unitn. n°72 Università degli Studi di Trento

terza pagina


La memoria dei musei nella vita dell'uomo
Tre cicli di seminari aperti alla città promossi dalla Facoltà di Lettere
di Roberto Togni

Nel concepire un ciclo di eventi di museografia e di museologia che fossero portatori di stimoli forti e insieme esaustivi rispetto alla complessità della "macchina museo", ci è sembrato di cogliere l'obiettivo col termine memoria, immediatamente seguito dal destinatario nella vita dell'uomo e dal sottotitolo arte, lavoro, società. Già gli antichi attribuivano una grande importanza alla memoria visualizzata con vari segni, stigmatizzata nella Bibbia, teorizzata dall'Ebraismo (Dio-luogo-memoria), dai narratori e dai pensatori della Grecia antica e di tutti i tempi fino agli utilizzi della psicanalisi.
Naturalmente eravamo ben lontani dal concetto odierno. Le Corbousier ha usato il termine "macchina" per indicare la complessità strumentale del museo, ma riferendosi al settore tradizionale dell'arte: machine à conserver et à exposer les oeuvres d'art. Altri come Pierre Bourdieu, Alain Darbel e George Henri Rivière hanno rispettivamente rivolto maggiore attenzione al pubblico e alla cultura popolare. Germain Bazin ha stigmatizzato il passaggio del museo da tempio e da palazzo a "laboratorio": de temple et de palais le musée devient laboratoire. Tuttavia ha anche paventato la caduta in eccessi di minimalismo, di stile da "clinica"; errore in cui forse è inciampato il Musée des Arts et Traditions Populaires di Parigi, se è vero che ora è in procinto di chiusura e di fusione con l'erigendo Museo del Mediterraneo di Marsiglia. Qualcosa di simile potrebbe toccare ad altri recenti musei, allorché ritardatari, oppure nuovi ma freddi o ancora di gestione troppo dispendiosa. Si pensi al Metropolis di Amsterdam, una "città della scienza" ben presto fallita sotto il peso di problemi allestitivi, gestionali e di pubblico, nonostante l'eccellente qualità della forma architettonica firmata da Renzo Piano.
Molti paesi oggi gareggiano nel perfezionare "la macchina museo" sia nella differenziata professionalità degli addetti, sia nella costruzione di architetture e di attrezzature assolutamente innovative come ha fatto il notissimo, ma ancora insuperato, Centro Pompidou di Parigi dove il museo si è svestito emblematicamente di ogni residua forma di "palazzo" per diventare una macchina trasparente che invita gli utenti ad entrare ed a sperimentare qualsiasi genere di informazione, di conoscenza e di arte.
Vorremmo poter dire qualcosa di simile a proposito dell'Italia dove pericolose privatizzazioni ed alienazioni di patrimoni pubblici sono giustamente temute da autorevolissimi specialisti (cfr.: Italia S.p.A. di Salvatore Settis). Nel quadro fin qui velocemente tratteggiato il caso di un grande museo d'arte moderna e contemporanea come il nuovo Mart di Rovereto rappresenta un unicum, al quale si deve dunque augurare quel successo che non sarà facile.

Ma l'iniziativa dei nostri Eventi di museologia e museografia non ha lo scopo di contribuire a dipingere il quadro oscuro italiano fin troppo noto, bensì quello di mettere in risalto, con l'aiuto di autorevoli specialisti, la positività del museo come "memoria".
Non a caso presentando alla stampa nel maggio 2004 il primo ciclo precisavamo di voler fare un regalo a noi stessi, prima ancora che ai nostri studenti ed alla città: quello di rivivere in prima persona, estendendolo agli altri, il piacere dell'incontro diretto con importanti personalità con le quali nel corso dei decenni abbiamo intrattenuto rapporti di lavoro e di amicizia. Personaggi che hanno contribuito a formarci in quella particolare concezione di bene culturale e di museo che ci sta molto a cuore: museo come servizio pubblico, luogo di memoria dell'operosità umana a tutti i livelli, strumento di riscoperta e maturazione della propria identità personale, collettiva e ambientale (uomo-natura-società). Beni culturali quali segni diversificati e stratificati della presenza dell'uomo sulla faccia della terra.
Precisiamo inoltre che questi nostri invitati sono personaggi che prediligiamo anche per altre specifiche qualità: la fantasia, la disponibilità al dialogo, la modestia, il rigore scientifico accompagnato da spirito anti-accademico, da calore umano, da capacità di autocritica, da ironia.

