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  post laurea   

I Balcani Formazione e ricostruzione
Master on Local Development for the Balkans
di Bruno Dallago

Con l’anno accademico in corso ha avuto inizio il Master in Sviluppo Locale per i Balcani, rivolto a 25 persone con elevata qualificazione e conoscenze provenienti da Albania, Bosnia-Erzegovina, Bulgaria, Croazia, Jugoslavia, Macedonia, Moldova, Romania, Ungheria. L’iniziativa coinvolge le Università di Trento e di Bolzano e gode del supporto del Ministero degli Affari Esteri e della Regione Autonoma Trentino-Alto Adige/Südtirol e di numerose istituzioni e organizzazioni locali.
Il Master si pone nel punto di congiunzione fra il processo di riforma in corso nell’università italiana, l’obiettivo di internazionalizzare la nostra università e lo sforzo di avviare una seria collaborazione fra gli atenei regionali nella prospettiva dell’integrazione europea. Perché, quindi, un Master in sviluppo locale per l’Europa Sud-Orientale?
Come succede nel caso di iniziative complesse, vi sono dei fatti contingenti, cioè l’interesse del Ministero degli Affari Esteri a sostenere iniziative qualificate rivolte ai Balcani. L’attenzione del Ministero per Trento è stata stimolata dal convegno internazionale Organizzare la convivenza. L’esperienza del Trentino-Alto Adige e le prospettive per i Balcani (http://www.regione.taa.it/giunta/conv/balcani/titolo.htm) organizzato dalla Regione con la partecipazione delle Università di Trento e di Bolzano, e dell’Istituto Affari Internazionali.
Vi sono però anche forti ragioni di merito: i contenuti del Master si collocano nel punto di intersezione fra le nuove teorie dello sviluppo, le esigenze dei paesi balcanici e le competenze presenti nelle due università e che esse sono in grado di trovare all’esterno. L’analisi recente dello sviluppo ha prestato molta attenzione alle condizioni e ai processi locali, influenzata dalla inefficacia dei tradizionali paradigmi post-bellici dello sviluppo, che hanno in genere privilegiato l’approccio globale e i grandi programmi. Si pensi, ad esempio, alle teorie degli stadi di crescita e della modernizzazione, della dipendenza e alle teorie neoclassiche della crescita. I nuovi approcci, pur non negando l’importanza della visione globale dei processi, si basano su variabili quali la crescita endogena, il capitale umano e il capitale sociale, i processi di decentramento amministrativo. In questa prospettiva, sono le condizioni locali che determinano lo sviluppo endogeno e la localizzazione delle attività su un determinato territorio. Anche se, per la loro natura, queste condizioni non possono essere create, è possibile supporre che la loro evoluzione sia favorita dall’esistenza in loco di agenti umani che favoriscano e sostengano tale evoluzione.
Non vi è dubbio che i Balcani necessitino di sviluppo economico, sociale, istituzionale, politico. Allo stesso tempo, essi costituiscono un’area economicamente, socialmente, politicamente e geo-politicamente composita. Ciò è dovuto alle complesse tradizioni storiche, alla composizione etnica della popolazione, alla diversità dei sistemi vigenti fra la fine della seconda guerra mondiale e il 1989, ai diversi livelli di sviluppo economico e sociale, alle diverse strategie e politiche di transizione attuate, al diverso impatto della crisi, degli eventi bellici e della transizione sugli assetti locali. In questo senso, l’area balcanica è la più complessa fra le aree della ex-Europa dell’Est. La complessità si accresce ulteriormente se consideriamo come unità di analisi non i singoli paesi, ma le unità territoriali e la composizione etnica.
