Palazzo di Sociologia ©UniTrento - Foto: Alessio Coser

Eventi

Sessanta e non sentirli

Com’è cambiata la sociologia dalla prima lezione all'Università di Trento

27 ottobre 2022
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di Johnny Gretter
Studente collaboratore Ufficio stampa e relazioni esterne

Il 5 novembre 1962, Giorgio Braga tenne la prima lezione del neonato Corso di Sociologia a Trento. Sessant’anni dopo, l’Ateneo celebra questo importante punto d’inizio con una serie di iniziative, tra cui una lectio magistralis di Marzio Barbagli, delle visite guidate al dipartimento, una tavola rotonda e una mostra fotografica che resterà aperta fino all'8 aprile. UniTrentoMag ha chiesto ai docenti Elena Pavan e Luca Fazzi come è cambiata la sociologia nel corso di questi sessant’anni. 

Oggi è impossibile immaginare Trento senza l’università. È impossibile immaginare Povo e Mesiano senza i dipartimenti di collina ed è impossibile immaginare il centro senza quella specie di campus formato dai dipartimenti di Sociologia, Giurisprudenza, Lettere ed Economia. Per non parlare del polo di Rovereto e dei centri distribuiti sul territorio. Tutto questo ha un punto d’origine ben preciso: il 5 novembre 1962, il giorno in cui sono entrate in aula le prime matricole in assoluto dell’Università di Trento. La grande differenza è che nel ’62 c’era una sola facoltà, appena nata: quella di Sociologia.

«L’Università di Trento è stata fondata in un momento di profonde trasformazioni sociali. Già allora la Sociologia aveva un ruolo fondamentale: l’Italia era uscita da poco da un percorso travagliato con la dittatura ed era necessario capire come si era arrivati fino a quel punto e come si poteva ripartire. Studiando la società, presente e passata, e riflettendo su di essa si mirava a creare nuovi percorsi sociali e nuove possibilità» spiega Elena Pavan, professoressa associata del Dipartimento di Sociologia e Ricerca sociale. 

Negli ultimi 60 anni questi studi non si sono fermati un momento. «Le discipline sociologiche si sono evolute assieme ai loro oggetti di studio, le società: se ora riusciamo a capirle meglio, è merito proprio della sociologia», continua Pavan. «Le sociologhe e i sociologi hanno anche contribuito a cambiare profondamente il mondo in cui viviamo. Ad esempio, lo studio delle diseguaglianze sociali e di genere ha contribuito a comprendere e affrontare molti meccanismi che le causano: ovviamente non si è raggiunto un risultato definitivo, ma viviamo comunque in un mondo molto diverso rispetto a quello di 60 anni fa».

Se da un lato ci sono stati molti cambiamenti, dall’altro i principi di base della sociologia sono sempre rimasti saldi. Lo sottolinea Luca Fazzi, ordinario di Scienze politiche e sociali: «L’anima di questi campi di studio è sempre rimasta l’analisi della società e la creazione di strategie per risolvere i suoi problemi. È comunque vero che i temi di cui ci dobbiamo occupare sono cambiati molto. Adesso affrontiamo sfide come la transizione ecologica, le diseguaglianze sociali e l’innovazione delle organizzazioni, che devono rispettare degli obiettivi sociali e non possono puntare solo alla crescita economica. Si può dire che la sociologia è una scienza che trova sempre nuova benzina per alimentare il suo motore».

E il Dipartimento di Sociologia e Ricerca sociale è di certo preparato ad affrontare queste nuove sfide. «Temi come questi sono stati al centro della riforma dei corsi di studio del dipartimento, che ha aggiunto nuovi corsi magistrali e ha profondamente rinnovato quelli triennali», aggiunge Fazzi. «Quello di Trento si conferma un dipartimento di punta, che non si adagia sugli allori del passato. Dopo essere nato nelle prime fasi movimentiste degli anni 60, il corso di sociologia è rimasto capace di analizzare la società con precisione, anche al di là dei temi che, di volta in volta, sono diventati quelli più importanti per l’attualità».