unitn. n°69 Università degli Studi di Trento

convegni


La convergenza delle scienze
Organizzata da Microsoft e Università di Trento la prima conferenza internazionale

Elisabetta NonesNei giorni 16 e 17 dicembre 2004 si è svolta a Trento la prima conferenza sul tema Converging Sciences organizzata congiuntamente da Università di Trento e Microsoft Research Cambridge. In quella occasione abbiamo intervistato due dei responsabili scientifici dell'evento, il professor Corrado Priami e il dottor Stephen Emmott, rappresentanti rispettivamente dei due enti promotori.


intervista di Elisabetta Nones a Stephen Emmott

Stephen EmmottPerché è stata scelta Trento come sede della conferenza?
Abbiamo scelto Trento come sede della conferenza per varie ragioni. In primo luogo perché stiamo iniziando a sviluppare una collaborazione con Trento nel campo della ricerca. Inoltre, mentre questa partnership si andava formando, è emerso che sia Corrado Priami che noi qui a Microsoft Research eravamo sulla stessa lunghezza d'onda, ossia avevamo entrambi in mente di realizzare una conferenza di questo tipo e pressappoco nello stesso periodo dell'anno. Quindi ben presto è risultato chiaro che combinare le nostre intenzioni, le nostre idee e i nostri progetti per organizzare questo evento sarebbe stata una cosa sensata. Ed è quello che abbiamo fatto. Un altro elemento da non sottovalutare, che ha giocato un ruolo importante nella scelta di Trento, è il fatto che è una bellissima città dove organizzare eventi di questa natura.

Qual è il rapporto tra Microsoft e Università di Trento?
Il rapporto tra Microsoft e Università di Trento sta cominciando a delinearsi in questi mesi, ma le prospettive per una crescita proficua e a lungo termine dal punto di vista intellettuale, scientifico, tecnologico e personale sono, a mio parere, molto reali. Trento ha risorse umane di altissimo livello e di grande talento con le quali avremmo piacere di lavorare, primo fra tutti il professor Corrado Priami. Crediamo che l'unione delle nostre rispettive capacità possa andare a sicuro beneficio della società e della ricerca scientifica, creando qualcosa per cui il tutto è migliore della somma delle parti.

Lei pensa che una convergenza tra le scienze sia in effetti possibile?
Penso di sì, è una cosa non solo possibile, ma che sta già chiaramente accadendo. In effetti tale convergenza è già in essere da qualche tempo, anche se ora è più visibile perché sta avendo una rapida accelerazione e il suo impatto, le sue implicazioni e la sua importanza sono arrivate ad un punto e ad una massa critici. Le nuove scoperte veramente degne di nota nel campo scientifico del prossimo quarto di secolo avverranno oltre i tradizionali confini scientifici, troveranno impulso cioè proprio nella convergenza delle scienze. È difficile dire quando tale convergenza ha avuto inizio, ma un chiaro punto di partenza è stato l'emergere della biologia molecolare negli anni '40 e '50 e più recentemente lo sviluppo della genomica. Queste nuove discipline sono emerse dalla convergenza di altre discipline scientifiche tradizionali (la fisica, la chimica, la biologia).

Lei crede che la scienza sia evoluzione o rivoluzione? La conferenza ha contribuito in qualche modo a chiarire questo dilemma?
La scienza talvolta impiega decenni ad essere "evoluzione", e spesse volte l'evoluzione va avanti attraverso incrementi successivi. Poi, tutto d'un tratto, avviene una grande rivoluzione che genera un sano cambiamento di paradigmi nella scienza e modifica la nostra visione del mondo. Questi avvenimenti vengono spesso rifiutati, in una prima fase, poi ridicolizzati e infine assimilati per diventare in conclusione "modo di pensare comune", secondo il quale la scienza riprende la sua fase incrementale. Penso che la conferenza sulla convergenza delle scienze abbia raggiunto lo scopo di portare persone e idee diverse nello stesso luogo e abbia evidenziato come siamo potenzialmente, se non probabilmente, alla soglia di uno dei periodi "rivoluzionari" in campo scientifico.

intervista di Elisabetta Nones a Corrado Priami

Corrado PriamiCome è nata l'idea di organizzare questa conferenza?
La distinzione classica tra le scienze sta sfumando sempre più, mentre i programmi di finanziamento e di definizione degli obiettivi strategici tendono a mantenere una strutturazione rigida e non adeguata allo scenario internazionale emergente. La conseguenza è che non esistono aree specifiche relative alla convergenza delle scienze o, peggio ancora, queste esistono nei programmi delle discipline classiche, generando una duplicazione di sforzi e comunità scientifiche autoreferenziali. La conferenza è stato un primo passo verso la sensibilizzazione sul problema degli scienziati, dell'industria, delle agenzie di finanziamento.

Qual è stato l'esito dei lavori?
Molto entusiasmo da parte di tutti i partecipanti e alcune linee guida chiare su come dovrebbero evolvere la ricerca e le strategie della ricerca nel prossimo futuro. Sono emersi alcuni aggettivi che bene descrivono le evoluzioni della ricerca, che deve essere collaborativa, comunicativa, interdisciplinare e focalizzata. Collaborativa vuol dire che non è pensabile creare comunità chiuse a livello locale o nazionale. Comunicativa significa che i risultati ottenuti devono essere divulgati tra i cittadini per far capire loro l'impatto della ricerca in corso e facilitare i politici nel giustificare i loro investimenti (necessari) nella ricerca per l'innovazione. Interdisciplinare emerge come conseguenza della sempre maggior convergenza delle scienze e delle tecnologie. Focalizzata sostituisce in una parola la vecchia e obsoleta distinzione tra ricerca di base, ricerca applicata e trasferimento tecnologico. Infatti il tempo necessario a tramutare una scoperta in prodotto sta sempre più diminuendo e le tradizionali barriere tra ricerca di base e applicata vanno sempre più scomparendo almeno nei settori della convergenza.

Pensa che la convergenza delle scienze – in particolare informatica e medicina – porterà ad un miglioramento della qualità della vita, in particolare nei paesi in via di sviluppo?
La qualità della vita sicuramente può migliorare, sia in termini diretti con l'impatto che tale ricerca può avere in biologia, medicina, farmacologia, ma anche indirettamente migliorando la qualità dei cibi e dell'ambiente, come è emerso da alcune sessioni della conferenza. Si accentua inoltre lo spostamento da un'economia basata sui materiali ad un'economia basata sulla conoscenza. Questo favorisce sicuramente alcuni paesi in via di sviluppo che non dispongono di capitali materiali, ma hanno grande capitale umano. Da qui a dire che solo il cambiamento della ricerca faciliti o migliori la vita nei paesi poveri mi sembra un passo eccessivo. Per giungere a questo è sicuramente necessaria una rivoluzione più ampia che coinvolga principalmente la sfera politico-economica rispetto a quella scientifica.

Quali saranno gli sviluppi del dopo-conferenza?
Come primo passo produrremo un manifesto come risultato della conferenza sul quale cercheremo di far convergere l'opinione degli scientific leaders, e ovviamente dei partecipanti alla conferenza, da sottoporre poi all'attenzione della Commissione europea e dei governi nazionali per sensibilizzarli sul problema e fornire loro uno strumento nella definizione delle strategie della ricerca. Stiamo ancora valutando l'opportunità di ripetere l'evento a distanza di 12/18 mesi per fare il punto sulla situazione e monitorare il cambiamento in atto.