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  ricerca e formazione nell’UE  

A Yoram Ofek la cattedra Marie Curie

intervista di Elisabetta Nones a Yoram Ofek

 

La prima cattedra Marie Curie assegnata all’Università di Trento è stata vinta dal professor Yoram Ofek, docente americano di informatica. Trento si è aggiudicata infatti una delle due cattedre Marie Curie per l’Italia con un progetto su Internet e le telecomunicazioni presentato alla Commissione Europea grazie al supporto della Divisione Supporto alla Ricerca Scientifica - Ufficio Ricerca Internazionale - dell’ateneo. Per approfondire l’argomento abbiamo rivolto qualche domanda al professor Ofek.

Professor Ofek, come è entrato in contatto con l’Università di Trento?
Il primo contatto con l’Università di Trento è avvenuto nel novembre del 2002 quando sono stato invitato a tenere un seminario presso il Dipartimento di Informatica e telecomunicazioni. L’anno successivo ho poi tenuto un breve corso per il dottorato internazionale. Visto che erano stati avviati alcuni progetti di ricerca e consulenza presso l’Università di Trento vicini al mio ambito di ricerca, mi è stato suggerito di presentare la domanda per l’assegnazione della cattedra Marie Curie, cosa che ho fatto nel 2003. Il conseguimento dell’incarico mi ha consentito di trasferirmi a Trento, dove rimarrò per tre anni.

Una voce importante dell’excellence award Marie Curie è la didattica. Cosa insegnerà qui a Trento e a chi saranno rivolti i suoi corsi?
Uno degli obiettivi dell’azione Marie Curie è l’insegnamento delle materie relative alla propria area di ricerca. Nel mio caso, ho appena terminato un corso rivolto agli studenti dell’ultimo anno della laurea specialistica in Informatica su optical and high-speed networking”. Il secondo corso che terrò avrà inizio il prossimo semestre e sarà rivolto agli studenti del dottorato internazionale in Informatica e telecomunicazioni. Il corso avrà come oggetto la qualità del servizio e le problematiche relative alla mobilità e alla sicurezza con la finalità di avvicinare gli studenti a temi di ricerca d’avanguardia e di alto livello nel settore delle tecnologie delle telecomunicazioni.

La cattedra Marie Curie viene assegnata dalla Commissione Europea nell’ambito della mobilità delle risorse umane. Quali sono i rapporti tra la Commissione Europea, l’Università di Trento e la sua cattedra?
La cattedra è basata sul progetto denominato IP-FLOW (IP FLows over Optical and Wireless), simile nelle sue caratteristiche ad altri progetti finanziati dalla Comunità Europea. In questo caso si tratta di un’azione individuale che consta di due parti: il 50% da dedicare alla ricerca e il rimanente 50% per il training, che include il supporto agli studenti di dottorato e l’insegnamento in corsi e seminari a Trento e in altri paesi della Comunità Europea. Questo è il significato “europeo” dell’azione Marie Curie: partire da un progetto di ricerca che ha base nell’istituzione assegnataria, ma viene portato avanti con altre istituzioni nei paesi della Comunità e non - nel mio caso si potrà contare su solidi rapporti di collaborazione già in essere con il professor Mario Baldi del Politecnico di Torino, con il Politecnico di Milano e con la Columbia University (USA) - per attivare reti e progetti di ricerca che coinvolgano istituzioni accademiche e aziende di altri paesi europei.

Qual è il suo campo di ricerca? Di cosa si occuperà qui a Trento?
Il mio principale campo di ricerca sono le reti ottiche e le reti ad alta velocità. Il mio lavoro si concentra su una tecnologia innovativa per la commutazione e l’accodamento in Internet ispirata al principio della “pipeline”, principio utilizzato proficuamente nelle catene di montaggio industriali e nei processori moderni. Il risultato è che i dati si muovono nella rete con tempistiche ben precise che consentono di mantenere un certo livello di “ordine”; questo rende possibile evitare la congestione e semplificare notevolmente la complessità dei commutatori. La semplificazione delle funzionalità e dell’architettura dei commutatori si traduce nella possibilità di realizzare apparati ad alte prestazioni con componenti elettronici e ottici oggi “comunemente” disponibili. Una delle attività legate alla cattedra sarà uno studio analitico dettagliato delle proprietà di questa tecnologia, soprattutto in termini di scalabilità e realizzazione ottica. Essa includerà una dimostrazione di realizzabilità tramite la prototipazione di un commutatore in grado si smistare 40 Tbit (40 milioni di milioni di bit) al secondo basato esclusivamente su componenti commerciali. L’attività di ricerca comprende anche un filone sull’autenticazione di software in esecuzione su una stazione remota non fidata. Questo è un problema difficile, importante, attualissimo e completamente aperto con ricadute nel campo del commercio elettronico, delle applicazioni distribuite e peer-to-peer, e della gestione dei diritti d’autore sui contenuti digitali (digital right management). La mia ricerca sarà focalizzata su TrustedFlow, una soluzione basata su un flusso di bit generati continuamente dal software di cui verificare l’autenticità e verificabili da un’entità remota. Dal momento che la generazione del flusso di bit è legata alla corretta esecuzione del software, esso rappresenta una firma univoca di un programma tramite cui l’entità remota può prontamente identificare qualsiasi manipolazione accidentale o malevola.

Al centro: Yoram Ofek
In basso: estensione del principio delle “pipeline” alla rete Internet.