Da sinistra: Gillo Dorfles, Roberto Togni e Fabrizio CambiBasti citare Gillo Dorfles (una precoce laurea in medicina seguita dalla specializzazione in psichiatria quindi da studi di filosofia dell'arte, conseguente estesissima attività scientifica dal design, all'architettura, al Kitsch e alle più avanzate sperimentazioni nel campo delle arti visive, musicali, della danza, ecc.). Ebbene Gillo Dorfles, dall'alto della sua singolare cultura, ha stupito i numerosi convenuti alla Facoltà di Lettere per due motivi. Anzitutto per la puntualizzazione magistrale del rapporto complesso e problematico, non sempre virtuoso, tra arte, mercato e museo nel Ventesimo secolo. Quindi per essersi intrattenuto con gli studenti in visita alla nostra ironica Wunderkammer dando luogo ad una lezione di appendice. Qualcosa di simile era accaduto con un altro personaggio di eccezionale statura invitato nel 1989: Bruno Munari. Coincidenza non casuale se è vero che proprio con Murari il Dorfles è stato protagonista negli anni Cinquanta di uno dei più importanti movimenti artistici italiani del dopoguerra, noto a livello internazionale: il MAC (Movimento Arte Concreta, per l'avvento dell'arte astratta). Anche il Munari come il Dorfles si era intrattenuto a lungo e familiarmente con gli studenti presso la Facoltà di Lettere, aveva visitato la Wunderkammer e il Museo Tenda, quindi aveva accettato l'invito di sperimentare pubblicamente la sua nota metodologia "Giocare con l'arte" con i nostri allievi e con i bambini di una classe elementare presso il Palazzo delle Albere. Visita di cui si conserva una registrazione audiovisiva ed una pubblicazione a stampa (cfr.: R. Togni, Munari a Trento, 1989). Su questa lunghezza d’onda e con questo tipo di interlocutori è proseguito e si concluderà il ciclo di Eventi 2005-2006, facendo perno sulla presenza di personalità di diversa provenienza comunque concordi nel riconoscere al museo una precipua valenza di memoria.

Dopo la prolusione di Gillo Dorfles citiamo gli incontri svolti e gli argomenti trattati dai relatori intervenuti. Paolo De Benedetti (Il luogo della memoria nel pensiero ebraico, biblico e nella società di oggi), Piero Bassetti (Localismo e globalismo: cultura e memoria di un politico), Carlo Bertelli (I musei d'arte di ieri e di oggi raccontati da un eminente storico dell'arte, ex-direttore della Pinacoteca di Brera), Mario Botta (Progetti di nuovi musei per la memoria dell'arte moderna e contemporanea presentati dal noto architetto svizzero), Renzo Leonardi (Lo scienziato che applica la fisica nucleare alla lettura ed alla conservazione dei patrimoni artistici), Isabella Bossi Fedrigotti (Romanzi e memoria di luoghi, di collezioni, di famiglia evocati dalla nota scrittrice), Paolo Crivelli (Salvataggi di memorie vallive nel Canton Ticino testimoniate da un esperto di ecomusei), Rossana Bossaglia (Il Liberty nelle sue connessioni con la fabbrica e con l'archeologia industriale illustrato da una studiosa del settore), Marco Dezzi Bardeschi (Restauro di edifici antichi e loro riuso nella testimonianza di un maestro del restauro architettonico), Oriana Palusci (Il Canada e la memoria della sua identità culturale ad opera dei musei), Mauro Martini (Memoria storica e culturale oggi in Russia: Sanpietroburgo e Mosca, i paesaggi presenti nella letteratura, i grandi monasteri).
Prossimi interventi: Francesco Zambon (Collezioni e musei attraverso la letteratura italiana), Marcello Chiarenza (Museo e teatro di strada rivissuti da un regista), Corneliu Bucur (La memoria della Transilvania studiata e riproposta nei musei romeni), Silvia Buonvicini (Il museo e il gallerismo nel vissuto di una giovane artista zurighese attiva nelle arti visive, nella musica e nella danza), Gino Tomasi (Il rapporto tra mondo della natura, città e musei di scienze naturali nella specifica testimonianza di un ex direttore di museo), Andrea Zanzotto (Memoria poetica di luoghi, persone, ambienti. Lo scrittore ha selezionato per noi alcune sue poesie da leggere in pubblico).

Da sinistra: Gillo Dorfles, Roberto Togni e Fabrizio Cambi.