Le diverse realtà balcaniche condividono, tuttavia, la necessità di ricostruire il tessuto economico, sociale, politico e giuridico-amministrativo, di creare condizioni favorevoli allo sviluppo, di riconquistare la stabilità politica e geo-politica e di assicurare una accettabile funzionalità agli organi di governo usciti dal 1989. La “normalizzazione” di quei paesi è cruciale per la stabilizzazione e lo sviluppo del continente europeo e l’integrazione europea costituisce per essi un forte incentivo. Poiché sono le componenti locali a essere state più compromesse e represse nel vecchio sistema e poiché è a questo livello che si sono manifestati gli effetti più pesanti della trasformazione socio-economica e delle tensioni politiche ed etniche, è soprattutto su queste che va concentrato lo sforzo di ricostruzione e sviluppo. I grandi progetti delle organizzazioni internazionali hanno spesso trascurato questo aspetto o si sono dimostrati inadatti a gestirlo.
E’ in quest’ordine di problemi che le esperienze di autonomia locale con l’esercizio di competenze decentrate, di cui il nostro paese e la nostra regione sono ricchi, possono essere preziose. Non si tratta di copiare o di prendere delle realtà particolari come modello. Troppo diversi sono i contesti, troppo differenti gli attori, irrepetibili le circostanze. Tuttavia, le vicende e i processi coronati da successo dimostrano che i processi di trasformazione e di sviluppo hanno successo solamente se sono mossi da attori interni e se si basano sulle capacità individuali e sociali presenti nel contesto esistente. In quest’ottica, delle esperienze positive è importante comprendere le procedure, il rapporto fra obiettivi e strumenti della trasformazione e dello sviluppo, l’interazione fra azioni diverse, i ruoli particolari dei diversi attori, la l’allocazione dei costi e dei benefici.
Ma è qui che si nascondono i problemi. In ogni esperienza di successo, particolarmente se radicata nel contesto locale, la conoscenza tacita – non codificabile e non direttamente trasmissibile - ha un ruolo particolarmente importante. Questo tipo di conoscenza può essere acquisita studiando attraverso il contatto con i problemi e il contesto: di conseguenza, è intrisa della cultura e di tutti gli aspetti specifici del contesto sociale e istituzionale in cui si opera. Ciò pone un dilemma di non facile soluzione: se la conoscenza codificata è troppo aggregata per risultare utile, da sola, nei contesti particolari e la conoscenza tacita è troppo intrisa degli aspetti particolari della realtà di partenza, cosa può fare un Master sullo sviluppo locale?
Il Master può contribuire a creare attori esperti in grado di promuovere e gestire in modo coordinato le diverse componenti dello sviluppo locale e capaci di operare nelle istituzioni e organizzazioni locali. Poiché lo sviluppo locale si basa su un numero elevato di attori di tipo diverso, con caratteristiche e ruoli differenti, questi attori devono essere in grado, anche in un ambiente competitivo, di coordinare le loro azioni e di raggiungere un certo livello di cooperazione, pur nella specializzazione delle rispettive conoscenze, competenze e ruoli, e di coordinarle con il livello centrale. La componente cruciale di questo circolo virtuoso è data quindi dalla capacità di gestire la complessità, attraverso la creazione di competenze conoscitive e capacità operative nel campo del coordinamento e della cooperazione fra attori e strutture diverse, finalizzate a creare condizioni e sinergie di supporto alla convivenza e lo sviluppo locale.
Da queste convinzioni derivano le caratteristiche del Master: di secondo livello e con partecipanti di alta qualificazione, laureati e inseriti nel mondo del lavoro a livello dirigenziale medio-alto in settori diversi, accomunati dal ruolo nello sviluppo locale e la convivenza. Dotati di queste caratteristiche, essi dovrebbero essere in grado di concentrarsi sulle procedure e sulle interazioni ed essere meno influenzabili dalle caratteristiche specifiche della realtà studiata e osservata; poiché già operativi, dovrebbero permettere di ottenere un impatto immediato sulle realtà locali balcaniche. L’obiettivo è di formare gli agenti del cambiamento a livello locale, siano essi operatori privati, oppure di raccordo e policy-makers impegnati nei governi nazionali o nelle strutture pubbliche, private o miste decentrate, di carattere economico, sociale e amministrativo.
