no67

  ricerca  

Eschilo e la tragedia
Comunicazione, ecdotica, esegesi
di Vittorio Citti

 

Il convegno Eschilo e la tragedia, che si è tenuto dal 23 al 25 settembre, è stato un importante momento di confronto tra specialisti provenienti da tutto il mondo, ma anche una tappa rilevante nel percorso della ricerca scientifica dell’antichistica trentina. Eschilo, “il creatore della tragedia”, come lo chiamava Gilbert Murray, costituisce una personalità ben marcata e caratterizzata da un’originalissima posizione culturale (un aristocratico che ha scelto radicalmente il partito democratico in un momento di grande crisi per la polis ateniese) nonché da uno stile inconfondibile, complesso e arduo, che ancora cinquant’anni dopo la sua morte era oggetto di parodia da parte dei poeti comici. Si tratta quindi di una personalità unica, che proprio per questa unicità è stata spesso fraintesa: in particolare il testo delle sette tragedie conservate (Persiani, Sette contro Tebe, Supplici, Prometeo, Agamennone, Coefore, Eumenidi) ha dato luogo a molti studi importanti, che tuttavia non sono ancora approdati a una edizione del tutto soddisfacente. Le diverse edizioni che si sono succedute nel corso del XX secolo sono fortemente differenziate tra loro e danno luogo a gravi problemi di metodo. Per questo i grecisti trentini, già dal 1998, hanno rivolto le loro attenzioni a questo poeta. Il convegno Eschilo e la tragedia segue altri tre convegni dedicati ad Eschilo, prima a Cagliari, nel 1998, e quindi a Trento nel 2000 e nel 2002, dapprima esclusivamente su problemi di critica testuale e quindi anche su temi riguardanti la tradizione a stampa del testo e poi in generale riferiti alla fortuna del poeta nell’antichità e nella cultura moderna, in connessione alla ricerca di interesse nazionale che si svolge dal 1998 a Trento, ed altresì alle ricerche impostate nel quadro del dottorato internazionale di ricerca in consorzio tra le università di Trento, di Cagliari, di Lille III e l’Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales di Parigi.
Le ipotesi di lavoro assunte dal gruppo trentino e dai ricercatori ad esso collegati, orientate alla costituzione del testo e all’esegesi sulla base della poetica dell’autore e all’ermeneutica della tradizione a stampa, si confrontano con una tradizione invalsa che spesso tende alla normalizzazione linguistica e metrica. Questa tendenza alla normalizzazione, che in qualche modo neutralizza alcuni aspetti, di disturbante originalità, presenti nel testo eschileo, è tuttora viva in molte scuole inglesi e tedesche, e si è affermata nelle edizioni di Murray (1955), Page (1972) e West (1990 e 1998). Sembra dunque imporsi un ripensamento dei criteri ecdotici del testo di Eschilo, anche se non si tratta solo di questo: i risultati delle analisi del gruppo degli antichisti trentini hanno qualche significato di metodo anche indipendentemente dalle edizioni di Eschilo. Dopo sei anni di studi e di organizzazione di strumenti (con il finanziamento dell’Università di Trento, del Miur e del Comune di Rovereto) si è avviata infatti anche la redazione di un repertorio delle congetture al testo di Eschilo, che dovrà sostituire repertori già esistenti di Wecklein e di Dawe, largamente lacunosi, e in collaborazione con l’editore Liguori si sta organizzando una biblioteca eschilea on line, su materiali acquisiti dall’università di Goettingen ed elaborati dal Centro di Tecnologie multimediali del Presidio ITM di Lettere. Tutte le edizioni di Eschilo potranno, dunque, in prospettiva, essere disponibili e consultabili sul web. Ma, al di là di tutte queste (e numerose altre) iniziative, quello che più importa è la creazione di un centro di ricerca non formalizzato intorno al quale i docenti del dottorato internazionale, italiani e francesi, e i loro allievi verificano ipotesi ed elaborano prodotti scientifici di interesse internazionale.
Il convegno di Trento è stato dunque la riprova di come l’ateneo trentino sia ormai diventato un punto di riferimento internazionale per le ricerche e gli studi su Eschilo. Vi hanno partecipato studiosi provenienti da tutto il mondo che, pur nella diversità degli orientamenti culturali e scientifici, condividono la necessità di un radicale ripensamento della poesia eschilea. Sono stati coinvolti studiosi di università statunitensi, come Peter Burian (Duke University) e Suzanne Said (Columbia University), inglesi (Alex Garvie, Glasgow), tedesche (Wolfgang Roesler, Berlin, e Bernhard Zimmermann, Freiburg), francesi (C. Lechevalier e P. Judet de la Combe, Parigi) e spagnole (C. Garriga, C. Miralles e J. Portulas, Barcellona). Oltre a numerosi studiosi provenienti da instituzioni italiane e da tempo impegnati negli studi sulla tragedia: Riccardo Di Donato (Pisa), Renzo Tosi (Bologna), Glenn Most (Pisa), Guido Avezzù (Verona), Giorgio Ieranò (Trento), Piero Totaro (Bari), Giovanni Cerri (Napoli), Liana Lomiento (Urbino), Maria Grazia Bonanno (Roma), Maria Pia Pattoni (Brescia), Enrico Medda (Pisa). Nel corso di questo convegno sono stati inoltre presentati sotto la forma di comunicazioni i risultati delle ricerche dei primi tre allievi del dottorato internazionale trentino (Matteo Taufer, Stefano Novelli e Anna Galistu), che tra qualche tempo saranno pubblicati in altrettanti volumi (e già altri lavori sono in corso di elaborazione nelle ricerche degli attuali allievi dei cicli successivi del corso di dottorato). Il convegno ha riguardato la poesia di Eschilo sotto tutti i profili: dai problemi testuali e metrici (e sulla metrica delle tragedie di Eschilo è da tempo in atto una fruttuosa collaborazione tra gli antichisti trentini e un grande studioso come Bruno Gentili, Accademico dei Lincei, più volte ospite dell’Università di Trento) fino alla ricezione della poesia eschilea nella cultura europea del XIX e XX secolo. Un lavoro di grande respiro internazionale, dunque, ma svolto in piena sintonia con le istituzioni culturali locali: dall’Associazione italiana di cultura classica, guidata dalla professoressa Lia De Finis, al Comune di Rovereto che ha messo a disposizione per la seduta finale la sala convegni del Mart.

Al centro: cratere apulo del “pittore delle Eumenidi” raffigurante la purificazione di Oreste a Delfi, 380-370 a.C., Parigi, Louvre;
sotto: manico di specchio in bronzo raffigurante Elettra dolente sulla tomba del padre Agamennone, 400 circa a.C., Reggio Calabria, Museo Nazionale. Immagini tratte da AA. VV.
Megale Hellas, Garzanti - Scheiwiller, 1983.