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  convegni  

Ricordando De Gasperi
Una stagione di iniziative sullo statista trentino
di Gustavo Corni

 

Si sta concludendo a Trento un’intensa stagione di iniziative, sia di natura scientifica che più genericamente pubblica, in onore del cinquantesimo della morte di Alcide De Gasperi, lo statista che ha segnato, fra il 1946 ed il 1954 una stagione fondamentale della vita repubblicana. A queste iniziative ha concorso un gran numero di enti ed istituzioni. In particolare, i Dipartimenti di Sociologia e ricerca sociale e di Scienze umane e sociali hanno organizzato congiuntamente un convegno di studi, svoltosi dal 30 settembre al 2 ottobre, su De Gasperi e l’Italia degli anni ’50. Tra ricostruzione e modernizzazione. Due settimane dopo, a Rovereto, in collaborazione con l’Accademia degli Agiati la stessa Facoltà di Sociologia ha realizzato un interessante incontro che ha messo a fuoco il ruolo di De Gasperi come giornalista e comunicatore, soprattutto nella fase per così dire “trentina” della sua attività politica, ovvero prima del 1918.
Ma torniamo al convegno trentino, al quale hanno presentato una serie di interessanti relazioni docenti provenienti dalle Università di Trento, Bologna e Milano ed appartenenti a diverse discipline: dalla sociologia al diritto, dall’economia alla storia. Il convegno ha cercato di spostare il fuoco della maggior parte delle iniziative precedenti, centrate sulla persona di De Gasperi, per concentrare la sua attenzione sul contesto nel quale De Gasperi ha operato in modo così incisivo, anche se breve: l’Italia uscita stremata dalla guerra; colpita sul piano morale, economico e politico, ma anche isolata sul piano internazionale. Va subito sottolineato come sarebbe riduttivo (come pur talora è stato fatto) stupirsi che un uomo politico proveniente dalla periferia e fino ad allora poco noto sia improvvisamente salito al centro del potere governativo in Italia, con importanti responsabilità internazionali (basti pensare alla sigla del trattato di pace o agli accordi con gli Stati Uniti, che hanno portato in Italia i fondamentali aiuti economici del piano Marshall).
D’altra parte, è schematico esaltare De Gasperi come il grande politico, destinato - magari per la sua dirittura morale indiscutibile - a segnare il destino dell’Italia. De Gasperi si è formato come politico in differenti contesti: dalla Trento asburgica, a Vienna, alla Roma postbellica fino al lungo esilio interno negli anni del fascismo, acquisendo un bagaglio di esperienze e di talenti che gli sono stati utili nel momento in cui si è trovato a detenere il ruolo di Presidente del Consiglio.
Il convegno ha offerto interessanti contributi sui principali problemi con i quali l’Italia del primo dopoguerra ha dovuto confrontarsi: dall’impostazione di un nuovo ordinamento costituzionale ed istituzionale, alla riorganizzazione del sistema dei partiti, dalle gravi questioni economiche, in un contesto di una società che stava riorganizzandosi ed avviandosi verso la grande trasformazione dei primi anni ’60.
La parabola politica di De Gasperi è stata interrotta dalla morte e la sua lezione è stata largamente “tradita” dalla classe dirigente democristiana che gli è succeduta e che aveva tutt’altri riferimenti culturali e politici. Si può quindi concludere che la visione di De Gasperi come “uomo solo”, cara a tanta letteratura, pare corrispondere alla realtà. Lo statista trentino aveva punti di riferimento, come le istituzioni e poi l’idea europeistica, che non sono stati abbandonati dalla Democrazia Cristiana dopo di lui, ma sicuramente perseguiti con modalità e finalità assai diverse da quelle originarie.

Alcide De Gasperi a Trento, fine anni ’40, (Museo Storico in Trento, Archivio fotografico).