La scelta di questo tipo di partecipanti, tuttavia, comporta problemi organizzativi. Essi, infatti, ben difficilmente si possono trattenere all’estero per un anno, la durata appunto del Master. Si è ovviato a questo problema organizzando il programma su tre periodi di presenza, di otto settimane ciascuno, durante i quali gli studenti seguono lezioni di natura interdisciplinare teorica e applicativa in lingua inglese sui vari aspetti dello sviluppo locale, con particolare riferimento all’esperienza italiana e dell’Europa occidentale.
Con la collaborazione del CIAL, essi frequentano un corso intensivo di italiano e, a primavera a Bolzano, di tedesco. A questo affiancano attività di laboratorio, l’approfondimento, con l’aiuto di esperti e di operatori, di temi ed esperienze particolari, e tirocini presso organizzazioni qualificate nella nostra regione.
Negli intervalli fra i tre periodi, gli studenti torneranno alle loro occupazioni abituali ma continueranno a lavorare, attraverso l’insegnamento a distanza del Centro per la didattica on-line dell’Università di Trento (http://www.unitn.it/didatticaonline/insegnamenti/masterI02.html, soprattutto al project work, un progetto originale e propositivo sui Balcani basato su studio, ricerche ed esperienza. Qui lo studente dovrà dimostrare di aver assimilato criticamente gli argomenti e le esperienze approfondite nel Master, di conoscere bene la realtà in cui opera abitualmente, di saper integrare in modo critico queste due prospettive al fine di elaborare una proposta o una soluzione originale nell’ambito della sua abituale attività professionale.
Un programma organizzativamente complesso come questo richiede la collaborazione di molte persone e organizzazioni ed ha senso solo in chiave interdisciplinare e comparativa. La prima è assicurata dalla forte e costruttiva cooperazione delle Facoltà di Economia, Giurisprudenza e Sociologia, dalla collaborazione con l’Università di Bolzano, e dall’apporto di studiosi provenienti da altre università italiane e straniere e da organismi internazionali.
La prospettiva comparativa è assicurata, oltre che dal contenuto delle lezioni e delle altre attività, dalla collaborazione fra le due università e dal supporto della Regione, che permettono di far risiedere, studiare e operare gli studenti nelle due realtà regionali. Essi, infatti, stanno trascorrendo il primo bimestre a Trento. Nel secondo bimestre primaverile saranno a Bolzano e ritorneranno a Trento per il bimestre autunnale conclusivo. In questi periodi avranno la possibilità di approfondire e comparare la realtà composita della nostra regione e le caratteristiche della convivenza e capire come queste possano favorire sviluppo e benessere.
Il contributo del Ministero degli Affari Esteri e della Regione permette di offrire ai partecipanti 25 borse di studio, che coprono i costi di vitto, alloggio e viaggio. Le borse sono state assegnate sulla base del merito, da una commissione mista delle due Università e del Ministero, scegliendo i più meritevoli fra i 67 candidati.
Per offrire alla comunità locale la possibilità di essere partecipe di esperienze e conoscenze riunite grazie al Master e con il concreto supporto del Comune di Trento e di altre organizzazioni private e cooperative, a fianco del programma didattico si stanno organizzando conferenze di grande richiamo, cui parteciperanno gli studenti del Master, esperti e scrittori. Ma, forse, il modo più importante e concreto con cui il Master può ripagare l’ospitalità ricevuta è offrire una opportunità per valorizzare la nostra importante esperienza autonomistica e di convivenza e rappresentare un
o stimolo qualificato a ripensarla criticamente, per migliorarla e rafforzarla.

Nella foto, sopra a destra: Tirana, Albania

Un ponte culturale fra il Trentino e i Balcani