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  universo ricerca  
Dal mondo magico alla filosofia meccanica
Pensiero del passato e cultura contemporanea nelle lezioni di Paolo Rossi

di Paola Giacomoni


Il filosofo Paolo Rossi;
sotto, una delle lezioni
tenute presso la Facoltà
di Lettere e Filosofia
Paolo Rossi è professore di Storia della filosofia presso l'Università di Firenze. È autore di molti studi tradotti in diverse lingue, tra cui in giapponese, sulla filosofia e sulla scienza fra 500 e 600, su Francis Bacon, su Giambattista Vico, sulla tecnica e sulle "arti meccaniche", sulle arti della memoria, sulle lingue universali, sulla "scoperta del tempo" agli inizi dell'età moderna. Ha partecipato al dibattito filosofico contemporaneo; nel 1985 gli è stata conferita dalla American History of Science Society la medaglia Sarton per la storia della scienza. È membro dell'Accademia Europea ed è Socio Nazionale dell'Accademia dei Lincei. Tra le sue numerose pubblicazioni: Calvis Universalis (1983), I ragni e le formiche (1986), Il passato, la memoria, l'oblio (1991, premio Viareggio 1992), La nascita della scienza moderna in Europa (1997) e molti altri.

Le tematiche affrontate nel corso tenuto da Paolo Rossi su "Dal mondo magico alla filosofia meccanica" sono state di estrema ampiezza e al tempo stesso basate su precisi riferimenti testuali, a partire dai "meccanici" quattro-cinquecenteschi e dalla loro influenza sul pensiero filosofico e scientifico dell'epoca, da Descartes a Galilei, a Newton, per continuare con i temi della tradizione magico-ermetica considerata non solo all'interno della prima modernità e nel suo rapporto col pensiero scientifico, ma vista anche attraverso l'interpretazione che ne danno i testi hegeliani e poi freudiani. Molti aspetti sono emersi, quali ad esempio il tema della segretezza del sapere, che contraddistingue il mondo magico e lo oppone, anche se non sempre, alla volontà di una comunicazione universale che caratterizza la nascita della scienza moderna. A lungo si è parlato delle origini e degli sviluppi dell'idea di progresso e dei diversi modi, ad esso collegati, di considerare la natura, da Bacone, a Vico, a Leibniz, a Descartes a molti autori minori, del passaggio da una concezione ciclica a una lineare e progressiva del tempo, e dell'interessante tema del riemergere di motivi del pensiero del passato anche nella cultura contemporanea, che porta con sé senza rendersene conto miti e stereotipi appartenenti a tradizioni apparentemente non più vive nella nostra. Un panorama amplissimo che ha mostrato un metodo, un modo di fare filosofia molto diverso da quello tradizionale, che sa cercare parentele in campi a prima vista molto lontani del sapere, mettendo in luce il loro convergere e al tempo stesso le loro possibili divergenze. Un taglio che mette fine alla tradizionale opposizione tra discipline umanistiche e scientifiche e che si auspica possa lasciare una traccia nella nostra Università. Una concezione della ragione molto più complessa e diversificata rispetto a quella comunemente accettata e riassumibile nella più volte citata, splendida frase di Freud, "la ragione è una voce fioca, che tuttavia non tace fino a quando non ha ricevuto risposta".
Davvero toccante è stata inoltre la disponibilità al dialogo con il pubblico e con gli studenti poco consueta nel mondo accademico tradizionale, una capacità di mettere in discussione le proprie stesse tesi, o suffragarle con gli argomenti di una cultura amplissima e mai settoriale, capace di approfondimenti specifici precisi e puntuali ma anche di considerazioni generali riguardanti direttamente l'attualità. Si è trattato di un'esperienza di insegnamento di livello altissimo, che ha saputo al tempo stesso essere gradevole, ironica e dialogante al di là di ogni schema, come talvolta riesce ai personaggi scientificamente e umanamente fuori dal comune.

Intervista a Paolo Rossi di Katia Ruaben, studentessa di Lettere e Filosofia