparato in Kosovo. Inoltre, sto lavorando sulla ricerca che
ho fatto in Kosovo per produrre teorie e idee che possano aumentare la nostra
comprensione del networking e della cooperazione fra organizzazioni e network
locali. In particolare mi sto occupando delle società a predominanza islamica,
dei network basati sulla fede religiosa e delle istituzioni locali che possono
contribuire con modalità mai sperimentate fino ad ora alla democratizzazione.
Perché Trento? La mia area di ricerca tocca molti ambiti della sociologia, delle
scienze politiche e della comunicazione e si può definire come “sociologia delle
relazioni internazionali”. L’Università di Trento ha diversi professori e aree
di ricerca di qualità nell’ambito della mia area di interesse, quindi Trento
rappresenta per me un ambiente intellettuale ottimo. Da un altro punto di vista,
come tutti sappiamo, esistono opinioni diverse per quanto riguarda gli
interventi sia all’interno sia tra gli Stati Uniti e l’Europa e, avendo
vissuto e conosciuto gli Stati Uniti, ora la Commissione Europea e Trento mi
danno l’opportunità di continuare a studiare le relazioni da una prospettiva
europea.
Per non parlare delle montagne e dei laghi splendidi, della cucina e degli
ottimi vini...
Sopra: Anne Holohan con Charles Moskos a Camp Bondsteel, base USA in Kosovo, settembre 2000.
[Traduzione a cura di Francesca Menna e Martina Lorenzi.
Il testo dell’articolo in lingua originale inglese è online
a questo
indirizzo]
Il libro di Anne Holohan, Networks in Democracy: Lessons from Ko-sovo for Afghanistan, Iraq and Beyond, sarà pubblicato dalla Stanford University Press nella primavera del 2005.
Per contattarla:
anne.holohan@soc.unitn.it. |
|